Secondo il Wall Street Journal, il caffè prodotto in laboratorio potrebbe essere l'unica via possibile in futuro. Il caffè, infatti, è uno dei prodotti più a rischio a causa dei cambiamenti climatici, della deforestazione e della sproporzione fra produzione media e consumo nel mondo.
Discutiamo da mesi e mesi della carne prodotta in laboratorio, ma ci preoccupiamo poco del caffè, che potrebbe "scomparire" entro la fine di questo secolo. Si tratta della bevanda più bevuta al mondo, probabilmente, ma anche una fra quelle che richiede maggiori risorse. Secondo un recente articolo del Wall Street Journal, il caffè prodotto in laboratorio potrebbe essere la nostra unica opzione in futuro: ne consumiamo 2 miliardi di tazzine al giorno e, molto semplicemente, questi consumi non sono sostenibili. Ogni pianta di caffè, infatti, produce in media 900 grammi all’anno: sono necessari 20 alberi per soddisfare i bisogni di ogni persona che consuma almeno due tazze di caffè al giorno. Ma il consumo smodato non è l'unico elemento che rende il caffè "insostenibile".
Data la sproporzione fra richiesta e produzione, come scrivono i giornalisti del WSJ, quando il costo del caffè aumenterà, a causa della sua scarsità, i consumatori saranno più propensi a passare ai prodotti artificiali che garantiscono un gusto sostanzialmente indistinguibile da quello originale. Esistono inoltre alternative al caffè, come il caffè di cicoria, la maca o il ginseng, che però non sembrano conquistare cuori e palati quando l'amata bevanda scura ed energizzante. Secondo il giornale economico americano, il settore potrebbe però essere "salvato" e addirittura rivoluzionato grazie alle aziende che lavorano già sul caffè ottenuto in laboratorio. Ma perché il caffè – e non solo – è così insostenibile?
I motivi per cui l'attuale produzione di caffè è "insostenibile" sono diversi, primo fra tutti quello citato, ovvero la sproporzione fra produzione media annuale di caffè e consumo/richiesta della bevanda nel mondo. Il crescente consumo nelle economie emergenti e il maggiore interesse per il caffè speciality e le innovazioni di prodotto nei paesi sviluppati stanno dando un ulteriore stimolo all’espansione del mercato.
La minaccia più importante è il cambiamento climatico: le temperature più elevate, le precipitazioni irregolari e gli eventi climatici estremi stanno già avendo un impatto negativo sulle colture di caffè in tutto il mondo. Secondo uno studio pubblicato su PLOS One del 2018, fino al 50% delle terre attualmente coltivate a caffè potrebbe non essere più adatte alla sua produzione entro il 2050.
Secondo quanto riportato dai report dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO), la maggior parte del caffè viene prodotta nell’emisfero meridionale, mentre il consumo avviene principalmente nell’emisfero settentrionale: Brasile, Vietnam e Colombia sono i principali paesi produttori di caffè al mondo (seguiti da Indonesia, Etiopia, Messico, Guatemala, Honduras e Perù), mentre i paesi dell’UE e gli Stati Uniti sono i principali consumatori e importatori. I Paesi produttori, però, sono colpiti duramente dai cambiamenti climatici, anche se in modo diverso: "Gli impatti specifici del cambiamento climatico varieranno da paese a paese. Alcuni luoghi diventeranno più caldi, altri più secchi, altri più freddi e altri ancora più umidi. Ma quasi ogni area di produzione di caffè sulla Terra sta già sperimentando nuovi estremi nella variabilità meteorologica che rappresentano gravi minacce sia per le piante che per le persone".
Un altro problema importante è quello della deforestazione: da un lato l'espansione urbana distrugge gli habitat naturali delle piante di caffè e contribuisce al cambiamento climatico; dall'altro le colture intensive volte a fornire prodotti agricoli in grandi quantità – che si tratti di prodotti destinati al consumo umano o animale – riducono fortemente la biodiversità e affamano intere popolazioni che prima vivevano di agricoltura e pascolo.
"I consumatori possono selezionare torrefattori e fornitori che lavorano direttamente con gli agricoltori per acquistare il loro caffè e avere un rapporto diretto con gli agricoltori", si legge nel rapporto FAO e forse la chiave è proprio questa. Per preservare questa bevanda che ha secoli di storia e le popolazioni che hanno fatto del caffè parte integrante della propria cultura, è necessario creare filoni di ricerca e sviluppo per varietà di caffè più resistenti al clima, pratiche agricole sostenibili e politiche di tutela ambientale e sociale.
Parallelamente serve creare una cultura del caffè di qualità, informando i consumatori e spingendoli verso scelte certificate: esattamente il contrario di quello che succede oggi, quando molti attori del settore urlano allo scandalo se la tazzina di caffè al bar aumenta di 10 0 20 centesimi. Essere consci delle risorse – economiche, umane e ambientali – che servono per produrre un determinato alimento, che magari negli anni passati ci è stato "svenduto", ci permette di essere coscienti di quanto quel prodotto effettivamente valga: rinunciare alla quantità per la qualità, pagando il giusto prezzo per un prodotto etico, è l'unica via possibile se non vogliamo vedere scomparire del tutto il caffè e non solo.