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5 Febbraio 2024 10:45

Italia sempre più sprecona: buttiamo nel cassonetto 13 miliardi ogni anno

Sprechiamo sempre più cibo: aumentano i dati nel 2023 rispetto agli anni precedenti e il trend 2024 è ancora peggiore. Ogni famiglia butta 290 euro all'anno a causa degli sprechi alimentari.

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Dopo alcuni anni in cui il trend è stato positivo, nel 2023 l'Italia vede risalire i propri dati sullo spreco alimentare. Ogni italiano ha buttato 75 grammi di cibo al giorno ed è probabile che nel 2024 le cose saranno addirittura peggiori, con lo spreco che potrebbe salire a 81 grammi al giorno, l'8% in più. Questo è quanto emerge dal Rapporto "Il caso Italia" dell'Osservatorio Waste Watcher International presentato per l'undicesima Giornata nazionale della prevenzione. A buttare inutilmente più cibo sono le famiglie senza figli e i consumatori più poveri, un fenomeno più accentuato al Sud che al Nord. Tutto questo, oltre ad aumentare i rifiuti e a influire sul riscaldamento globale, porta anche a un più che veniale ma non trascurabile spreco economico.

Ogni anno oltre al cibo buttiamo nel cassonetto 13 miliardi di euro. Un dato enorme su cui il consumo domestico incide per il 50% con 7,5 miliardi. La questione dello spreco di cibo è legata all'allarme sociale: chi si dichiara povero mangia peggio e spreca di più, spesso per una serie di concause. Gli alimenti che costano meno hanno spesso una shelf life minore e un gusto che peggiora rapidamente. Un esempio pratico è quello del pane: un pezzo di bassa qualità ha un cattivo sapore già dal giorno dopo, un pane di alta qualità, fatto con coscienza e con farine buone, dura molti più giorni. Vediamo però nel dettaglio i dati dell'Osservatorio Waste Watcher International.

Sprechiamo sempre più e questo non va bene

Nel 2024 in Italia lo spreco alimentare costa circa 290 euro annui a famiglia, circa 126 euro pro capite ogni anno. Si spreca di più nelle città e nei grandi Comuni (+ 8%) e meno nei piccoli centri, sprecano di più le famiglie senza figli (+ 3%) e molto di più i consumatori a basso potere d’acquisto (+ 17%). Questa è l'estrema sintesi dell'osservatorio che non è per nulla contento della situazione e ne ha ben donde.

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Può sembrare assurdo per un osservatorio che punta alla salvaguardia del pianeta ma i dati più allarmanti portati alla luce non riguardano neanche lo spreco alimentare ma la povertà dilagante del nostro Paese. Tra gli intervistati il 10% della popolazione ha ammesso di far fatica ad arrivare alla fine del mese. Questo porta a un allarmante aumento del 280% di insicurezza alimentare rispetto alla media italiana nelle fasce più deboli, nel ceto che si autodefinisce "popolare".

Questo è dovuto non solo a una questione economica che spinge le persone a cercare cibo a basso prezzo, spesso dall'alto valore calorico e dal basso valore nutritivo. Si parla proprio di scelte dovute e necessarie per sopravvivere: il 50% degli intervistati di questa fascia ha ammesso di cercare cibo a ridosso di scadenza per risparmiare, il 41% sceglie il discount a scapito del negozio sotto casa o del supermercato e addirittura il 77% ha dovuto attingere ai propri risparmi per far fronte al costo della vita che aumenta sempre di più. È un serpente che si morde la coda perché tutto ciò porta a un ulteriore spreco, a un dispendio inutile di soldi, a disagi sul piano economico e della salute.

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