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14 Aprile 2025 12:19

I cibi ultra processati aumentano il rischio di obesità: un recente studio spiega come

Sono già tanti gli effetti che i cibi ultra processati hanno sul nostro organismo: un nuovo studio pubblicato su Nature Metabolism ci svela come influiscono sullo sviluppo dell’obesità attraverso il nostro cervello.

A cura di Arianna Ramaglia
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I cibi ultra processati di nuovo sotto accusa: questa volta è uno studio condotto dal Centro tedesco per la ricerca sul diabete, dall'Istituto di ricerca Helmholtz di Monaco e dall'Ospedale Universitario di Tubinga a dimostrare una correlazione tra questa tipologia di cibi e l’obesità.

I risultati della ricerca

Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Nature Metabolism, l’aumento dell’obesità potrebbe avere origine direttamente dal cervello. La ricerca ha preso in esame 29 uomini, di peso normale, divisi in due gruppi: il primo ha continuato con la propria dieta normale, ai membri del secondo gruppo invece sono state aggiunte per cinque giorni 1500 calorie in più, derivanti da prodotti trasformati e altamente calorici.

I partecipanti sono stati poi sottoposti a diversi esami, tra cui una risonanza magnetica: è stato riscontrato non solo un aumento di grassi nel fegato, ma anche un’alterazione in quella parte del cervello che controlla la sensibilità all’insulina. Il test è stato nuovamente ripetuto una settimana dopo, quando i volontari erano tutti tornati a una dieta normale: con grande stupore dei ricercatori, è stato notato come i membri che avevano ingerito i cibi ultra processati presentavano ancora una più bassa sensibilità all’insulina nel cervello, una condizione che è stata riscontrata in persone gravemente obese. Cosa vuol dire? Che bastano cinque giorni di cosiddetto cibo spazzatura per alterare i modelli cerebrali di una persona sana.

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L'appetito che nasce dal cervello

Come affermato anche dagli stessi ricercatori, il limite di questa ricerca è il ridotto numero di partecipanti, che non rende possibile generalizzare i risultati. Tuttavia, lo studio propone un importante assunto sull’origine dell’obesità: Ana Belén Crujeiras, direttrice del gruppo Epigenomica in Endocrinologia e Nutrizione presso il Santiago Health Research Institute e membro del consiglio direttivo della Società Spagnola di Obesità, ha dichiarato al quotidiano spagnolo El Paìs: “Per certi versi, questi dati, insieme a quelli riportati da altri studi condotti in precedenza su modelli animali, sembrano indicare che lo sviluppo dell'obesità inizia lì, nel cervello, nel sistema di controllo dell'appetito”. Infatti, come dichiarato anche da Irene Bretón, coordinatrice dell'Area Obesità della Società Spagnola di Endocrinologia e Nutrizione, l’obesità non è una malattia del tessuto adiposo, che ne è il principale bersaglio: secondo Bretón, in realtà si tratta di “una condizione causata da un’alterazione nella regolazione di quello che chiamiamo bilancio energetico, e questo si verifica in diverse aree cerebrali”.

Cosa comporta tutto questo? Considerato che in una persona sana l’insulina agisce come regolatore dell’appetito, in una persona affetta da obesità si verifica quella che viene definita resistenza all’insulina, che può interferire con il controllo dell’appetito e di conseguenza con i segnali di sazietà, portando quindi il soggetto a mangiare di più.

Un interesse particolare per i più piccoli

L’aspetto più rilevante della ricerca è la rapidità con cui avvengono i cambiamenti nel cervello a livello di insulina e del sistema di ricompensa: tutto ciò potrebbe portare il cervello a comportamenti malsani a lungo termine. Secondo questo teoria, i soggetti da tenere sotto controllo sono soprattutto i bambini: "Se osserviamo questo effetto nel brevissimo termine, immaginate quale potrebbe essere l'effetto se consumassimo questi tipi di alimenti fin dalla prima infanzia", ​​dichiara Ana Belén Crujeiras, proponendo una regolamentazione del cibo spazzatura, come avviene già per il consumo di tabacco e alcol. Quindi, se il consumo di cibi ultra processati iniziasse già dalla prima infanzia, il rischio sarebbe quello di non riuscire a perdere peso in quanto il cervello sarebbe ormai abituato a meccanismi cerebrali alterati.

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