Il Fish Dependence Day è una data simbolica che identifica il momento in cui un determinato Paese o regione non è più in grado di soddisfare il proprio fabbisogno di pesce fresco con la pesca nazionale, dovendo ricorrere alle importazioni.
Da oggi in poi potresti trovare al ristorante solo menu con gli asterischi accanto ai piatti di pesce: secondo il WWF oggi è il "Fish Dependence Day", momento in cui l'Europa esaurisce virtualmente l'equivalente della produzione annua interna di pesce, molluschi e crostacei. Da oggi e fino alla fine del 2024 le risorse ittiche del Mediterraneo sono finite: dovrebbero iniziare le importazioni da fuori continente. Purtroppo non succederà e continueremo a pescare pesciolini sempre più piccoli, ignorando la necessità della salvaguardia dei mari.
Il Fish Dependence Day è una data simbolica che identifica il momento in cui un determinato Paese o regione non è più in grado di soddisfare il proprio fabbisogno di pesce fresco con la pesca nazionale, dovendo ricorrere alle importazioni. In Italia, il Fish Dependence Day cade generalmente tra luglio e settembre. Questa data è un campanello d'allarme che sottolinea la fragilità del sistema pescaggio e la necessità di adottare pratiche di pesca più sostenibili per tutelare le risorse marine e garantire la sicurezza alimentare per le generazioni future. Il Fish Dependence Day serve a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'impatto ambientale della pesca eccessiva e sull'importanza di consumare pesce in modo responsabile.
Il WWF fa sapere che il Mediterraneo è il secondo mare più sfruttato al mondo, condizioni che favorite e che favoriscono a loro volta il cambiamento climatico. "Se nei primi sei mesi avessimo consumato solo risorse dei nostri mari — spiega l'associazione — da luglio alla fine dell'anno queste non sarebbero più disponibili e l'Europa dovrebbe ricorrere alle importazioni per sostenere la crescente richiesta dei consumatori". La domanda di pesce del nostro continente è troppo alta, in Italia è ancora peggiore come situazione: ogni cittadino consuma in media 24 chili di pesce l'anno pro capite e gli italiani la superano con 31,21 chili.
L'aumento della domanda nel periodo estivo va ad alimentare la pesca eccessiva, particolarmente dura contro naselli, gamberi, sardine e triglie. Una situazione aggravata dalla pesca illegale che ovviamente non può essere quantificata non essendo dichiarata né regolamentata.