Un frutto antichissimo dalle numerose proprietà, citato settantadue volte nella Bibbia, descritto come quello dell’albero più bello e come il pomo proibito del Giardino dell’Eden. Secondo la tradizione ebraica fu indicato da Dio a Mosè nella Torah. Oggi lungo la fascia costiera calabra nota come Riviera dei Cedri, viene coltivata la varietà più pregiata al mondo di questo agrume: la liscia diamante.
Perì ‘etz hadar, il frutto dell’albero più bello: è così che Dio, durante l'esodo del popolo ebraico verso la Terra Promessa, indicò a Mosè il cedro come una delle quattro piante da utilizzare per la Sukkoth, la Festa delle Capanne, insieme a un ramo di palma, due di salice e tre di mirto. ″Secondo l'ortodossia ebraica, fu proprio questo frutto tanto bello e seducente, e non la mela, a provocare la disobbedienza di Adamo ed Eva e la loro cacciata dal Giardino dell’Eden, come dimostrano le fonti storiche. Il termine greco mêlon, infatti, non significa mela ma un frutto tondeggiante o piriforme, molto più facilmente identificabile con il cedro″ ci racconta Giambattista Sollazzo, esperto e studioso della storia del cedro, che a questo argomento, in particolare, ha dedicato la sua tesi di laurea, attraverso una ricerca minuziosa di tutte le fonti esistenti.
Originario della Persia, motivo per cui Plinio il vecchio, nella "Naturalis Historia", lo definì "mela assira", decantandone le ottime qualità come repellente per le zanzare, per il suo odore molto penetrante e sapore asperrimo. Ai suoi tempi, infatti, il cedro non era ancora utilizzato come alimento. Questa pianta antichissima appartiene alla famiglia delle rutacee e, insieme al pomelo e al mandarino, è considerato una delle tre specie di agrumi da cui derivano tutti gli altri.
La sua storia ha attraversato i secoli e le varie culture, ed è ricca di elementi di sacralità, strettamente connessi col divino. Il cedro è presente nel nostro paese da oltre 2000 anni. Oggi nella Riviera dei Cedri, e in particolare a Santa Maria del Cedro, paese in provincia di Cosenza, la varietà liscia diamante, una delle più pregiate al mondo, costituisce il 98% della produzione nazionale di questo straordinario frutto e rappresenta parte integrante della cultura e dell'economia locale.
Il cedro, nel tempo conosciuto come Kedros, Malus medica, Citrus, sarebbe originario della Persia, il territorio che corrisponde all’attuale regione nord-occidentale dell’Iran, a sud del Mar Caspio. Questa pianta era già nota al tempo degli antichi Egizi, circa quattromila anni fa. È proprio durante la schiavitù in Egitto che gli ebrei conobbero il cedro, durante il perido dell'Esodo, importandolo poi in tutto il Mediterraneo, nelle loro numerose migrazioni. Non si hanno però fonti certe circa il suo arrivo in Calabria e l'avvio della sua coltivazione.
La storia del cedro è strettamente connessa alla cultura ebraica. In Italia esisteva già dai tempi dell'antica Grecia, ma sono tante le teorie sulla sua importazione: secondo quella più accreditata a introdurre questa coltivazione in Occidente furono proprio gli Ebrei ellenizzati, che seguirono il cammino dei primi Greci tra il II e il III se. a.C. Ancora oggi il legame con la tradizione ebraica è molto forte: ogni anno in Calabria, arrivano centinaia di rabbini alla ricerca dei cedri perfetti della varietà liscia diamante, da utilizzare tra settembre e ottobre, per la celebrazione di una delle loro feste principali, la Sukkoth, nota come Festa delle Capanne.
Nel 1939 il parroco Don Francesco Gatto, arriva in un piccolo borgo chiamato Cipollina. Qui si rende subito conto della sofferenza dei contadini, sfruttati dai commerciati, secondo logiche assolutamente fuori mercato, tendenti al ribasso dei prezzi. La sua tenacia lo porta ad ottenere l'autonomia di questo piccolo comune, che cambia il nome in Santa Maria del Cedro, proprio in omaggio a questo prezioso frutto. Qui Francesco Gatto si fa portavoce degli interessi dei cedricoltori, fondando la cooperativa T.U.V.C.A.T., per tutelare il loro lavoro: ″Abbiamo l'onore e l'onere di portare sulle nostre spalle un elemento di profonda sacralità, simbolo di un riavvicinamento con Dio, un tempo chiamato mêlon, oggi chiamato Cedro″.
Il tratto di costa che si getta nel Tirreno, tra Paola e Tortora, prende il nome di Riviera dei Cedri. Questo territorio gode di un microclima unico, ideale per la crescita del cedro, caratterizzato dall'incontro di due correnti, una calda che arriva dal mare e una fredda che arriva dalla montagna, che trovano il loro punto di incontro a ridosso del Castello di San Michele, all'ingresso della valle del fiume Abatemarco, uno dei monumenti più importanti del paese dell'Alto Cosentino Tirrenico. Si tratta di un territorio che ha conosciuto la presenza umana in tempi remoti, ed è stato crocevia di popoli e culture diverse, come testimoniano i numerosi siti archeologici oggi presenti. Qui i terreni composti da argilla calcarea, sabbia e humus ricco di azoto e potassio, hanno costituito la base perfetta su cui piantare e far crescere questo straordinario frutto.
Ma la fioritura del Cedro si deve anche alla cura e alla passione dei cedricoltori che da generazioni si tramandano l'amore e il rispetto per la coltura di questo prezioso agrume, attraverso una operazione di preservazione della biodiversità. Il cedro infatti non è un frutto come gli altri, perché ha un valore intrinseco simbolico molto forte. Trattandosi di una pianta molto delicata, molto sensibile agli sbalzi di temperatura, è fondamentale che ogni operazione venga eseguita con la massima attenzione. Nel coltivarlo i cedricoltori seguono la regola benedettina dell'ora et labora. Si tratta di una lavoro molto faticoso, sia per il ridotto sviluppo in altezza della pianta, sia per la difficoltà di meccanizzare le operazioni colturali: la maggior parte delle operazioni viene effettuata manualmente e in ginocchio, pregando. ″Il cedro è un frutto disperato dal profumo ineguagliabile, ma è una disperazione che porta alla redenzione. Una pianta di cedro produce tanto quanto il contadino la guarda″ ci spiega Angelo Adduci, presidente del Consorzio del Cedro di Calabria.
Il suo nome scientifico è Citrus medica. La pianta di questo agrume non cresce molto in altezza, e presenta rami protetti da spine e foglie di color verde scuro, lunghe fino a 20 cm. I suoi fiori sono grandi, con i boccioli rossastri, che quando si aprono diventano bianchi. Fiorisce tutto l’anno, ma i frutti si raccolgono tra ottobre e dicembre.
Questa speciale varietà viene comunemente chiamata liscia diamante perché presenta una buccia liscia e la lucentezza del diamante. Il frutto e di colore verde chiaro, con una forma a metà tra lo sferico e l'ovale, e un peso medio di circa un chilogrammo. La buccia è liscia, spessa e dura, di colore giallo, dal sapore dolce. La polpa è poco succosa e ha un gusto dolce e acidulo. Dal punto di vista nutrizionale, questo frutto, è un vero toccasana per la nostra salute. Ricco di vitamine e sali minerali, il cedro è in grado di svolgere un effetto benefico su gran parte dei nostri organi: sistema cardiovascolare, colon, intestino, stomaco, capelli e reni. È ricco di flavonoidi, dall'alto potere antiossidante e possiede proprietà germicide, disinfettanti, digestive, lassative e antitumorali. Valido alleato per contrastare i gas addominali, combattere l'ipertensione, la cistite e i disturbi renali.
La tradizione di utilizzare il cedro nella gastronomia è antichissima e risale al tempo dei Romani, con Apicio che nel suo "De re coquinaria" elenca alcune ricette aromatizzate al cedro. Questa tradizione appartiene anche alla gastronomia locale e, soprattutto, alla pasticceria. Nel tempo è riuscito ad inserirsi in tante ricette, dai primi ai secondi, sia di carne che di pesce, per le sue particolari proprietà organolettiche.
Non essendo commestibile in purezza, questo frutto necessita di opportune trasformazioni. Fino al 2000 la quasi totalità del raccolto del cedro era destinata all'industria alimentare per la produzione di canditi. Oggi grazie al lavoro del Consorzio è avvenuta una diversificazione della produzione e con il cedro si producono tante altre specialità come: aromi per creme, olio extravergine aromatizzato, confetture, caramelle, sciroppi, liquori e grappe. Il cedro è utilizzato anche nella preparazione di prodotti tipici calabresi, come i panicelli, fagottini di foglia di cedro contenenti uva passita di zibibbo aromatizzata con pezzi di cedro candito legati con vermene di ginestre e quindi infornati, le crucette di fichi secchi aromatizzate con la scorza di cedro candito; ma anche il gelato artigianale e la granita, nata al Bar Italia di Santa Maria del Cedro, il digestivo Zafarà, a base di cedro e peperoncino piccante e, naturalmente, la cedrata, bevanda frizzante, molto in voga negli anni '60, ancora oggi amata da grandi e piccini
Anche l'industria cosmetica apprezza le qualità di questo prezioso agrume. L'azienda Perris Montecarlo ha dedicato a questa cultivar un profumo: il Cedro di Diamante, dalle note olfattive dolci, esaltate da un accordo speziato nel cuore e dalla base morbida e muschiata.
A tutela di questo prezioso agrume, nel 1999 è nato il Consorzio del Cedro di Calabria, riconosciuto con Legge Regionale nell’ottobre 2004, costituito per dare valore e dignità alla cedricoltura. Il consorzio si è posto fin da subuti due importanti obiettivi: implementare la produzione del cedro portandola fino a 40.ooo quintali e rompere il cartello tra i commercianti speculatori, portando la trasformazione del prodotto all'interno del territorio calabro. Altro importante traguardo è stato quello della diversificazione dell'utilizzo del prodotto. La rivalutazione della cultura legata alla produzione del Cedro di Santa Maria del Cedro e del suo arrivo nella penisola è fruibile dal pubblico attraverso il Museo del Cedro, istituito dallo stesso Consorzio, allo scopo di tramandare la memoria storica di questo frutto e del suo territorio, con un percorso archeologico e uno artistico.
Il Museo racconta la storia del cedro, attraverso riferimenti legati al mondo biblico, alle tradizioni ebraiche, oltre alle numerose citazioni letterarie: da Apicio a Boccaccio e Tasso, fino ad arrivare a D’Annunzio. Grazie alla collaborazione con chef e barman del luogo a breve partirà il progetto ‘La Via Del Cedro‘: un percorso agro-mistico-sensoriale, che parte dal Museo del Cedro, che ospita 50.000 persone all'anno da tutto il mondo, e si snoda su tutta la Riviera Dei Cedri.
Museo del Cedro
Santa Maria del Cedro (CS)
Tel: 0985 42 598
Email: info@cedrodicalabria.it