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7 Novembre 2024 16:00

Italiano è meglio? La proposta di Coldiretti sull’origine dei cibi nasconde un pregiudizio

Un passo importante verso la trasparenza che però nasconde un pregiudizio: l'origine italiana può essere un indicatore di qualità, ma non è una garanzia assoluta. Ecco quali sono le criticità della proposta di legge di Coldiretti.

A cura di Francesca Fiore
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Indicare obbligatoriamente l'origine degli alimenti e delle componenti dei vari prodotti: è la proposta di legge promossa da Coldiretti per l'etichettatura dei cibi destinati ai bambini, un'iniziativa importante che mira a garantire una maggiore trasparenza e sicurezza alimentare per i più piccoli. La proposta di legge è stata presentata e sta ricevendo un ampio sostegno da parte di pediatri, associazioni dei consumatori e dell'opinione pubblica. Tuttavia, il percorso legislativo è ancora lungo e richiede tempo per essere approvata definitivamente. Posto che un passo verso la trasparenza è garanzia di un miglioramento, siamo proprio sicuri che le materie prime di origine italiane siano sempre migliori o siamo davanti a un pregiudizio?

La proposta sull'etichettatura dei cibi per bambini

In sostanza, Coldiretti, in collaborazione con i pediatri italiani, ha presentato una proposta di legge che prevede l'obbligo di indicare sull'etichetta di tutti i prodotti alimentari destinati ai bambini da 0 a 3 anni il paese d'origine delle materie prime utilizzate. Perché è importante? Prima di tutto per una questione di trasparenza: i genitori – e i consumatori in generale – hanno il diritto di conoscere la provenienza del cibo che danno ai propri figli. Sapere da dove provengono le materie prime utilizzate per la produzione di alimenti per l'infanzia permette di fare scelte più consapevoli e informate.

L'origine geografica, poi, nell'immaginario collettivo, è spesso sinonimo di qualità: scegliendo prodotti con materie prime italiane, si privilegiano alimenti più freschi, sicuri e con caratteristiche nutrizionali spesso superiori. O almeno questo è quello che pensiamo noi italiani. L'etichettatura dell'origine, poi, può contribuire a garantire una maggiore sicurezza alimentare, permettendo di tracciare la provenienza degli alimenti in caso di problemi o richiami.

Quali sono i benefici per i bambini? Conoscere l'origine degli alimenti aiuta a scegliere prodotti più sani e naturali, ricchi di nutrienti essenziali per la crescita e lo sviluppo dei bambini. Ma l'etichettatura può svolgere anche altre funzioni: per esempio può aiutare a prevenire le allergie alimentari, permettendo ai genitori di evitare alimenti che potrebbero causare reazioni avverse nei loro figli. Può essere inoltre un'occasione per educare i bambini all'importanza di un'alimentazione sana e sostenibile.

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Le critiche alla proposta: italiano è sempre meglio?

Come dicevamo, la necessità di un'etichettatura dei cibi è una necessità da non sottovalutare e muoversi in questa direzione vuol dire fare sicuramente un passo avanti verso la trasparenza. Ma alla proposta sono seguite naturalmente delle critiche, per diversi motivi.

Per alcuni prodotti, soprattutto quelli composti da numerose materie prime provenienti da diverse parti del mondo, potrebbe essere difficile garantire una tracciabilità completa e accurata dell'origine di ogni singolo ingrediente. L'obbligo di indicare l'origine di ogni singola materia prima potrebbe rendere più complessa e costosa la produzione e la commercializzazione degli alimenti per l'infanzia, con un conseguente aumento della burocrazia. L'obbligo di indicare l'origine di tutte le materie prime, inoltre, potrebbe comportare un aumento dei costi di produzione e, di conseguenza, dei prezzi finali per i consumatori. Infine, l'obbligo di indicare l'origine potrebbe penalizzare le aziende italiane che esportano i loro prodotti, in quanto i consumatori stranieri potrebbero preferire prodotti con materie prime locali.

Ma, a nostro avviso, c'è anche un aspetto dato per scontato che è invece suscettibile se non di critica, quantomeno di analisi: siamo sicuri che "italiano" sia "meglio" in ogni caso? Spesso si associa l'origine italiana a prodotti di alta qualità, freschi e controllati, anche perché è vero che la normativa italiana in materia di sicurezza alimentare è tra le più rigorose al mondo e garantisce un alto livello di protezione per i consumatori. Questo però non vuol dire che tutti gli alimenti prodotti in Italia siano qualitativamente superiori a quelli prodotti all'esperto: dipende molto dal singolo alimento e dalla sua filiera.

Non tutti i prodotti italiani sono uguali: anche in Italia ci sono produzioni di bassa qualità o con pratiche agricole non sostenibili. Privilegiare esclusivamente prodotti italiani, in una sorta di visione autarchica, potrebbe comportare un aumento dei costi per i consumatori. La qualità di un prodotto dipende da molti fattori, tra cui le pratiche agricole, la lavorazione e la conservazione: l'origine italiana non è una garanzia assoluta di qualità.

Non è corretto affermare in modo categorico che "italiano sia meglio". La scelta del prodotto più adatto per i propri figli deve essere fatta tenendo conto di diversi fattori, tra cui gli ingredienti principali, i nutrimenti presenti, il rispetto delle norme sulla prevenzione delle reazioni allergiche, ma anche altri elementi come per esempio la sostenibilità ambientale e umana (il prodotto è stato prodotto in modo sostenibile e rispettando i diritti dei lavoratori?).

L'etichettatura dell'origine può essere un utile strumento per fare scelte informate, ma non deve essere l'unico criterio. È importante leggere attentamente le etichette, confrontare i prodotti e, se possibile, scegliere quelli con certificazioni di qualità. L'origine italiana può essere un indicatore di qualità, ma non è una garanzia assoluta. A meno di non voler fare dei decisi passi nella direzione del secolo scorso.

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