L'Italia sta vivendo "lo scenario più complicato degli ultimi 20 anni" nel comparto del vino: crollano i volumi di vendita e il fatturato delle aziende.
Questa che stiamo vivendo è un'annata nera per il vino italiano: la vendemmia è stata decimata da grandinate e caldo, con temperature alte che si sono protratte anche a settembre e ottobre. Assoenologi-Ismea e l'Unione italiana vini lanciano l'allarme e prevedono addirittura un calo del 12% con ulteriori peggioramenti nel mondo dell'esportazione. Secondo l'Osservatorio di Uiv-Vinitaly stiamo affrontando "lo scenario più complicato degli ultimi venti anni per il vino made in Italy".
Come scrive Il Sole 24 Ore le vendemmie attualmente in corso peggiorano il quadro complessivo della situazione: le previsioni fatte prima dell'estate davano un calo quantitativo ma ad oggi sembrano perfino ottimistiche queste stime. I volumi delle uve raccolte sono inferiori a quanto preventivato a causa della grandine e del caldo persistente, che ha asciugato le uve. L'unica nota positiva di tutta questa faccenda è che si prospetta "un'annata di qualità eccellente per molte importanti denominazioni dello Stivale, a partire dai vini rossi" spiegano all’Osservatorio Uiv-Vinitaly.
Il problema della vendemmia è comunque relativo perché i punti critici arrivano soprattutto dal mercato con contrattazioni inferiori del 40% rispetto alla media del periodo e prezzi che stanno registrando una pressione verso l'alto per sostenere i costi.
Il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti, dice che la situazione vendemmiale è così complicata che causa incertezza sui mercati arrivando a una fase di stallo. Da una parte c'è il rialzo dei prezzi, dall'altro c'è la Gdo che chiede una riduzione dei costi perché la crisi c'è per tutti. Questo "crea un paradosso, per le imprese del vino, accentuato da un commercio con l’estero in forte ripiegamento" conclude Castelletti.
Negli ultimi anni il comparto è stato sostenuto dai mercati internazionali, nel 2023 proprio da questo comparto arrivano i segnali più preoccupanti. Il volume è calato del 9% con un guadagno inferiore del 6% rispetto allo scorso anno: la situazione più pesante arriva dagli Stati Uniti, fino ad ora primo importatore del nostro vino, che negli ultimi quattro mesi è passato da un -4% di volume a -12%, con gli spumanti tricolori a –16% e i fermi imbottigliati a -10%. In calo anche Regno Unito, Svizzera, Canada, Giappone, Norvegia e le nuove piazze come Cina, Corea del Sud, Australia e Brasile. Un quadro davvero difficile che potrebbe essere tamponato dalla fine dell'anno e dal sopraggiungere delle feste.