Più che i dazi commerciali dell'amministrazione Trump, il ministro è preoccupato dalle campagne salutistiche europee che enfatizzano i rischi per la salute legati al consumo di alcol.
"La criminalizzazione del vino produce più danni di qualsiasi dazio": queste le parole del ministro dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida a margine di un evento di presentazione, “Vinitaly Preview: l’eccellenza del Made in Italy a Bruxelles”. "Per noi il vino è un prodotto dalle grandi qualità. In questo momento è da proteggere dai rischi dei dazi, ma le guerre si fanno in due. E vanno evitate. Quindi l’auspicio è che l’Ue sia all’altezza e che l’alleato strategico sia all’altezza".
L'incontro si è tenuto presso la residenza dell’Ambasciatore italiano in Belgio, Federica Favi, dove è stata offerta un’anteprima della 56esima edizione di Vinitaly, il più importante evento dedicato al vino italiano. L'incontro ha coinvolto operatori del settore belgi, istituzioni e stampa, con la partecipazione di figure chiave come il vicepremier Antonio Tajani e il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Il ministro Lollobrigida ha sottolineato l'importanza del vino come prodotto di qualità e simbolo del Made in Italy, evidenziando la necessità di proteggerlo da minacce esterne. Ha dichiarato che la "criminalizzazione del vino" rappresenta un problema più grave dei dazi commerciali, su cui c'è ancora grande incertezza, sostenendo che il vino italiano debba essere difeso non solo dai rischi economici ma anche da attacchi culturali e politici che ne minano l'immagine. Ha invitato le forze politiche nazionali a collaborare per tutelare questa eccellenza italiana.
Ma a cosa si riferisce il ministro quando parla di criminalizzazione del vino? Lollobrigida fa riferimento alla percezione negativa che il vino, a suo dire, sta subendo a livello culturale e politico, specialmente all'interno dell'Unione Europea. Questo concetto include le campagne salutistiche che enfatizzano i rischi per la salute legati al consumo di alcol, le politiche che potrebbero penalizzare il vino rispetto ad altre bevande, e le strategie di marketing che potrebbero influenzare negativamente l'immagine del vino.
Lollobrigida sostiene che questa "criminalizzazione" sia più dannosa per il settore vitivinicolo rispetto ai dazi commerciali, poiché mina la cultura e l'identità del vino italiano, che è un prodotto di grande valore economico e culturale per l'Italia: un dibattito che ha visto avvicendarsi anche noti nomi del mondo vitinivcolo e che è ancora imperversa. Il ministro sottolinea che la criminalizzazione del vino non è una questione sanitaria o scientifica, ma piuttosto una questione di riconoscimento del valore della cultura alimentare italiana, in cui il vino gioca un ruolo centrale.
La domanda da porsi è se una cosa possa escludere l'altra: il fatto che le campagne salutistiche non considerino il peso del vino in una cultura gastronomica come la nostra non ci sembra collegabile al problema commerciale delle imposte americane, anzi sembra che sia un binario parallelo in cui il soggetto in pericolo è proprio il vino.