Importare cibo da altri Paesi del mondo inquina più della sua produzione. È il resoconto di una ricerca condotta da Food Nature, dalla quale emerge il grave problema delle emissioni di gas serra derivate dal trasporto alimentare.
I gas serra emessi dal trasporto di cibo importato da parti lontane del mondo influirebbero almeno al 30% sui livelli di inquinamento mondiale. È quanto emerge da una recente ricerca, dalla quale si capisce come le nostre abitudini alimentari, ancora basate su prodotti introdotti spesso da regioni remote, stiano gravando oltremisura sul nostro pianeta.
Da anni si discute sulla questione di un’alimentazione basata sui prodotti a chilometro zero. Oltre al supporto di produttori locali più o meno piccoli, il sostegno di questa teoria passa anche attraverso una questione prettamente ambientale. Che prende in considerazione gli alti livelli di inquinamento causati dai lunghi trasporti del cibo stesso.
Secondo una ricerca pubblicata su Nature Food, infatti, le nostre abitudini alimentari basate ancora in gran parte su cibo proveniente spesso da Paesi molto remoti arrecherebbe un grave danno all’ambiente e all’ecosistema. I ricercatori hanno studiato l’impatto sull'ambiente del trasporto di cibo , e quello che ne è emerso non è certo un dato positivo. L’insosteniblità del sistema alimentare, insomma, è un dato di fatto e per diminuire il livello di inquinamento derivato bisognerebbe innanzi tutti basarsi su un regime che ponga il chilometro zero in una posizione di netta preferenza.
La ricerca ha analizzato le emissioni provenienti da 171 tipi di coltivazioni e 16 prodotti animali in oltre 200 Paesi. Il sistema delle importazioni alimentari, per permetterci di mangiare cibi provenienti da altre parti del mondo, inquina per il 30% delle emissioni globali, più di quanto non impatti sull’ambiente la produzione del cibo stesso. Un passaggio dello studio condotto da Food Nature afferma come: “… il trasporto globale di merci associato al consumo di frutta e verdura contribuisce al 36% delle emissioni di chilometri di cibo, quasi il doppio della quantità di gas serra rilasciati durante la loro produzione”.
Nello specifico, un solo anno di trasporti di cibo hanno favorito l’emissione di 3 miliardi di tonnellate di Co2. Un’alimentazione basata sul chilometro zero, insomma, sembrerebbe la prima e più diretta via verso un taglio netto di questa cifra. A beneficio sia dell’ambiente, sia in modo diretto, della nostra salute.