Una classifica davvero particolare, quella pubblicata dal New York Times, che mette insieme primi piatti serviti nelle trattorie italiane (storiche ma non solo) e creazioni degli chef gourmet.
Il New York Times decreta i 25 piatti di pasta da assaggiare almeno una volta in Italia e lo fa elencando trattorie e ristoranti del Bel Paese da Nord a Sud. È una classifica molto varia e del tutto peculiare quella che è stata pubblicata sul noto giornale americano che si occupa di gastronomia da sempre (ma non nello specifico di quella italiana, se non sporadicamente), per la rubrica T- The New York Times Style Magazine qualche giorno fa: dalla "Parte croccande delle lasagne" di Casa Maria Luigia – un piatto simbolo di Massimo Bottura – alla pasta con le sarde della trattoria Ferro di Sferracavallo, in provincia di Palermo, passando la carbonara di Arcangelo Dandini a Roma, fino ad approdare alla Minestra di pasta mista con crostacei e dcorfani di Gennaro Esposito a La Torre del Saracino. Un insieme, almeno per noi italiani, decisamente eterogeneo e anche un po' sorprendente.
A stilare la classifica una squadra particolare Davide Palluda, chef e titolare del ristorante All’Enoteca nel Roero; Stefano Secchi del Rezdôra di New York; Emiko Davies, autrice di libri di cucina toscana; la storica culinaria umbra Karima Moyer-Nocchi e la scrittrice (tra le varie cose) gastronomica Roberta Corradin. La classifica stilata, "I 25 piatti di pasta essenziali da mangiare in Italia", annovera nomi e piatti ben conosciuti da noi, che fanno parte sia del "mondo gourmet" sia di quello della solida trattoria italiana.
Per esempio il tagliolino cacio e burro del Cibreo di Firenze, le "Lasagne della tradizione" del Cambio di Bologna, la cacio e pepe della Salumeria con cucina Roscioli a Roma, oltre al già citato Dandini: pietre miliari della trattoria all'italiana, classica o contemporanea che sia. Al fianco di questi nomi, molti rappresentanti del fine dining con i loro piatti di pasta stellati, ingrediente spesso bistrattato in questo "lato dell'universo": le busiate di Ciccio Sultano al Duomo di Ragusa, i Paccheri alla Vittorio da Vittorio a Brusaporto, i tortelli di zucca del Pescatore, a Canneto sull’Oglio. Oltre a questi delle vere e proprie chicche, sconosciute anche a molto avventori italiani malgrado la loro storia, come l i vincisgrassi all’Osteria Dei Fiori di Macerata o gli spaghetti all'assassina al Sorso Preferito di Bari.
Insomma, una classifica davvero particolare, quantomeno per quello che siamo abituati a leggere in Italia, Paese in cui spesso di cerca di mettere un solido muro fra la cucina di trattoria e quella di fine dining. "Solo due piatti sono stati nominati da più di un relatore – si legge nel pezzo – gli agnolotti del plin alla Madonna della Neve in Piemonte e i vincisgrassi all'Osteria dei Fiori nelle Marche, entrambi piatti secolari serviti in ristoranti decennali".