Il vice presidente della Regione Piemonte lancia l'allarme: "Bisogna cambiare approccio e lavorare sul territorio" per salvaguardare un'eccellenza italiana.
Si chiude la stagione di raccolta del tartufo bianco d'Alba e si fanno i conti con il futuro del Tuber Magnatum Pico (il suo nome scientifico): l'orizzonte non è dei più rosei e il simbolo delle Langhe potrebbe essere a rischio a causa dell'emergenza climatica. La siccità che sta colpendo sempre più spesso il Piemonte sta distruggendo le colline. Il tartufo è infatti un fungo ipogeo, cresce sotto terra quindi, ma come tutti i funghi ha bisogno di umidità per svilupparsi. Con le piogge sempre meno frequenti e le temperature sempre più alte che impediscono le nevicate, le colline si inaridiscono. I dati sono allarmanti e questo espone il tartufo quasi al rischio di estinzione.
Risponde a questa domanda direttamente Antonio Degiacomi, presidente del Centro Nazionale Studi Tartufo: "In Piemonte e in Italia ci siamo mossi con la velocità necessaria ad affrontare i cambiamenti economici, sociali e climatici? La risposta è molto semplice: no". Parole che non lasciano spazio a dubbi quelle riportate da Dissapore: "Ora c’è la necessità di passare dalle azioni esemplari, che avranno pur sempre un gran valore di spinta, alle azioni di sistema" spiega Degiacomi.
Per salvaguardare la coltura di tartufo servono interventi diretti delle istituzioni: bisogna fermare il global warming ma non solo. Per il vice presidente della Regione Piemonte, Fabio Carosso, è anche una questione di educazione ambientale. Ci vuole serietà quando le persone vanno a cercare i tartufi: "È inaccettabile che, per esempio, arrivi una persona con cento chili di tartufo dentro al furgone: è una cosa che fa schifo" dice Carosso. Il politico fa un interessante parallelo con il vino: "Qualcuno si è dimenticato che qualche anno fa in questi territori si imbottigliava del vino che poi faceva morire le persone (con riferimento allo scandalo del metanolo, ndr). Si è capito che c’era un problema e poi siamo diventati grandi: dopo trent’anni siamo diventati maggiorenni. Ecco, dobbiamo fare lo stesso con il tartufo". Speriamo dunque che la presa di coscienza sia generale sul tema e non legata a una sola persona della giunta regionale perché l'Italia non può perdere il tartufo bianco d'Alba.