In Cina, precisamente a Shanghai, un ristorante da Guinness dei primati. L'Heavenly Jin è stato premiato come il più alto del mondo, con i suoi 556 metri ha scalzato Atmosfera di Dubai dal primo gradino del podio.
In caso di cattiva sopportazione delle altezze elevate, meglio evitare questo locale di Shanghai. In Cina è stato da poco inaugurato il (nuovo) ristorante più alto del mondo, fresco di record breaking con i suoi 556 metri di altezza. Per la precisione l'Heavenly Jin, questo il suo nome, è situato a una quota altissima: 556,36 metri, quanto basta per superare il precedente primato firmato (e detenuto per 10 anni) da un ristorante di fine dining situato a Dubai, Atmosfera, nel Burj Kalifa, a 441 metri.
Pranzare o cenare qui, insomma, rappresenta un'esperienza unica, non adatta certo a chi soffre di vertigini. Per arrivare nelle sale del ristorante bisogna salire 120 piani della Shanghai Tower (con i suoi 632 metri il terzo edificio più alto del mondo), per ritrovarsi praticamente tra le nuvole, se non al di sopra di esse. Se qualche mese abbiamo parlato dei ristoranti più strani o suggestivi del pianeta, ora non possiamo non includere anche l'Heavenly Jin in questa speciale lista.
Detto del vertiginoso record, non è certamente solo la quota l'unica "qualità" dell'Heavenly Jin. La proposta gastronomica deve infatti essere all'altezza (in tutti i sensi) di un ristorante da Guinness. Tra le sale del locale ci si può concedere a un'offerta fusion di qualità, con numerosi chef occidentali, cinesi e giapponesi a ideare piatti che sappiano coniugare le culture gastronomiche di più Paesi. E la vista panoramica su Shanghai, mentre si assaporano le specialità di una cucina creativa figlia di contaminazioni, non manca di certo.
"Fin dalla sua apertura, il ristorante è stato elogiato dai clienti per l’alta qualità e il servizio”, ha detto soddisfatto il restaurant manager Jenny Zhang. E c'è anche un tassello di Italia in questo locale da record: all'ingresso infatti è presente un sinuoso mosaico di 30 metri, rappresentante una scena della Via della Seta, composto con tessere di fabbricazione nostrana.