L'odierna figura professionale del sommelier si lega in modo molto stretto con quella di un Papa. Fu (anche) grazie a Paolo III, infatti, che tale Sante Lancerio diventò il primo vero esperto di vini, a tutto tondo, di cui abbiamo testimonianza.
Oggi è una professione diffusa, rinomata e ricercata, sia nell'alta ristorazione sia all'interno di cantine più o meno grandi e importanti. La figura del sommelier abbraccia un'ampia gamma di responsabilità e compiti: non è solamente colui che al ristorante è addetto a servire il vino ed eventualmente accostarlo al cibo, ma è più in generale un professionista del mondo enoico. Sa assaggiare, consigliare, abbinare e ovviamente effettuare analisi dei vari vini con i quali si ritrova a lavorare. Deve avere anche capacità di racconto, nel saper descrivere ai clienti una singola etichetta oppure una carta completa.
Le sue competenze, insomma, sono sia di natura teorica sia pratica, e avere determinate capacità linguistiche è un must per chi lavora a contatto col pubblico. Soprattutto ad alti livelli. Se oggi è una figura professionale (dotata del tipico tastevin) con la quale abbiamo, chi più chi meno, dimestichezza e confidenza, chi è stato il primo sommelier della storia moderna? Chi ha sdoganato, in maniera più o meno consapevole, questa professione?
Bisogna tornare indietro di oltre mezzo secolo per incontrare colui comunemente considerato il primo sommelier della storia moderna. Siamo infatti nel 1500, nella primissima fase del Rinascimento, e Sante Lancerio è uno storico e geografo, ma soprattutto il bottigliere ufficiale del Papa. Nello specifico, di Papa Paolo III, appartenente ai Farnese, influente e nobile famiglia a comando del Ducato di Parma e del Ducato di Castro, tra Lazio e Toscana.
Ma cosa faceva, più nel dettaglio, un bottigliere? Di fatto quello che fa oggi un sommelier: Sante Lancerio dal 1534 al 1549 fu il responsabile dell'approvvigionamento e del servizio del vino del Santo Padre, assaggiando e analizzando pure quelli che il Pontefice riceveva in dono, anticipando di secoli uno dei compiti del sommelier in un ristorante. Vale a dire quello di selezione delle etichette e la loro proposta al cliente, nel rispetto di determinati canoni e parametri. Di fatto il buon Sante assaggiava vini, li selezionava e sceglieva, descrivendoli secondo le loro caratteristiche sensoriali e organolettiche. E arrivando a mettere tutto nero su bianco, lasciandoci una testimonianza scritta della sua professione.
Lancerio nel suo manoscritto (pubblicato, non da lui, secoli dopo) analizza e descrive le varie tipologie di vino, parlando di quali fossero le preferite del Pontefice, vale a dire Malvasia, Greco d’Ischia, Vernaccia di San Gemignano e Nobile di Montepulciano. Non solo, Lancerio fu il primo (di cui, almeno, ci è giunta testimonianza) a descrivere un prodotto anche secondo il suo aspetto visivo e organolettico, riportando pure indicazioni sul territorio di origine e utilizzando determinati termini per descrivere i vini. Termini tutt'oggi usati dai sommelier come, per esempio, "tondo, grasso, asciutto, fumoso, possente, forte, maturo” per descrivere sensazioni e sentori lasciate dal vino, oppure "incerato, carico, verdeggiante, dorato" inerenti il colore. Inoltre il bottigliere di Papa Farnese iniziò ad azzardare anche i primi abbinamenti cibo vino, spiegando come i bianchi fossero adatti per le pietanze all'inizio del pasto mentre i rossi erano più indicati per gli arrosti e quelli maggiormente ‘inebrianti‘ per i dolci.
Fu, poi, nel 1876 che il professore Giuseppe Ferraro pubblica per la prima volta il manoscritto di Sante Lancerio con il titolo I vini d’Italia giudicati da Papa Paolo III (Farnese) e dal suo bottigliere Sante Lancerio. Di fatto la raccolta di scritti più antichi riguardo questa materia.