In Armenia una tipologia di pane non può essere realizzata dalle vedove, in Polonia in occasione dei matrimoni vengono regalate bambole fatte di pane. In varie culture è vietato l'uso del coltello per dividerlo: alla scoperta di alcune tradizioni strettamente legate al pane.
Esiste una cosa più semplice, ma al contempo più importante e fondamentale, del pane? Il pane, considerato il cibo per antonomasia e, per antonomasia, allo stesso tempo simbolo di un’effettiva collaborazione tra l’uomo e la natura. Una sinergia senza la quale il pane, e con lui parte della storia dell'umanità, non sarebbe stato possibile. L’ingegno umano ha portato a unire gli ingredienti base di questo alimento, con la natura a fare il resto con la lievitazione e la fermentazione prima della cottura al forno.
Il pane non è solo un alimento, non soddisfa esclusivamente il nostro bisogno di mangiare, ma proprio per la sua importanza nella storia ha incarnato, e tuttora incarna, vari significati legati alla cultura, alla società e alla religione. Rappresenta, nella tradizione cristiana, il corpo di Cristo, ma rappresenta nella società tutta quasi il diritto insindacabile a mangiare, a non dover patire la fame.
Il pane è un alimento così semplice ma al contempo storicamente fondamentale per la nostra alimentazione, al punto da essere influente anche a livello politico e sociale. Nel corso dei secoli per questo cibo si sono alzate sommosse e rivolte popolari. La Rivoluzione Francese è scoppiata (anche) per l’aumento del prezzo del pane, tra le cause della Primavera Araba una persistente carenza di grano. Nei Promessi Sposi a Milano Manzoni attraverso gli occhi di Renzo descrive la rivolta del pane, scatenatasi in città tra l’11 e il 12 novembre 1628. Un episodio che, tornando alla vita reale, avvenne proprio all'ombra di un Duomo ancora in costruzione a fine 1800, quando i moti scoppiarono per protestare anche contro l'aumento del prezzo del pane avvenuto nel corso dei mesi precedenti. Di cronaca attuale, invece, il problema legato ai rincari dei derivati del grano per il blocco delle merci in Ucraina voluto dalla Russia.
Il pane ha accompagnato l’uomo durante gran parte della sua storia. Esistono geroglifici risalenti a 3500 anni fa a testimoniarne la produzione nell’antico Egitto, e pare che proprio sulle sponde del Nilo sia nato questo alimento almeno 6 millenni or sono. Narra una leggenda, infatti, come durante un’inondazione le acque del fiume allagarono un deposito di farina: la conseguenza fu la formazione di una pasta acida particolarmente invitante, che venne cotta nel forno. Un altro racconto parla di una ciotola dimenticata contenente grano in polvere e acqua: ci finirono dentro alcuni lieviti presenti nell’aria e questa pappetta iniziò a crescere, fino a quando qualcuno non ebbe l’idea di infornarla, ottenendo la prima pagnotta della storia.
Secondo alcuni studi, comunque, sembra che l’origine del pane risalga almeno a 14 mila anni fa nei territori dell’attuale Giordania: qui pare che venisse preparato macinando fra due pietre una miscela di cereali e mescolandola poi con acqua.
Il pane oggi nel mondo occidentale viene dato quasi per scontato, ma continua a rivestire un ruolo centrale nella nostra vita e società. Sono tante, e in tante parti del mondo, le tradizioni culturali e sociali legate alla preparazione e al consumo del pane. Se qualche tempo fa avevamo parlato dell’abitudine, figlia del retaggio cristiano, di non capovolgere le pagnotte a tavola, stavolta viaggiamo in vari Paesi per scoprire le loro tradizioni legate a questo alimento.
In Marocco, per esempio, ogni pasto praticamente viene accompagnato dal pane (la cui parola significa anche vita), considerato a tutti gli effetti un alimento sacro. Al punto da essere vietato l’utilizzo del coltello per dividerlo, gesto ritenuto fin troppo violento (lo stesso vale nella tradizione ebraica). In Paesi come appunto il Marocco, ma anche l’Egitto, il ruolo del fornaio per lungo tempo è stato di primaria importanza per la comunità. Quando la gente era impossibilitata a cuocere il pane nelle proprie abitazioni, questo veniva portato al forno comune, dove il fornaio lo cucinava praticamente per tutto il quartiere, restituendo alla gente delle pagnotte calde e fragranti pronte per essere consumate a livello domestico. Il fornaio per tanto tempo è stato quindi un mestiere rinomato, importante: su di lui si basava e, per certi versi reggeva, la vita della comunità locale.
Volando in Armenia, invece, qui il pane viene tradizionalmente cotto in un focolare scavato nel pavimento, chiamato tonir. Una sorta di fossa cilindrica attorno alla quale si riuniscono i membri della famiglia al momento del pasto. In fase di preparazione del pane, inoltre, ognuno ha un compito diverso a seconda dell’età: c’è l’addetto alla realizzazione dell'impasto, chi lo deve stendere e infine chi lo inforna. In Armenia viene realizzato un formato di pane a forma rettangolare o circolare e non lievitato, chiamato lavash (dal 2014 nell’elenco dei beni culturali immateriali Unesco), per la cultura locale simbolo di fertilità. Per questa sua valenza non può essere realizzato da vedove, da donne senza figli oppure impossibilitate ad averne.
Se gli ebrei prima di cuocere il pane gettano una pallina di impasto nel forno, per offrire metaforicamente il primo pezzo a Dio, in Polonia questo alimento ha un’importante valenza legata alle nozze. È tradizione infatti che le spose, appena conclusa la liturgia, diano in dono agli invitati delle bambole di pane, contenenti una moneta, in segno di augurio e buon auspicio.
Nella nostra Lentini, solo per fare un esempio locale, in passato in occasione della giornata di commemorazione dei defunti si era soliti preparare delle forme di pane, dette cucchiteddi, per donarle poi alle famiglie povere del paese. Così facendo, secondo la tradizione, i benefattori ottenevano il suffragio per le anime dei propri cari scomparsi. Rimanendo sempre in Sicilia, ben radicata è l'usanza legata ai pani votivi preparati in occasione di numerose ricorrenze. Tra queste, la festa di San Giuseppe e la Pasqua, quando i contadini recitavano preghiere e facevano benedire in campi per favorire un abbondante raccolto.