In occasione della Festa di San Giuseppe in varie parti d'Italia, in particolar modo al Sud, vengono accesi i caratteristici falò. Il cibo grande protagonista della sentita ricorrenza popolare: che cosa si mangia in queste occasioni?
Puglia, Basilicata, Calabria, Lazio, Sicilia: sono alcune delle Regioni in cui è particolarmente affermata la tradizione di accendere dei grandi fuochi in occasione del 19 marzo. Per la Festa di San Giuseppe, per l'appunto, vengono allestiti dei grossi falò; sia per celebrare il Santo sia per salutare la stagione fredda che si va progressivamente spegnendo, dando idealmente il benvenuto alle prime belle giornate. Lo sappiamo benissimo: in Italia non esiste festa che si rispetti senza tanto buon cibo, e la giornata dedicata ai papà è l'ennesima occasione buona per condividere lauti pasti legati a questa tradizione.
Un mix di folklore, tradizione e religione alla base dei falò di San Giuseppe. Con i fuochi accesi nel corso di questa giornata (anzi, tra il 18 e il 19 di aprile) si brucia tendenzialmente un fantoccio a simbolo dell'inverno, proprio per testimoniare l'ideale passaggio tra la stagione fredda e la primavera, nell'auspicio che con essa arrivi pure tanta prosperità (retaggio, questo, della tradizione contadina e agricola).
In più in alcuni borghi della Puglia in particolar modo vengono gettati in strada dalla popolazione dei ramoscelli di ulivo, a richiamare l'aiuto divino e ultraterreno per una stagione che possa essere ricca e florida. Credenze popolari a parte, i falò di San Giuseppe sono anche motivo buono per preparare e mangiare tanto cibo, condividendolo il più delle volte nelle piazze cittadine dei vari paesini.
Come detto i falò di San Giuseppe si tengono in varie parti d'Italia. Dalla Puglia alla Sicilia, passando pure per Basilicata e Lazio. Il cibo è grande protagonista di queste occasioni, e tante sono le pietanze preparate per la circostanza. In vari borghi del tacco dello Stivale si allestiscono le iconiche tavole di San Giuseppe e vengono preparate le famose zeppole, i lampascioni, le frittelle, pesce fritto e tortini vari.
A Erchie, in provincia di Brindisi, viene realizzata la tria (pasta simile alla tagliatella) in numerose varianti. Da quella condita con olio e pane a quella con le fave, passando per la tria con il miele, i ceci o la cipolla fritta. Immancabili i lampascioni fritti, stessa preparazione anche per i cavolfiori o il baccalà. A Bovino, in provincia di Foggia, sulla brace rimasta dei falò vengono cotte le salsicce mentre a Faeto (sempre nel foggiano) ci si arrostisce la carne. In provincia di Bari invece protagonisti di questa giornata sono i ceci dolci (croccanti al miele), le bruschette e la pizza fritta. Come non citare poi u Ruccl, una focaccia rustica agrodolce tipica della città di Gravina in Puglia.
In Sicilia i cibi tipici della giornata del 19 marzo, specialmente nel palermitano, sono la pasta con le sarde e le sfince di San Giuseppe mentre andando verso Ragusa la specialità della festa è rappresentata da un pane particolare lavorato e decorato a mano che rappresenta alcuni oggetti legati alla figura del Santo, come ad esempio il bastone fiorito. Volando invece nel Lazio a Itri, in provincia di Latina, vengono preparate le seppele, frittelle dolci, consumate dopo una cena a base di legumi e salsicce. Non si accenderanno dei falò nella Capitale ma anche Roma ha un suo dolce tipico per la festa: si tratta dei bignè di San Giuseppe, ripieni di crema e rigorosamente fritti.