Stando ai dati comunicati dalla Fao, a marzo i prezzi alimentari hanno raggiunto (su scala mondiale) i livelli più alti di sempre. Tutto (o quasi) è dovuto al conflitto tra Ucraina e Russia. L’olio vegetale tocca il +23% rispetto a febbraio, aumentano anche le sue prime alternative.
L’indice Fao dei prezzi dei generi alimentari ha raggiunto i valori più alti di sempre. A causa soprattutto del conflitto che si sta combattendo alle porte orientali d’Europa, infatti, tanti beni di prima necessità hanno subito un’impennata nei prezzi capace di superare in alcuni casi anche il +20% rispetto al mese di febbraio.
L’indice Fao dal 1990 misura mensilmente la variazione dei prezzi internazionali riferiti a un paniere di prodotti alimentari e, a marzo, ha registrato un aumento rispetto a febbraio capace di assestarsi sul +12,6% medio, toccando in alcune categorie il +23%. È il caso dei listini riferiti agli oli vegetali, il cui aumento è trainato dall’innalzamento delle quotazioni dell’olio di semi di girasole, del quale l’Ucraina è il maggiore esportatore a livello mondiale. Saliti notevolmente anche i prezzi delle sue prime alternative: gli oli di palma, soia e colza.
Lievita considerevolmente il prezzo del grano, sino a sfiorare il +20%. Nel complesso però è il settore dei cereali a essere interessato da un significativo aumento. Questo è dovuto a una diminuzione della produzione ucraina di circa 15.000 tonnellate di grano rispetto ai 30 giorni precedenti, con le rotte del mar Nero (principale via per le esportazioni) da un mese praticamente impraticabili.
In tal senso l’indice Fao ha registrato: “… un aumento del 17,1% rispetto a febbraio, trainato dai forti aumenti dei prezzi del grano e di tutti i cereali minori, principalmente a causa della guerra in Ucraina”. Considerevole innalzamento anche per il prezzo del mais, +19,1%.
Il conflitto tra Kiev e Mosca pesa sensibilmente su questi dati, a maggior ragione se consideriamo come negli ultimi tre anni Russia e Ucraina abbiano rappresentato il 30 e 20% delle esportazioni mondiali di grano e mais.
L’aumento del prezzo del greggio, con conseguente impennata dei costi dei carburanti, influisce anche sull’innalzamento dei prezzi di molti generi alimentari, tra cui lo zucchero che ha conosciuto un +6,7% nel prezzo rispetto a febbraio.
In salita pure la carne, a causa soprattutto della carenza di suini da macello in Europa occidentale, vicina a un +5%. “Anche i prezzi internazionali del pollame – si legge nella nota diramata dalla Fao – si sono rafforzati di pari passo con la riduzione delle forniture dai principali Paesi esportatori a seguito delle epidemie di influenza aviaria”.
L'analisi completa redatta dalla Fao è consultabile sul sito ufficiale.