La storia di questo importante pasto affonda le sue radici nella cultura contadina e nel simbolismo religioso. Scopriamo perché e come organizzarla.
Ogni festa porta con sé tradizioni uniche e la Pasqua non fa eccezione, specie a Roma, dove la colazione diventa un evento che riunisce le famiglie. Se a Natale, il cenone del 24 o il pranzo del 25 dicembre sono i pasti più importanti, quando si celebra la Resurrezione, spesso è la colazione ad assumere questo ruolo. Nata dalle antiche usanze, questa consuetudine si rinnova ogni anno, unendo famiglie e amici attorno a tavole imbandite, con piatti che spaziano dal dolce al salato. Scopriamo insieme come è nata e in cosa consiste la colazione di Pasqua romana.
Le radici della colazione di Pasqua romana affondano nella cultura contadina e sono legate alla fine del digiuno quaresimale, un periodo segnato da astensioni dalle carni e penitenze, particolarmente rigorose il venerdì, giorno della crocifissione di Gesù. Al termine di questo tempo, questo pasto rappresentava un momento di liberazione e abbondanza, in cui si potevano gustare tutti i cibi fino a quel momento proibiti, trasformandosi in un'occasione di gioia e condivisione, non solo per l'evento religioso ma anche come celebrazione della rinascita.
Si trattava e si tratta ancora di un pasto abbondante, in un orario che va tra le 10 e le 13, che comprende piatti dolci e salati: la colazione di Pasqua ricorda un po’ il brunch, il tipico pasto inglese della domenica, a metà strada tra la colazione (breakfast) e il pranzo (lunch).
In un certo senso la colazione romana, non si discosta molto da questo, anche se ci sono alcune differenze. Prima di tutto le origini che, nel nostro caso, sono molto più antiche rispetto al brunch, fenomeno relativamente recente. Inoltre, mentre la colazione inglese ha un carattere laico e sociale, quella di Pasqua si carica di un profondo significato religioso, legato alla rinascita e alla vittoria della vita sulla morte. Il sontuoso pasto presenta, infine, alcune specialità tipiche della città, come la pizza sbattuta, la corallina e la coratella con i carciofi. Il brunch, al contrario, offre un ampio ventaglio di pietanze, che possono variare in base alle diverse culture e cucine.
Non esistono documenti che attestino esattamente la nascita di questa tradizione, ma è chiaro che si sia evoluta nel tempo, arricchendosi di elementi tipici della gastronomia della città e del Lazio: ci sono piatti immancabili e ogni ingrediente porta storie e simbolismi che arricchiscono la festività e evidenziano la conclusione del digiuno quaresimale con abbondanza e varietà. Vediamo quali sono:
Uno degli aspetti più affascinanti della colazione romana è la presenza dell'agnello, simbolo pasquale per eccellenza. Questa tradizione affonda le sue radici nel passato, quando questo animale era sacrificato durante la Pasqua ebraica come segno di liberazione. Con la diffusione del Cristianesimo, l'agnello ha assunto un nuovo significato, diventando icona di Cristo sacrificato e risorto. A Roma è abitudine preparare l'abbacchio, un agnello da latte la cui carne è particolarmente tenera, cucinato al forno, in tegame o a scottadito.
Le uova sode rappresentano la vita nuova e la resurrezione. Questa immagine è radicata nella tradizione cristiana, dove il "guscio" che si rompe, simboleggia la tomba da cui Cristo è risorto, segnando il passaggio dalla morte alla vita. La benedizione delle uova durante le celebrazioni rafforza ulteriormente il loro significato di rinascita e speranza, rendendole un elemento centrale nelle tavole pasquali. Un’altra caratteristica di questo piatto è che spesso sono decorate: già nell'antichità, la pratica di colorare le uova avveniva con tinture naturali. Questo gesto aveva lo scopo di festeggiare la fine dell'inverno e l'arrivo della primavera.
Di frittate pasqualine ne esistono diverse versioni: dalle classiche a quelle con le uova sode, fino alle torte salate. A Roma la frittata di Pasqua è presente sulle tavole della colazione in versione arricchita: solitamente con carciofi e agretti, ma anche formaggi o salumi.
La coratella di agnello, con i carciofi o meno, non manca mai sulla tavola romana, specie durante la Pasqua, perché racchiude i sapori e le tradizioni della cucina capitolina, che celebra al tempo stesso la stagionalità e la rinascita primaverile.
I salumi sono un'altra specialità immancabile nella colazione di Pasqua e spaziano dal prosciutto alla coppa. Tra le specialità del territorio, un posto d'onore è riservato alla corallina, un salame dalla consistenza morbida che si abbina splendidamente con i formaggi freschi, creando accostamenti piacevoli.
La torta al formaggio è un altro pilastro della colazione romana e nel Lazio: si tratta di un lievitato ricco e fragrante preparato con una generosa dose di formaggi locali. Anche in questo caso c'è un forte legame con l'arrivo della primavera e il rinnovo della vita.
La pizza sbattuta, o cresciuta è un dolce tipico, caratterizzato da una consistenza soffice e una preparazione che include l'uso di uova, zucchero, farina, e aromi come la vaniglia. Si chiama così perché, prima dell’arrivo delle fruste elettriche, erano le donne a “sbattere" a mano le uova per 40 minuti.
Anche se non originaria di Roma, la colomba è diventata un dolce pasquale diffuso in tutta Italia e la Capitale non fa eccezione. Sulle tavole della colazione romana, dunque, si trova spesso la colomba, così come a volte si può trovare anche la pastiera napoletana, malgrado non sia parte della cucina romana, nel resto del Lazio è molto diffusa.
Le ciambelline e vino: tradizionali della regione, queste ciambelle croccanti e leggere sono fatte con vino bianco o rosso e zucchero e ricoperte di zucchero: solitamente si spezzano e vengono intinte nel vino. Non si tratta di un dolce tipicamente pasquale, ma si trovano spesso sulle tavole festive romane durante questo periodo.