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14 Marzo 2025 11:00

Gyoza, storia e varianti dei ravioli asiatici sempre più popolari in Occidente

Se c'è un formato di pasta comune a tanti paesi del mondo quello è senza dubbio il raviolo. I gyoza fanno parte della cultura culinaria asiatica e sempre più persone, anche in Italia, stanno iniziando ad apprezzarli.

A cura di Enrico Esente
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La pasta ripiena non è una peculiarità tipica della sola cucina tradizionale e regionale italiana, ma in realtà è diffusa in gran parte dei paesi del mondo. Certo, il nome differisce da paese in paese, così come gli ingredienti e i metodi di preparazione. Oggi ti spiegherò qualcosa in più sui gyoza, un raviolo ripieno di carne e verdure che ormai è diventato celebre anche in Europa e in Italia.

Gyoza, storia, origini e varianti

I gyoza giapponesi sono tra i piatti più apprezzati e conosciuti della cucina nipponica: si tratta di piccoli ravioli ripieni, dalla forma di una mezza luna. L'origine è cinese e il termine gyoza deriva da una traslitterazione di jiaozi, fagottini ripieni di carne e verdura. Non differiscono molto da questi, infatti si caratterizzano per il forte sapore di aglio mescolato al gusto delicato di sale e soia. Il ripieno è preparato con carne trita di maiale, cavolo, cipolla e aglio.

I gyoza giapponesi si distinguono per un particolare metodo di preparazione che è quello della cottura alla griglia(yaki-gyoza): vengono cucinati da entrambe le parti fino a formare una particolare crosta dorata, mentre la parte all'interno resta succosa e morbida. Vengono serviti con una salsa di soia alla quale viene aggiunto aceto di riso e rāyu, un olio di sesamo comune in tutto l'Estremo Oriente fatto con un peperoncino piccante. Nel Paese d'origine, in Cina, la tradizione voleva che venissero associati al Capodanno cinese, cucinati come simbolo di prosperità e fortuna per l'anno seguente. In Giappone invece sono ottimi sia come snack che come portata principale a cui viene abbinata una scodella del classico riso gohan con semi di sesamo.

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La storia dei gyoza giapponesi è legata alla Seconda guerra mondiale, quando i soldati fecero ritorno nel Paese del Sol Levante dopo aver trascorso del tempo in Cina. L'influenza culinaria arrivò anche in Giappone dove gli abitanti locali iniziavano a preparare la loro versione degli jiaozi, con ingredienti e metodi di cottura adattati al loro gusto e alle tradizioni culinarie locali. Di lì a poco le trattorie di gyoza iniziarono a diffondersi a macchia d'olio in tutto il Paese. Bisogna considerare che un ulteriore punto di forza per quest'alimento è il prezzo: costano davvero poco e sono accessibili a tutti.

Il successo dei gyoza in Occidente

I gyoza rappresentano un perfetto esempio di come un piatto tradizionale riesca a evolversi e adattarsi a diverse culture culinarie. Il passaggio da Cina a Giappone, da jiaozi a gyoza, ha reso questo prodotto amato in tutto il mondo. Da qualche anno abbiamo scoperto la loro "potenzialità" anche in Europa e, particolarmente in Italia, sono un punto fermo quando decidiamo di cimentarci nella cucina asiatica. La loro popolarità può essere attribuita alla versatilità – perché possono essere cotti sia al vapore (mushi-gyoza), sia bolliti (sui-gyoza) sia fritti (sempre yaki-gyoza) – alla facilità di preparazione e alla condivisione sociale, particolarmente comune durante i pasti. Negli ultimi anni, infatti, il trend che si è sviluppato in Occidente è quello del gyoza come piatto comune, un antipasto da condividere tra tutti i commensali e non di una portata principale, alla stregua delle tapas spagnole. Qui si crea un momento conviviale e divertente che ha reso questa pietanza ancora più nota dalle nostre parti. Inoltre, esistono tantissime varianti per tutti i modi e gusti e metodi di cottura che ne esaltano il gusto.

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Tra le più conosciute non può mancare la versione "light" ossia con carne di pollo al posto di quella di maiale, spesso accompagnata da cavolo coreano, zenzero e aglio, per un sapore che risulta più delicato. I gyoza possono essere gustati anche da chi non mangia carne: esiste infatti una versione vegetariana che include funghi, spinaci, tofu e verza.

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Quello che i piatti non dicono
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