Può far sorridere ma non si tratta di qualcosa da sottovalutare: un trend TikTok è in grado di mettere "in crisi" i sistemi produttivi più fragili. Ecco com'è andata la vicenda.
Può un trend social far sparire uno specifico prodotto in un intero Paese? La risposta purtroppo è sì, lo può fare: è proprio quello che è successo in Islanda, dove da un giorno all'altro è iniziata la "caccia al cetriolo". Tantissimi consumatori hanno avuto problemi a trovare un prodotto che normalmente è abbastanza usuale, facendo anche due o tre viaggi in diversi supermercati, ma tutti i cetrioli dell'isola dell’Atlantico settentrionale sono improvvisamente spariti. La colpa? Di tiktok, naturalmente.
Tutto nasce da quello che è stato chiamato "cucumber guy", ovvero "il tipo dei cetrioli", un influencer con un canale TikTok che ha superato i 5 milioni di follower consigliando diversi modi per cucinare o mangiare i cetrioli. Logan Moffitt – questo il nome dell'influencer – non è neanche islandese, ma canadese. Naturalmente nei video parla inglese, cosa che gli permette di parlare un po' a tutto il mondo: parliamo di una platea di più di 1,3 miliardi di persone. Tutto è partito da lui ed ha coinvolto poi altri influencer, in una sorta di cucumber challenge: "A volte vuoi solo mangiare un intero cetriolo. Ti mostro qual è il modo migliore per farlo", questa la frase con cui Logan Moffit introduce le sue ricette a base di cetrioli. Il trend della cucumber salad è infine diventato virale ed è stato replicato migliaia di volte, anche da molti blogger islandesi: ma chi poteva immaginare che avrebbe esaurito le scorte di cetrioli di tutta l'Islanda?
Nei supermercati islandesi, infatti, i cetrioli sono diventati introvabili: la catena Hagkaup ha dichiarato che la richiesta di cetrioli è raddoppiata in pochissimo tempo e i fornitori fanno fatica a tenere il passo delle richieste di rifornimenti. Il motivo è stato ricondotto al trend TikTok perché contemporaneamente sono finiti anche altri prodotti, generalmente più difficili da reperire rispetto ai cetrioli, che l'influencer canadese usa nei suoi video: olio di sesamo, aceto di riso, maionese, tahina, salsa sriracha, kimchi e salsa di pesce. “La richiesta di olio di sesamo e aceto di riso ha subito un aumento del 200%. È assolutamente fantastico”, ha dichiarato Rúnar Kristmannsson, della a catena di supermercati islandesi Kronan.
Ma perché questo fenomeno ha creato problemi proprio in Islanda e non in altri Paesi? Il motivo è semplice: l'isola, per la sua conformazione, non ha le capacità produttive e commerciali per reagire velocemente a improvvisi cambiamenti nelle tendenze di consumo della popolazione. Dato il suo storico isolamento geografico l’Islanda prova da sempre a rendersi il più possibile autosufficiente dal punto di vista agricolo, cosa che è stata incrementata negli ultimi 30 anni a causa delle crisi economiche e climatiche. Lo sfruttamento del calore geotermico proveniente dalle sorgenti naturali di acqua calda permettono di produrre gran parte degli ortaggi consumati sull'isola. Se la domanda rimane stabile, o è comunque prevedibile, questo sistema non ha nessun problema: nel momento in cui c'è un cambio repentino di tendenze l'Islanda non riesce a rispondere immediatamente.
A quali conclusioni possiamo arrivare dopo questa storia? Che i social, se non gestiti bene, possono diventare anche pericolosi: non solo per le varie intossicazioni provocate o per le challenge al limite del rischio di sopravvivenza, ma perché in grado di mettere a rischio i sistemi alimentari di territori più "fragili" dal punto di vista produttivo. Oggi è l'Islanda, che non è certo un Paese in crisi o in guerra, domani il fenomeno potrebbe causare problemi a territori più a rischio, anche senza il diretto coinvolgimento degli utenti di questo territorio (banalmente: gli islandesi non hanno consumato più cetrioli che in altri paesi).
L'intento dell'influencer non era certo quello di creare una crisi e questo ci dà anche l'idea di quanto sia un fenomeno ormai incontrollabile: ma è come se avessimo in mano delle bombe pronte a scoppiare ed esserne consapevoli è il primo passo verso un ridimesionamento del fenomeno. Chi ha un canale di cucina, oggi, o semplicemente un canale dedicato al food, non può ignorare l'effetto e le conseguenze delle sue azioni o delle sue dichiarazioni, non solo sul suo pubblico, ma sull'intera platea dei social network.