Mango, papaya e avocado: crescono le coltivazioni dei frutti tropicali, soprattutto al Sud. Tutta colpa del caldo. In passato ci siamo già passati col kiwi: oggi l'Italia è il terzo produttore al mondo di questo frutto esotico.
E se tutto questo caldo fosse un'opportunità di mercato? Questo si sono chiesti gli imprenditori agricoli italiani che, di tutta risposta, hanno cominciato a coltivare una grandissima quantità di frutta esotica. Le alte temperature e il cambiamento climatico stanno modificando l'agricoltura del nostro Paese e, di conseguenza, potrebbero mutare anche i nostri consumi nei prossimi anni. Ovviamente questa non può essere una bella notizia: se dove crescevano le arance oggi crescono delle piante abituate a climi tropicali è evidente che c'è qualcosa di sbagliato. In attesa di tornare a climi mediterranei aumentano però gli ettari di terreno dedicati alla frutta esotica. In passato abbiamo già avuto un caso simile e, in realtà, è andato molto bene: il kiwi dell'Agro-pontino è un'eccellenza esportata in tutto il mondo.
Papaya, avocado, mango: prima questi frutti li trovavamo solo nei grandi ipermercati, sugli scaffali dei prodotti da importazione, negli ultimi anni invece sono diventati "italiani" perché coltivati nel nostro Paese. Le alte temperature stanno modificando la nostra agricoltura, il cambiamento climatico ha reso l'Italia e in particolare il Sud un terreno perfetto in cui far crescere tante piante sconosciute. Secondo l'indagine di Coldiretti divulgata dall'Ansa ci sono circa 1.000 ettari tra Puglia, Calabria e Sicilia dedicati alla frutta esotica, una cifra che porterà a raddoppiare la produzione entro tre anni.
C'è anche una mappatura delle città più "esotiche" d'Italia: a Taranto sono state piantate 32.000 avocadi, in tutta la provincia di Lecce sono oltre 100.000 invece e 8.000 quelle di mango e lime. A Catania troviamo delle ottime banane oltre a mango e avocado, in Calabria spopola la papaya. Questa scelta figlia del cambiamento climatico ha anche un risvolto positivo: grazie a questa inventiva sono stati recuperati tantissimi terreni abbandonati dalle generazioni precedenti o dalle condizioni troppo avverse per i prodotti tradizionali della nostra zona.
Superfluo però dire che questa scelta è dovuta alle richieste del mercato: il 61% degli italiani si è detto più che felice di acquistare frutti tropicali italiani rispetto a quelli stranieri, addirittura il 71% è disposto a pagare qualcosa in più pur di avere la certezza dell'origine garantita, con la preferenza per avocado, mango e papaya. Una tendenza questa che non si può più ignorare, che porterà le aziende a fare delle serie scelte produttive.
Non è la prima volta che succede un episodio simile: il kiwi era introvabile in Italia fino agli anni '80. Questo frutto nasce in Cina, viene poi impiantato in Nuova Zelanda e da lì esportato in tutto il mondo sotto la bandiera del Regno Unito. In Italia arriva solo nel 1900 ma vista la tragica situazione economica in cui versa il Paese sono davvero pochissimi quelli che possono permettersi questo frutto delizioso. Per l'inversione di rotta bisogna aspettare la fine del secolo scorso: non solo l‘importazione aumenta ma diversi imprenditori dell'Agro-pontino decidono di coltivarlo perché le condizioni climatiche sono favorevoli. La varietà è talmente riconoscibile, la qualità del kiwi pontino così alta che nel 2004 è arrivata la denominazione del Kiwi di Latina IGP.
In soli 20 anni di coltivazione l'Italia si è affermata come terzo produttore al mondo di kiwi, con numeri molto simili a quelli della Nuova Zelanda seconda (in previsione li supereremo tra qualche anno) e dietro un'inarrivabile Cina. Queste due nazioni hanno però dalla loro una tradizione plurisecolare coi kiwi, in Italia è decennale invece. Chissà se anche con mango, papaya e avocado la situazione non possa essere simile al verde frutto orientale.