La Nuova Zelanda è il primo Paese al mondo a tassare le emissioni di gas serra derivate dagli allevamenti intensivi. Agricoltori e allevatori contrariati, ma dal 2025 la legge entrerà in vigore.
La notizia era nell'aria già da qualche settimana e alla fine la decisione è arrivata. La Nuova Zelanda è il primo Paese al mondo a tassare gli allevamenti intensivi. A partite dal 2025 allevatori e agricoltori inizieranno a pagare una tassa sulle emissioni, obbligati a corrispondere un prezzo regolamentato per le produzioni di metano, anidride carbonica e protossido di azoto, in buona parte derivate da urina e sterco di bestiame come mucche e pecore. Anche per questo motivo si sta pensando di inserire un'alga nell'alimentazione degli animali per ridurre le emissioni di questi gas, in particolar modo metano.
"La proposta vedrebbe gli agricoltori neozelandesi guidare il mondo nella riduzione delle emissioni, offrendo un vantaggio competitivo e migliorando il nostro marchio di esportazione", ha affermato il primo ministro neozelandese Jacinda Ardern annunciando la prossima introduzione della legge.
Una decisione per certi versi storica, resa necessaria dai numeri che delineano l’export della Nuova Zelanda. Il Paese infatti è il più grande esportatore di prodotti lattiero-caseari al mondo, con l'agricoltura a pesare in modo importante sull’economia. Rappresentando però, dall’altra parte, circa la metà delle emissioni totali di gas serra della Nazione. Attraverso le loro ricerche e rilevazioni le autorità hanno affermato come le emissioni di gas serra dell'agricoltura siano responsabili di oltre la metà delle emissioni totali della Nuova Zelanda. Stando allo stesso documento di consultazione buona parte dell'anidride carbonica deriva dall'urea, mentre il protossido di azoto proviene da sterco e urina di bestiame. Metano e gas vengono invece emessi per lo più attraverso le eruttazioni.
Ardern ha affermato che le proposte consentiranno alla nazione del Pacifico meridionale di raggiungere l'obiettivo legislativo di ridurre le emissioni di metano al 10% al di sotto dei livelli del 2017 entro il 2030.
Una decisione quella del Governo che non è stata ben digerita dagli agricoltori neozelandesi. Molti di loro sono contrariati e tanti temono di dover abbandonare la terra quando i costi diverranno insostenibili. “Nessun altro Paese al mondo ha ancora sviluppato un sistema per la determinazione dei prezzi e la riduzione delle emissioni agricole, quindi i nostri agricoltori trarranno vantaggio dall'essere i primi a muoversi", ha proseguito Ardern. Probabilmente, però, la maggior parte dei produttori neozelandesi non condividono la stessa idea.