Un solo indirizzo italiano, quello di Stefano Secchi, uno dei migliori allievi di Bottura. Ci sono poi volti noti come David Chang e Jonathan Benno o nuove proposte, come quella di Jenny Kwak, una chef coreana da tenere d'occhio nei prossimi anni. Nei 10 migliori ristoranti del 2019, però, per Pete Wells non figurano solo ristoranti in senso stretto...
Consueta lista del New York Times sui 10 ristoranti migliori dell’anno nella Grande Mela redatta da Pete Wells, il guru della critica gastronomica a stelle e strisce. Un solo indirizzo italiano ma la cosa interessante da segnalare è che alcuni di questi ristoranti, non sono effettivamente ristoranti.
Il primo della lista, per l’appunto, non è un ristorante. Si tratta più di un mercato con ristoranti, chioschi, bar, caffetterie e negozi vari che celebrano l’enogastronomia spagnola all’interno del complesso di Hudson Yards a Manahttan. Il progetto è supervisionato da José Andrés, chef Due Stelle Michelin allievo di Ferran Adrià (invitato all'apertura). Andrés è molto noto negli Stati Uniti al punto da avere la seconda cittadinanza statunitense.
Un menu fisso da 200 dollari ed un perfetto mix tra Giappone e Stati Uniti quello messo su da Hiroki Odo. Tanto spazio alla tradizione kaiseki, una forma di pasto tradizionale che include tante piccole portate, e al sushi. Pete Wells definisce la cucina della Stella Michelin “Il futuro della cucina giapponese a New York”.
Arriviamo all’Italia dove Stefano Secchi, allievo di Massimo Bottura, cucina tortellini, anolini, ravioli e quant’altro provenga dalla tradizione emiliana come vuole far intendere il nome del ristorante. Ampia selezione di salumi e formaggi uniti agli altri piatti italiani hanno convinto la Guida Michelin a premiare il locale con l’iconcina del piatto, cioè quello che viene dato per la proposta di un buon piatto con prodotti di qualità.
Altro ristorante fuori dai circuiti dell’alta cucina, (locale Bib Gourmand per la Guida Michelin), si tratta di un bistrot che vuole unire la cucina nikkei ai piatti americani grazie alla sapienza di Erick Ramirez. Lo chef cresciuto in New Jersey da genitori peruviani, è stato allievo di Daniel Humm all’Eleven Madison Park, miglior Ristorante al Mondo nel 2017 per la Word’s 50Best.
Spazio alla cucina cinese: lo chef è Fei Wang e la proposta è tradizionalmente consacrata al Sichuan, la sua regione di provenienza. La Cina del Nord è uno dei luoghi in cui si mangia più piccante al mondo, quindi occhio alle papille gustative. Locale di classe con interni in stile cinese e una vista mozzafiato sulla Città che non dorme mai.
Restiamo in Oriente ma ci spostiamo ancora più ad Est: Corea del Sud (più o meno). Il ristorante è coreano, situato ad Hudson Yards come il primo selezionato, con una grandissima proposta di kimbap, il tipico sushiroll coreano. Il “più o meno” è dovuto allo chef patron del ristorante, perché parliamo di David Chang, un’autentica celebrità negli Stati Uniti che in Italia abbiamo potuto apprezzare principalmente grazie a Netflix.
Non chiedeteci di pronunciare questo nome, perché non ci riusciamo ma Wells assicura che in questo ristorante albanese e kosovaro si mangia benissimo. Suggerisce il pane, le salse e i sottaceti o lo stufato di vitello. Lo stile è tipicamente albanese-kosovaro: bella l'idea di esporre gli abiti tradizionali, significativo per una comunità radicata nel Nord degli Stati Uniti come quella balcanica.
Jonathan Benno, lo chef del ristorante, non ha bisogno di presentazioni: appassionato di cucina italiana, che propone sovente nei suoi tre ristoranti a Manhattan; allievo di Thomas Keller nella Napa Valley nel suo The French Laundry (Tre Stelle Michelin e due volte Miglior Ristorante al Mondo per la World’s 50Best) e, a sua volta, Tre Stelle Michelin. Il New York Times è innamorato del suo stile quindi non poteva mancare l’ultimo ristorante arrivato in casa Benno, il primo col cognome dello chef patron.
Jenny Kwak è una di quelle chef da tenere d’occhio: inserita quest’anno anche in Guida Michelin, senza stella né premi ma menzionata in una sorta di anteprima per il 2020, ha creato in questo ristorante un connubio perfetto di cucina americana e coreana. Nel menu si trovano dup bap (una zuppa coreana) oppure ostriche alla griglia fino ad arrivare a piatti della tradizione tex-mex. Non si fa mancare nulla, annullando quella spada di Damocle della tradizione-conserviamo-le-radici-km-0 che spesso i cuochi sentono sulla propria testa.
Sembra un nome partorito dalla geniale mente di Matt Groening, come per il primo della lista non si tratta di un vero ristorante, bensì di un food truck con specialità messicane. Tortillas, manzo, tanto peperoncino e cannella hanno conquistato l’esigente palato di Pete Wellls.