Scopri i segreti dei cocktail del proibizionismo: dal French 75 al Clover Club, vediamo i 7 cocktail di quel periodo da provare almeno una volta nella vita.
L'Era del proibizionismo americano ha gettato le basi della storia della mixology per come la conosciamo oggi. Non solo per l'incredibile fantasia che ha portato alla creazione di alcuni drink intramontabili, anche per tutta la mitologia del cocktail bar nata tra il 1920 e il 1933, gli anni in cui la National Prohibition Act è stata in vigore negli Stati Uniti. Ma i cocktail che bevevano negli speakeasy degli anni '20 esistono ancora oggi? Alcuni sì, e sono tra i drink più apprezzati del globo, altri sono caduti in disuso. Facciamo un excursus tra i cocktail di quel periodo, in cui la vodka era bandita e il charleston riecheggiava nelle casse delle prime radio.
Abbiamo parlato di "mitologia" del cocktail bar. Ancora oggi, anche grazie al cinema, molti si immaginano questi posti come locali nascosti, bui e fumosi. Nell'immaginario collettivo il cocktail bar è uno speakeasy. Ma cos'erano gli speakeasy? Gli speakeasy erano locali clandestini dove si vendeva alcol illegalmente durante il proibizionismo negli Stati Uniti, tra il 1920 e il 1933.
Erano chiamati "speakeasy" perché per entrare era necessario sussurrare una parola d'ordine o dare un segnale segreto. Questi locali erano nascosti in retrobottega, cantine o altri luoghi difficili da trovare. L'atmosfera era cupa e misteriosa, con luci soffuse e musica jazz dal vivo. Erano frequentati da persone di tutte le classi sociali, da gangster a politici o celebrità: erano un luogo in cui potevi sfuggire alle regole del proibizionismo e divertirti liberamente.
Ma perché nacquero? A causa del proibizionismo appunto, un periodo storico durato 13 anni che ha avuto un impatto significativo sulla cultura dei cocktail: la produzione e la vendita di alcol erano illegali in quel periodo, cosa che ha costretto tantissimi bar a chiudere o a operare clandestinamente. Tutto ciò ha trasformato la mixology con una nuova "Era" della creatività, portando l'innovazione nel mondo dei cocktail che ancora oggi è attuale. Il blocco dell'importazione ha portato anche alla nascita di tanti prodotti contraffatti o di contrabbando, facendo la fortuna delle prime bande criminali e della mafia (italiana e irlandese in particolar modo) da poco istallatesi negli Stati Uniti. Sono stati proprio questi prodotti di contrabbando a costringere i bartender a ingegnarsi coi cocktail: alcuni distillati erano ai limiti della bevebilità e solo da miscelati potevano essere venduti agli avventori dei locali.
Sidecar, French75, Tommy's Margarita e Clover Club sono senza dubbio i cocktail del proibizionismo più famosi arrivati fino ai giorni nostri. In realtà il drink per eccellenza del periodo è un altro: l'Old fashioned. Questo speciale cocktail è nato prima degli anni '20, intramontabile sia prima sia dopo la National Prohibition Act. Il miscuglio di whisky, bitter e zucchero è stato per anni il drink più apprezzato del mondo.
Dei cocktail summenzionati non riusciamo proprio a sbarazzarci dunque e, anche 100 anni dopo, continuiamo a riviverli giorno dopo giorno. Vediamo insieme i 7 drink imperdibili che ogni appassionato della "prohibition Era" deve bere almeno una volta.
Ci sono notizie contrastanti sul Southside: per alcuni nasce al South Side Sportsmen's Club di Long Island, per altri nel South Side di Chicago durante il proibizionismo. Probabilmente hanno ragione i primi perché le notizie su questo drink risalgono al 1914 ma è a Chicago che entra nella leggenda perché è uno dei drink preferiti di Al Capone durante il proibizionismo ed è anche il cocktail simbolo del Club 21, lo speakeasy più popolare di Manhattan negli anni '20.
Il drink è molto rinfrescante: è uno shakerato a base di gin, menta fresca, succo di limone o lime e sciroppo di zucchero. Shakera tutto insieme con del ghiaccio e servi in coppetta.
Questo drink si traduce letteralmente con "pungiglione" ma non fa riferimento all'organo velenoso di alcuni animali. "Stinger" è infatti gergo pugilistico di inizio Novecento ed indica un pugno veloce alla testa: esattamente come questo drink ti fa sentire dopo averlo bevuto. Nato addirittura nell'800, ha solo due ingredienti: Cognac e liquore alla menta. Va tutto nello shaker con del ghiaccio, lo agiti per 6-8 secondi e poi lo filtri in un tumbler basso con del ghiaccio tritatoghiaccio tritato. Oggi è comune servirlo in una coppetta raffreddata nel congelatore, senza ghiaccio
Il Boulevardier viene spesso semplificato a una variante minore di altri cocktail ma, in realtà, questo drink possiede una storia tutta sua degna di essere raccontata e non gli renderebbe giustizia vederlo semplicemente come una rivisitazione. Ci troviamo davanti a un cocktail vero e proprio con storia e sapori molto personali. Inventato a Parigi nel 1927 da Harry McElhone, barman dell'Harry's Bar, per il servizio allo scrittore playboy americano espatriato Erskine Gwynne. Il Boulevardier è il mix perfetto di raffinatezza europea e irruenza americana. È a base di vermouth dolce, Bourbon whiskey e bitter, il suo nome è in onore all'omonimo mensile di moda redatto dallo stesso scrittore. Per quasi un secolo è stato visto come variante del Negroni, con il whiskey al posto del gin, e per questo motivo è stato riconosciuto come "Cocktail ufficiale IBA" solo nel 2020. Perfino il bicchiere di servizio è quasi sempre sbagliato a causa di questa confusione: solitamente si mescolano a freddo gli ingredienti per circa 20 secondi e poi si serve in un bicchiere tumbler, come il Negroni. In realtà il Boulevardier va servito in coppetta fredda, senza ghiaccio.
È un cocktail dimenticato che 100 anni fa andava fortissimo. Per sintetizzare allo stremo il discorso: in pratica è un Moscow Mule col whisky al posto della vodka. Il cocktail è stato inventato all'inizio del XX secolo, dal nome di un cantante d'opera (Mayme Taylor) che, dopo un caldo pomeriggio sul lago, chiede qualcosa di "lungo ma non forte". A inizio Novecento la ginger beer è estremamente popolare, usata ovunque come una sorta di "ingrediente magico", e così il bartender (Bill Sterritt) decide di creare questo drink tutto nuovo. La popolarità di questo cocktail lo porta a essere addirittura protagonista della scena politica: è il drink ufficiale di una delle convention repubblicane più importanti di sempre, quella in cui Theodore Roosvelt annuncia la sua candidatura nel 1901. Tra i drink più venduti al mondo fino agli anni '40, cade rapidamente in disgrazia ma è assolutamente da assaggiare almeno una volta nella vita. Si fa con whisky, lime, ginger ale o ginger beer versati in un bicchiere lungo, colmo di ghiaccio. Mescola un po' gli ingredienti con un cucchiaino e servi.
Questo drink è stato inventato a Cuba proprio durante il proibizionismo, la qual cosa è comune perché l'isola caraibica è stata una meta turistica molto apprezzata dagli americani del tempo ed è stato un punto cruciale dello smercio del contrabbando tra l'America Latina e il Nord America, passando per la Florida. Il cocktail è un omaggio a Mary Pickfort, una delle attrici più riconoscibili degli anni '10 e '20: un bicchiere elegante, colore rosa, sapore fruttato e non troppo dolce. Un drink semplicemente intramontabile fatto con rum bianco, succo d'ananas, granatina e liquore al maraschino da servire nella coppa Martini o in un bicchiere da Margarita.
Il French 75 è un cocktail a base di gin, Champagne, succo di limone e zucchero. Viene chiamato anche 75 Cocktail, o in francese semplicemente Soixante Quinze (Settantacinque). La bevanda risale alla prima guerra mondiale, nata nel 1915 al New York Bar di Parigi, in seguito Harry's New York Bar, dal solito Harry MacElhone. Il nome è puro storytelling: la combinazione tra limone, gin e Champagne sarebbe così forte da ricordare i potenti cannoni francesi da 75 mm. Questo drink è nato proprio negli anni del Proibizionismo, è estremamente facile da preparare e forse è quello che sopravvive meglio all'incedere del tempo. Per fare il French 75 versa tutti gli ingrediente, tranne il vino, in uno shaker. Agita e filtra in una flute. Completa con un top di Champagne e mescola molto delicatamente così da non intaccare il perlage. Questo drink è molto elegante e beverino anche se, solitamente, ha un costo molto alto dato dalla presenza del prestigioso vino francese.
Altro drink nato prima del proibizionismo con una storia un po' particolare: il suo nome deriva da un locale per soli uomini realmente esistito a Philadelphia, situato nel Bellevue-Stratford Hotel. La ricetta originale del Clover Club include gin, succo di limone, lampone, sciroppo di zucchero e albume d'uovo, proprio quest'ultimo ingrediente dà al drink una consistenza schiumosa e un sapore vellutato. Perché parliamo di storia particolare? Perché in realtà a Philadelphia con il proibizionismo la sua popolarità diminuisce ma nel resto della East Coast e a Cuba divenne famosissimo. Fortunatamente il Clover Club è stato riscoperto negli ultimi anni e ora è nuovamente un cocktail popolare. È spesso servito in bar e ristoranti con un tocco moderno, come l'aggiunta di un pizzico di granatina o di un rametto di menta.