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12 Aprile 2023 14:01

Il colore delle carote come scelta politica: com’erano prima “colorarle” di arancione

Il colore "vero" delle carote è viola e vengono dall'Afghanistan. Gli olandesi le hanno rese arancioni per una scelta politica. Vediamo la storia delle carote.

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Le carote non sono arancioni e questo colore è stata una scelta squisitamente politica. Il colore tipico dell'ortaggio è stato deciso a tavolino dai contadini olandesi a partire dal 1500 per rendere omaggio a Guglielmo d’Orange, capostipite dell'attuale dinastia che regna in Olanda. Guglielmo nel 1568 ha dato il via alla rivalità tra i Paesi Bassi e la Spagna, prima per l'indipendenza (raggiunta nel 1648) e poi per il dominio dei mari. Ma quindi le carote di che colore sono? Scopriamo insieme la storia di questo ortaggio e dei suoi mille colori.

Le carote non sono arancioni, sono viola

Risalire alla storia delle singole materie prime non è semplice: non tanto per la mancanza di fonti storiche attendibili ma, più che altro, per tutte le traduzioni errate che sono giunte fino a noi. In realtà tutto ciò che ha toccato in qualche modo l'Impero Romano è abbastanza certificato perché questa civiltà ha tenuto conto, grazie alla burocrazia, di quasi tutti gli elementi entrati in contatto con la Città Eterna. Il problema maggiore è il modo in cui queste informazioni sono state trascritte.

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In questa Babele linguistica ci finisce la carota: nei testi troviamo la pastinaca sativa, chiamata a volte carota bianca, o semplicemente carota, dagli antichi Romani, che è invece un altro tipo di vegetale. Sia la pastinaca sia la carota sono state usate dai Romani a scopo medicinale. Il primo a distinguere le due varietà e a mettere ordine nella loro storia è stato Galeno, l'uomo il cui pensiero ha dominato la medicina per 1300 anni. Galeno ha diviso correttamente carote e pastinache, menzionando solo le prime come prodotti da coltivare a scopo medicinale.

Fino all'arrivo degli Arabi in Spagna nessuno aveva mai mangiato le carote per alimentarsi: i nostri avi le usavano per migliorare la diuresi, per abortire, per migliorare le prestazioni sessuali, ma mai per cibarsi. Prima i Mori, nella Penisola iberica, e poi Caterina de' Medici hanno reso le carote imprescindibili sulle tavole delle cucine più importanti del mondo. Ma le carote erano però viola e gialle: basta vedere i dipinti di Pieter Aertsen e Nicolaes Maes per renderci conto della cosa.

Le varietà originali delle carote sono state infatti importate dall'Afghanistan ed erano per lo più viola, gialle, rosse o nere. I coltivatori olandesi hanno voluto differenziare il prodotto e tramite diversi incroci hanno portato il colore verso l'arancione che oggi è tanto distintivo. Arancione, ovvero orange, come la famiglia che domina tutt'oggi l'Olanda. Non a caso anche le nazionali sportive dei Paesi Bassi sono arancioni e il loro soprannome è "oranges".

Questa varietà ha ottenuto un enorme successo sin da subito: le carote viola erano amarognole e non piacevano a tutti, invece la dolcezza delle carote arancioni ha conquistato anche i più piccoli. C'è stato anche un altro fattore che spesso sottovalutiamo al giorno d'oggi: all'epoca moltissime "cose" inusuali (alimenti, animali, perfino esseri umani) venivano associati al demonio, alla malvagità. Il colore scuro, a volte tendente al nero, delle carote non aiutava la fama degli ortaggi. L'arancione ha reso le carote più gradevoli alla vista, contribuendo in maniera importante alla loro riuscita commerciale in tutto l'Occidente.

Oggi le carote viola afghane non sono quasi più usate ma non sono estinte: sono ricche di antiossidanti e negli ultimi anni stanno trovando nuova vita. In Italia coltiviamo in Puglia, tra Polignano a Mare e Tiggiano, entrambe in Puglia, due delle carote viola più vendute e apprezzate d'Europa.

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