Grosse porzioni delle foreste più grandi del mondo cancellate per far posto a campi di soia. L'allarme arriva direttamente da Greenpeace: anche l'Italia tra i "colpevoli".
Massiccia deforestazione delle grandi aree verdi del mondo a causa di un’importante richiesta, e conseguentemente produzione, di soia. La denuncia arriva niente di meno che da Greenpeace: l’associazione al fianco dell'ambiente stavolta evidenzia una delicata questione per quanto riguarda il mondo della soia.
Uno dei prodotti più consumati da vegani e vegetariani, alla base di numerosi alimenti – tra i quali tofu, bevande, miso, farina, pane e salse – avrebbe un “lato oscuro” più marcato di quanto non si pensi. Se da una parte, infatti, la soia è un cibo particolarmente in voga tra chi rifiuta una dieta comprensiva di prodotti a derivazione animale, dall’altra è “responsabile” del disboscamento di numerose foreste per far posto a coltivazioni dedicate. Un alimento green che, per modalità di produzione, così sostenibile non sembra essere: su questo si basa l’allarme di Greenpeace.
Anche l’Italia sarebbe tra le principali “colpevoli” (assieme, ovviamente, ad altre Nazioni) della deforestazione di importanti bacini verdi, soprattutto del Sud America. Uno dei paradossi della questione? Il nostro Paese risulta tra i principali produttori di soia, per lo più però destinata al consumo umano. La merce importata (da noi così come in Spagna, Paesi Bassi o Germania, per esempio) non è altro che cibo per allevamenti animali.
Una richiesta, a livello mondiale, tanto elevata di soia da richiedere una coltivazione e produzione importante di questo legume, e ciò sta costringendo varie Nazioni a deforestare grosse porzioni di aree verdi per far posto a campi dedicati. Nel 2020 il 65% della soia acquistata dall’Italia è stata importata da Argentina e Brasile, Paesi ospitanti i bacini verdi tra i più grandi del Pianeta: “Ne è un esempio il Cerrado brasiliano, la savana più ricca di biodiversità al mondo – afferma Martina Borghi di Greenpeace Italia – gravemente minacciata proprio dalla produzione agricola industriale e dalla zootecnia”.
“Le foreste non sono un discount – si legge ancora sul sito di Greenpeace Italia – ma la casa di animali unici che rischiano l’estinzione e di Popoli Indigeni che lottano per difenderle. Per salvare il clima e la biodiversità, dobbiamo salvare le foreste”.