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20 Maggio 2024 11:32

I 25 piatti di pasta da non perdere in Italia secondo il New York Times

Una classifica davvero particolare, quella pubblicata dal New York Times, che mette insieme primi piatti serviti nelle trattorie italiane (storiche ma non solo) e creazioni degli chef gourmet.

A cura di Redazione Cucina
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Il New York Times decreta i 25 piatti di pasta da assaggiare almeno una volta in Italia e lo fa elencando trattorie e ristoranti del Bel Paese da Nord a Sud. È una classifica molto varia e del tutto peculiare quella che è stata pubblicata sul noto giornale americano che si occupa di gastronomia da sempre (ma non nello specifico di quella italiana, se non sporadicamente), per la rubrica T- The New York Times Style Magazine qualche giorno fa: dalla "Parte croccande delle lasagne" di Casa Maria Luigia – un piatto simbolo di Massimo Bottura – alla pasta con le sarde della trattoria Ferro di Sferracavallo, in provincia di Palermo, passando la carbonara di Arcangelo Dandini a Roma, fino ad approdare alla Minestra di pasta mista con crostacei e dcorfani di Gennaro Esposito a La Torre del Saracino. Un insieme, almeno per noi italiani, decisamente eterogeneo e anche un po' sorprendente.

La lista dei 25 piatti di pasta imperdibili del New York Times

A stilare la classifica una squadra particolare Davide Palluda, chef e titolare del ristorante All’Enoteca nel Roero; Stefano Secchi del Rezdôra di New York; Emiko Davies, autrice di libri di cucina toscana; la storica culinaria umbra Karima Moyer-Nocchi e la scrittrice (tra le varie cose) gastronomica Roberta Corradin. La classifica stilata, "I 25 piatti di pasta essenziali da mangiare in Italia", annovera nomi e piatti ben conosciuti da noi, che fanno parte sia del "mondo gourmet" sia di quello della solida trattoria italiana.

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Per esempio il tagliolino cacio e burro del Cibreo di Firenze, le "Lasagne della tradizione" del Cambio di Bologna, la cacio e pepe della Salumeria con cucina Roscioli a Roma, oltre al già citato Dandini: pietre miliari della trattoria all'italiana, classica o contemporanea che sia. Al fianco di questi nomi, molti rappresentanti del fine dining con i loro piatti di pasta stellati, ingrediente spesso bistrattato in questo "lato dell'universo": le busiate di Ciccio Sultano al Duomo di Ragusa, i Paccheri alla Vittorio da Vittorio a Brusaporto, i tortelli di zucca del Pescatore, a Canneto sull’Oglio. Oltre a questi delle vere e proprie chicche, sconosciute anche a molto avventori italiani malgrado la loro storia, come l i vincisgrassi all’Osteria Dei Fiori di Macerata o gli spaghetti all'assassina al Sorso Preferito di Bari.

Insomma, una classifica davvero particolare, quantomeno per quello che siamo abituati a leggere in Italia, Paese in cui spesso di cerca di mettere un solido muro fra la cucina di trattoria e quella di fine dining. "Solo due piatti sono stati nominati da più di un relatore – si legge nel pezzo – gli agnolotti del plin alla Madonna della Neve in Piemonte e i vincisgrassi all'Osteria dei Fiori nelle Marche, entrambi piatti secolari serviti in ristoranti decennali".

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Quello che i piatti non dicono
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