Le radiazioni emesse dall'apparecchio non sono pericolose per la salute: non c'è nessuna evidenza scientifica, nello specifico, che le lega all'insorgenza di tumori. Bisogna invece fare attenzione a come si conservano determinati alimenti se si vogliono mettere nel microonde.
Il forno a microonde è da decenni uno degli elettrodomestici più diffusi nelle cucine di tutto il mondo. Pratico, veloce e alla portata di tutti: riscalda e scongela in primis, ma si adatta anche alla cottura delle pietanze. Nonostante questo, attorno al popolare accessorio inventato negli anni ‘50 continuano a circolare dubbi e preoccupazioni, spesso alimentati da notizie non verificate o da credenze ormai datate. “Il microonde fa male”, “le onde modificano i cibi”, “provoca tumori”: frasi di questo tipo rimbalzano ancora oggi, in particolare online e sui social. Facciamo chiarezza smontando i falsi miti, vedendo come funziona il forno a microonde, cosa dice la scienza in merito e in quali casi bisogna prestare attenzione (ma non per colpa delle suddette onde).
Il forno a microonde utilizza delle onde elettromagnetiche, chiamate appunto microonde, per riscaldare, scongelare e cuocere. Queste onde vengono generate da un componente chiamato magnetron, che produce un campo elettromagnetico in grado di far vibrare le molecole d’acqua presenti nei cibi: il “movimento” genera calore (quindi un aumento della temperatura), che si propaga all’interno delle pietanze. Il timore che questo processo possa alterare gli alimenti deriva da una generale diffidenza verso tutto ciò che contiene la parola “radiazione”, perché di questo stiamo parlando. In realtà, le microonde sono definite radiazioni non ionizzanti, ovvero incapaci di modificare la struttura del DNA delle cellule, al contrario delle radiazioni ionizzanti come i raggi X, i raggi gamma e certe parti dei raggi ultravioletti del sole. In breve: nel forno il cibo non diventa radioattivo e nemmeno si contamina.
Una delle paure più note associate all’utilizzo del microonde è che possa essere legato all’insorgenza di patologie tumorali. L’AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), mette nero su bianco come non esistono prove scientifiche che colleghino l’uso di questo forno al rischio oncologico. Le microonde, come detto in precedenza, non sono in grado di danneggiare il DNA e quindi non hanno un’azione cancerogena. Inoltre, i forni in commercio sono dotati di sistemi di protezione che impediscono la dispersione delle onde all’esterno del dispositivo: lo sportello è schermato da reti metalliche che bloccano le microonde, in più l’apparecchio è progettato per interrompere immediatamente l’emissione delle onde quando viene aperto. Ovviamente, e vale per qualsiasi supporto, è necessario impiegarlo nel modo corretto e provvedere alla sua pulizia e manutenzione o sostituzione se presenta guarnizioni compromesse, crepe sul vetro o produce scintille e rumori anomali.
L'impiego dell'elettrodomestico di per sé non fa male, anzi: non c’è nemmeno nessuna dimostrazione che vengano persi importanti componenti nutrizionali con questo metodo rispetto ad altri. Quello a cui bisogna fare attenzione è la conservazione dei cibi, visto che in alcuni frangenti il calore generato dalle onde non basta a garantire la distruzione di microrganismi potenzialmente dannosi per la salute. Per questo, in termini di sicurezza alimentare, si sconsiglia il microonde a vantaggio di padella e forno, che arrivano a temperature più alte e garantiscono una distribuzione del calore più omogenea all'interno delle pietanze, per riciclare gli avanzi di riso, funghi e patate già cucinati o di impiegarlo per ricette con il pollo crudo, che può causare serie intossicazioni.