Il 13 maggio del 1931 veniva fondato l’Harry’s Bar, tra i locali più noti di Venezia. A distanza di 91 anni, vogliamo celebrare un’istituzione della Laguna raccontando la storia della sua fondazione. Una storia di generosità e riconoscenza dietro la sala forse più esclusiva della città.
Il 13 maggio del 1931 nasceva ufficialmente l’Harry’s Bar, luogo di ritrovo capace di diventare una vera istituzione a Venezia, con una storia alle spalle a dir poco ricca, curiosa e coinvolgente. Una storia, di fatto, iniziata per 10.000 lire.
Può un locale nascere grazie a un debito saldato? Può un bar nascere per un debito saldato, per di più ad anni di distanza dal prestito della somma? Può questo stesso locale diventare un’istituzione storica in città e, anche considerando quale sia la città, acquisire grande fama anche a livello internazionale? Sì, se questo locale è l’Harry’s Bar sulle rive della Laguna. Locale dal quale nel corso della sua storia sono usciti il Bellini e il carpaccio, nati proprio qua dentro.
Un luogo affascinante, magico, per certi versi glitterato e pettinato quando ancora questi termini non andavano di moda. Oltre 90 anni ad accompagnare la storia della Serenissima, quasi viaggiando a braccetto con la città. Decenni nel corso dei quali l'Harry's è stato capace di attrarre e conquistare con la sua aura, atmosfera unica, una clientela esclusiva. Formata, tra gli altri, da personalità come Truman Capote, Charlie Chaplin, Peggy Guggenheim e Orson Welles.
Basterebbe questa lista di nomi per capire l’importanza, e il peso specifico, dell’Harry’s per la città di Venezia (e, ovviamente, viceversa). Dal punto di vista prettamente gastronomico e “patinato” probabilmente senza questo locale la Serenissima sarebbe stata un po’ più “povera”, e avrebbe avuto qualcosa in meno da poter raccontare. E, di riflesso, anche un'occasione in meno per essere raccontata. Il legame tra le due realtà, insomma, è strettissimo e coinvolgente.
Se, però, in tanti anche solo per sentito dire conoscono questa istituzione della ristorazione e dell’accoglienza cittadina, forse non tutti hanno presente la storia celata dietro un locale diventato ormai parte integrante di Venezia. Una storia affascinante e quasi degna di una sceneggiatura. La quale, perché no, potrebbe essere stata scritta proprio su uno di questi tavoli.
Dietro a un luogo di ritrovo del genere, in fin dei conti, non poteva di certo esserci un copione banale. Tutto nasce nel secolo scorso, tra le due guerre, quando nel 1931 il locale venne fondato da Giuseppe Cipriani. Parte del merito, però, va riconosciuta alla correttezza di un ragazzo americano, supportato pochi anni prima dallo stesso Cipriani. Ma cosa avvenne nello specifico? Pensare che tutto è nato per problemi di alcolismo. E per 10.000 lire…
Se l’apertura ufficiale dell’Harry’s Bar risale al lontano 1931 (il che lo rende uno dei locali più storici d’Italia), bisogna tornare più indietro nel tempo per conoscere i presupposti della sua nascita. Le metaforiche fondamenta del locale infatti affondano negli anni Venti del secolo scorso, precisamente nel 1928, quando un giovane americano, rampollo di una facoltosa famiglia di Boston, si trasferì dagli Stati Uniti a Venezia per tentare di curare la propria dipendenza dall’alcol.
Come raccontato in passato da Giuseppe Cipriani questo ragazzo venne inizialmente ospitato da una zia, ma in seguito a un alterco la donna decise di piantarlo in asso, lasciandolo per di più con una manciata di spiccioli in tasca. Chissà quale sarebbe stato il destino di Harry Pickering, questo il nome dell’americano, se non avesse incontrato sulla sua strada lo stesso Cipriani. Costui infatti all’epoca lavorava come barman nell'hotel Europa & Britannia, dove Harry risiedeva, e mosso a compassione dal racconto e dalla situazione del giovane, in terra straniera e con il portafogli praticamente vuoto, per supportarlo decise di donargli a fondo perduto 10.000 lire. Somma considerevole per il tempo, soprattutto considerando il salario di un barman.
Con il denaro Harry avrebbe avuto l’opportunità di tornarsene in patria, potendo qui cercare supporto per la sua dipendenza. In quel momento, simbolicamente quanto in modo inconsapevole, iniziò a prendere forma il sogno di Cipriani di aprire un locale tutto suo. Come per la maggior parte delle cose belle, però, c’è bisogno di tempo. E l’assioma si conferma anche in questo caso.
Bisogna attendere due anni prima che Harry, superata la propria dipendenza, decida di tornare sulla Laguna non solo per saldare il suo debito, ma anche per mostrare la sua riconoscenza a Cipriani restituendogli una cifra tre volte maggiore. Con le 30.000 lire in tasca Giuseppe decise di investire nel proprio progetto, e In onore del suo benefattore chiamò Harry’s Bar il nuovo locale, inaugurato il 13 maggio 1931. Il resto, poi, è storia. Anzi forse meglio dire leggenda.
Nel corso del tempo nel locale avviato da Giuseppe Cipriani ed ereditato, negli anni ’50, dal figlio Arrigo si sono susseguiti clienti di uno spessore non indifferente.
Per capire l’importanza, e il peso, dell’Harry’s a Venezia basti pensare come Ernest Hemingway avesse un posto riservato, un tavolo fisso, e qui lo scrittore mise nero su bianco il suo romanzo Di là dal fiume e tra gli alberi, proprio con Venezia a fare da sfondo alla storia. Orson Welles e Truman Capote hanno respirato l’atmosfera di questo posto, così come Peggy Guggheneim (figlia del magnate del rame Benjamin, deceduto nel naufragio del Titanic) o Onassis, Charlie Chaplin e Arturo Toscanini.
Oggi l'Harry's Bar fa parte del vasto mondo legato all'accoglienza e alla ristorazione del brand Cipriani, marchio di lusso che raccoglie anche ristorante, lounges, hotel e residences.