Ideato uno strumento per l'individuazione di una sostanza tossica nel latte, pericolosa e potenzialmente cancerogena per la salute umana. Come funziona il kit inventato da ricercatori italiani.
Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie) in collaborazione con l’Università di Torino ha sviluppato un kit per l'individuazione di sostanze tossiche nel latte. Lo strumento sarà messo a breve a disposizione delle aziende latto casearie e dei laboratori di analisi, così da poter facilmente scovare la presenza della cosiddetta aflatossina M1 nel latte crudo. Si tratta di una pericolosa sostanza per la salute umana, considerata cancerogena per l’uomo e proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati.
Data la sua pericolosità per l'uomo l’Unione Europea ha stabilito un contenuto massimo di aflatossina M1 in 50 nanogrammi/litro nel latte crudo, nel latte trattato termicamente e in quello destinato alla produzione di formaggi. Un limite che ha portato allo studio di uno strumento, a basso costo, in grado di poter facilmente individuare la presenza di tale sostanza. Da qui, per l'appunto, il kit creato da Enea il collaborazione con l'Università di Torino.
Ma come funziona questo nuovo strumento a tutela della salute umana? Come si legge anche nella nota resa pubblica da Enea il tutto passa attraverso: "… l’impiego di anticorpi monoclonali prodotti da una pianta dello stesso genere del tabacco (Nicotiana benthamiana), per ‘intercettare’ le tossine presenti nel latte anche a concentrazioni molto basse – ben al di sotto dei limiti fissati per legge – come hanno dimostrato le sperimentazioni condotte su campioni di latte crudo contenenti diverse concentrazioni di aflatossina M1 (25, 50 e 75 nanogrammi/L)".
Come spiegato sulla pagina dedicata nel sito dell'Efsa (l'autorità europea per la salute alimentare) le aflatossine sono: "… micotossine prodotte da due specie di Aspergillus, un fungo che si trova soprattutto in zone caratterizzate da clima caldo e umido" e per le loro proprietà potenzialmente cancerogene l'esposizione del consumatore tramite gli alimenti deve essere mantenuta quanto più limitata possibile.
Nel latte e derivati specialmente può esserci l'aflatossina M1, definita come: "… uno dei principali metaboliti dell'aflatossina B1 (quella più diffusa negli alimenti, ndr) nell'uomo e negli animali e può essere presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi contaminati da aflatossina B1″.