Tornati alla ribalta per i loro benefici nutrizionali e organolettici, i grani antichi hanno accompagnato la storia dell'umanità fornendo cibo e nutrimento per secoli. Scopriamo origini, proprietà e differenze con quelli "moderni".
Farro monococco, Senatore Cappelli, grano korasan – meglio conosciuto come Kamut -sono solo alcuni tra i più famosi grani antichi di cui hai probabilmente sentito parlare. Si tratta di varietà di cereali che sono state coltivate per secoli, prima dell'avvento dell'agricoltura industriale, e che dopo un periodo in cui sono stati messi da parte per lasciare spazio ai più moderni, oggi sono tornate alla ribalta per i loro benefici nutrizionali e organolettici. Ma quali sono le origini e quali le loro proprietà? E in cosa si differenziano da quelli contemporanei? Ecco tutto quello che c’è da sapere sui grani antichi.
Hanno accompagnato la storia dell'umanità, fornendo cibo e nutrimento a diverse civiltà, come quella egizia, quella greca, quella romana e quella medievale. I grani antichi erano apprezzati per la loro resistenza alle avversità climatiche e ai parassiti, per il loro alto valore energetico e per la loro versatilità in cucina. Venivano infatti usati per preparare pane, pasta, polenta, zuppe, dolci e birra. Queste specie sono state addomesticate dagli antichi popoli del Vicino Oriente, tra il 10.000 e il 5.000 a.C., e si sono diffuse in Europa e in Asia grazie alle migrazioni e agli scambi commerciali.
Perché sono quindi caduti in disuso, fino a essere riscoperti solo di recente? Con l'avvento della produzione di pasta su scala industriale, e con la crescente domanda di consu,o che il nostro territorio non riesce da solo a soddisfare, sono state favorite tutte quelle varietà che avevano una maggiore resa in condizioni standard (ovvero indipendentemente dalla zona di produzione) oltre che una maggiore quantità di glutine, cosa che favorisce le lavorazioni meccaniche. Anche per questo motivo l'industria della pasta è cambiata molto negli ultimi 100 anni.
Dopo gli anni dell'industrializzazione della gran parte dei processi di produzione alimentare e dell'entusiasmo per i prodotti della Gdo, questi grani sono stati pian piano riscoperti anche in varietà molto locali, come il grano saragolla, la tumminis, il gentil rosso, la verna, il Rieti e così via.
L'uso dei grani antichi comporta diversi vantaggi in termini di sapore e nutrimento:
Le varietà più diffuse di grani antichi in Italia e nel mondo sono molte e diverse tra loro. Alcune sono tipiche di alcune regioni o zone geografiche, altre sono più diffuse a livello globale. Tra le varietà più conosciute e apprezzate ci sono:
I grani moderni sono il risultato di una selezione genetica intensiva che ha avuto inizio nella seconda metà del Novecento, con l'obiettivo di aumentare la produttività e la qualità delle farine. Sono caratterizzati da piante più basse e robuste, che sopportano meglio il peso delle spighe e richiedono meno sostegno meccanico. Inoltre, hanno un glutine dalla struttura più compatta e una forza superiore, che conferisce alle farine una maggiore capacità di assorbire acqua e di formare una rete elastica durante la lievitazione.
Queste caratteristiche rendono i grani moderni più adatti alla produzione industriale di pane, pasta e altri prodotti da forno. Tuttavia, la selezione genetica ha anche comportato una perdita di diversità e di valore nutrizionale, che sono più poveri di fibre, proteine, minerali, vitamine e composti bioattivi rispetto a quelli antichi. Inoltre, il glutine dei grani moderni è più aggressivo e può risultare più indigesto per l'organismo, e può causare reazioni immunitarie e infiammatorie in soggetti predisposti.
Va detto, tuttavia, che il numero di studi finora condotti è troppo esiguo per concludere, in modo definitivo, che i grani antichi abbiano una netta superiorità nutrizionale rispetto a quelli moderni: sono ulteriori ricerche in ambito nutrizionale potranno confermare o smentire il valore dei grani antichi rispetto a quelli lavorati industrialmente.