Mangeresti mai in un ristorante aperto solo in alcuni giorni dell’anno e dove gli ordini sbagliati, mediamente, sono il 63% delle ordinazioni totali? Scommettiamo di sì se il ristorante in questione è quello degli “ordini sbagliati”, dove il servizio è curato da persone con problemi cognitivi.
Usciresti soddisfatto da un pranzo o un cena al ristorante dove hai ordinato una cosa e te ne arriva un’altra, dove la cameriera anziana si sieda con te al tavolo dopo averti accompagnato al tuo posto o dove un cameriere, ugualmente anziano, beva il tuo bicchiere d’acqua arrivato con il caffè? Il 99% dei clienti che frequenta il luogo di cui ti parliamo oggi lo è, perché il Restaurant of Mistaken Orders di Tokyo non è un ristorante come tutti gli altri. Il ristorante degli “ordini sbagliati”, infatti, ha un personale interamente composto da dipendenti generalmente anziani affetti da problemi di demenza di varia natura.
Il progetto è nato per sensibilizzare sulle problematiche legate alla demenza, un problema che affligge circa 40 milioni di persone in tutto il mondo e in particolare il Giappone, dove le persone sono particolarmente longeve. La demenza è una grande sfida sociale, sanitaria ed economica, motivo per cui è nato il progetto del ristorante: una storia che sembra una favola per sensibilizzare riguardo a una tematica ancora non abbastanza trattata.
L’idea del ristorante degli Ordini Sbagliati è venuta al regista televisivo Shiro Oguni ed è molto semplice: un ristorante dove lavorano solo persone, tendenzialmente avanti con gli anni, affette da demenza, di cui l'Alzheimer è una delle cause più note, anche se non certamente l'unica né la più frequente. Un modo di sensibilizzare sul tema, sdrammatizzare una realtà spesso difficile anche per i parenti delle persone malate e un modo di dare a queste persone un valore sociale.
Il locale non è sempre aperto – può essere considerato come una sorta di evento itinerante organizzato in giorni specifici – ma quando c’è è un luogo che ha un’atmosfera unica, impossibile da trovare in qualunque altro ristorante definito “normale”. Qui la distribuzione delle pietanze è completamente casuale e gli ordini possono arrivare giusti o sbagliati, e i camerieri sono fuori dall’ordinario: si siedono al tavolo con i clienti, servono i pasti in modo originale, chiacchierano tra sorrisi affettuosi e lacrime, spesso quelle di commozione dei clienti.
Il ristorante degli Ordini Sbagliati è un modo insolito, ma incredibilmente efficace, di presentare le sfide imposte dalla demenza ai pazienti e ai loro famigliari. E i clienti, con grande sorpresa anche dell’ideatore del progetto, non sono infastiditi anzi si siedono incuriositi e si alzano soddisfatti. Il merito del successo? La grande macchina organizzativa composta da professionisti, non solo della buona cucina ma anche dell’ambito sanitario e delle associazioni che si occupano di condizioni di demenza.
Ma soprattutto il merito del successo è di queste persone, adulte ma tornate bambine per colpa di una malattia, che nella loro innocenza disarmante sanno dare agli avventori non solo un ottimo pasto, ma un calore umano che rimane impresso molto più del cibo mangiato.
Il ristorante degli Ordini Sbagliati è nato nel 2017 da un’idea del regista televisivo Shiro Oguni. Durante una visita a una casa famiglia con persone anziane affette da demenza gli è capitato di ricevere un piatto diverso da quello richiesto, ma di vivere l’evento con serenità proprio per l’atmosfera creato dalle persone malate.
Da lì la scintilla: perché non rendere questo simpatico errore un vero e proprio ristorante, in grado di sensibilizzare l'opinione pubblica sulla diffusa condizione neurologica, rendendo la società più aperta, inclusiva e tollerante verso le persone con deterioramento delle funzioni cognitive?
L’apertura del ristorante ha richiesto un grande investimento iniziale, circa 115.000 dollari, che sono stati messi insieme con una raccolta fondi, ma è stato un enorme successo: non solo in Giappone l’iniziativa si svolge regolarmente dal 2017, ma è già stata replicata in Corea del Sud ed in Australia.
Una grande soddisfazione per Shiro Oguni, che all’inizio era preoccupato che l’iniziativa potesse essere intesa come una spettacolarizzazione della demenza, o che le persone coinvolte potessero essere messe in ridicolo. In realtà è tutto l’opposto: camerieri e cameriere si sentono utili, ancora con un valore nonostante la malattia e la loro pura gioia è talmente disarmante da lasciare gli ospiti con una profonda commozione.