Avocado, mango, banane e lime: sono le coltivazioni di frutta tropicale, che in Italia diventano sempre più estese, raddoppiando quasi la produzione. È quanto emerso da un'analisi Coldiretti: la motivazione risiederebbe tutta nel cambiamento climatico in atto.
Per il cambiamento climatico mango, avocado e banane sono sempre più “Made in Italy”. A causa del progressivo innalzamento delle temperature, infatti, le regioni meridionali del Paese si stanno popolando di coltivazioni di frutta tropicale, favorite da temperature sempre più calde. Secondo un’analisi condotta da Coldiretti in Puglia, Sicilia e Calabria è praticamente raddoppiato il numero di culture esotiche, con un boom di oltre 1.000 ettari in questi territori.
Nelle ultime settimane vi abbiamo parlato di tipologie di frutta decisamente strane, inusuali per i nostri occhi e i nostri palati. Cibi, definiti weird, appartenenti a Paesi tropicali che in pochi, in questa parte del mondo, hanno avuto il piacere (o il coraggio, se citiamo per esempio il durian) di assaggiare. Frutti assaporati per lo più nei loro territori di appartenenza e che solo in minime quantità riescono ad arrivare, per esempio, in Europa. Sia perché i costi di trasporto farebbero schizzare il prezzo alle stelle, sia perché notoriamente il consumatore medio è (stato) poco propenso a provare cibi così esotici e lontani dalla nostra cultura gastronomica. Questa “lontananza”, però, si sta progressivamente assottigliando.
A causa del riscaldamento globale, infatti, nei prossimi anni potremmo trovarci di fronte a un’ “invasione” di frutta tropicale negli scaffali dei supermercati. Non tanto perché sono in arrivo container pieni di black zapote, rambutan o mangostani (solo per fare qualche esempio, anche estremizzando) ma perché coltivazioni dedicate potrebbero espandersi nelle regioni più calde del nostro Paese.
Tutto è da ricondurre al cambiamento climatico, artefice di una “tropicalizzazione” del Sud del Paese. Meno aranci, limoni, e più mango e avocado insomma? Prematuro e precipitoso dirlo, ma i numeri messi in evidenza da Coldiretti tracciano un trend che punta dritto verso l’espansione progressiva di coltivazioni esotiche, favorita anche dalla maggiore richiesta di certi prodotti da parte dei consumatori.
In una nota la stessa Coldiretti comunica la tendenza in questi territori a sperimentare prima, avviare poi “… vere e proprie piantagioni di frutta originaria dell'Asia e dell'America Latina: dalle banane ai mango, dall'avocado al lime”. Una produzione che va di pari passo con un cambiamento delle abitudini di consumo del cliente, estimatore di frutti fino a pochi anni fa rari per le nostre tavole.
I dati parlano di oltre 900 mila tonnellate di frutta esotica consumata annualmente a livello nazionale, e un sondaggio condotto dalla stessa Coldiretti evidenzia come oltre 6 clienti su 10 acquisterebbero prodotti tropicali "italiani", preferendoli a quelli provenienti dalle regioni del Sud Est asiatico o dell’America Latina.
“Il fenomeno degli alberi esotici made in Italy, spinto dall’impegno di tanti giovani agricoltori, è un esempio della capacità di innovazione delle imprese agricole italiane nell’affrontare in maniera costruttiva i cambiamenti climatici nonostante le difficoltà e i danni causati da eventi meteo sempre più estremi” ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, lodando la capacità di adattamento al climate change di numerose giovani aziende agricole. Che le macedonie dei prossimi anni possano comporsi di avocado, mango e passion fruit, mandando in pensione arance, mele e pere? Solo il tempo risponderà a questo quesito.