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24 Aprile 2025 11:32

Giorgio Locatelli: “Da giovane sono stato umiliato. Una coppia mi pagò 30 mila euro per cucinare i tagliolini”

Lo chef si prepara all'apertura del suo nuovo ristorante ripercorrendo varie fasi della sua vita: dalla morte dell'amato fratello agli esordi a Parigi, dove ha subito enormi umiliazioni professionali e personali, fino all'aneddoto sul lusso: "Una coppia mi pagò 30 mila euro per cucinare i tagliolini a Doha".

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Dichiarazioni sorprendenti quelle rilasciate da Giorgio Locatelli al Corriere della Sera, che fanno molto discutere: "Quando ero giovane ho subito umiliazioni di ogni tipo in cucina". Ora le cose sono cambiate per lo stellato, amatissimo giudice di di MasterChef Italia, dopo aver chiuso il capitolo più importante della sua vita professionale. Lo stop a Locanda Locatelli, storico ristorante londinese, che ha servito l’ultimo piatto il 31 dicembre 2024, dopo ventitré anni di servizio ininterrotto. "È stato come togliersi un macigno dalle spalle", racconta Locatelli, con quella sincerità disarmante che lo ha reso un punto di riferimento non solo nella cucina d’autore, ma anche nella televisione italiana.

Il nuovo corso di Giorgio Locatelli e le esperienze più surreali

Nell'intervista non ha parlato di stanchezza fisica ma di una pressione continua: "Avevamo 76 persone fisse in brigata, a volte anche 84. Aperto ogni giorno, zero tregua. Quel primo sabato libero, con mia moglie Plaxy, ci siamo guardati increduli: era il primo weekend senza lavoro dal 2002". Un carico eccessivo che farebbe implodere chiunque e che, alla fine, ha fatto implodere il cuoco varesino.

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Il 10 maggio lo chef inaugurerà una triplice esperienza culinaria nel cuore culturale di Londra, alla National Gallery, con il ristorante Locatelli’s, il Bar Giorgio e un club esclusivo ma questa volta cambia tutto perché lui gestirà il personale e cucinerà, a tutti gli aspetti finanziari ci penseranno gli altri. Una "zavorra", come la chiama lui, che è quella del business e che nei primi anni in Inghilterra gli ha causato enormi problemi. Appena arrivato a Londra lo chef aprì Zafferano e dopo 7 anni subì una truffa vergognosa, lasciandolo senza niente in mano, costringendolo ad anni di terapia e a ricominciare da capo. Dopo poco perse anche suo fratello Roberto, per un cancro alla gola, e "dopo di lui è mancato anche mio padre, non ha retto il dolore. Quel lutto mi ha trasformato: mi sono detto che la vita è troppo breve per sprecarla in cose che non ti rendono felice".

Il rapporto con i familiari non è sempre stato facile per Locatelli che a 14 anni ha smesso di parlare con i suoi perché "lavoravo nel ristorante degli zii, uscivo, ero ingestibile. Mia madre ogni tanto mi diceva che mi avevano scambiato in culla. Ora ha 90 anni, la chiamo ogni sera. Una volta mio padre è venuto a trovarmi a Dubai, quando gestivo il ristorante Ronda. Non credeva che ce l’avessi fatta davvero. In quel momento, mi ha detto che era fiero di me". Un rapporto familiare che affonda perfino le radici nell'antifascismo, dato che suo zio è stato un partigiano, fucilato dai nazisti, uno zio di cui la famiglia Locatelli è estremamente fiera e che fa rivivere spesso attraverso i racconti di quei momenti terribili. C'è talmente orgoglio che, nella cena fatta al Quirinale, lo chef ha ammesso di essersi sentito strano a stringere "certe mani, non tutti mi ispiravano fiducia".

Con il ristorante a Dubai ha anche sperimentato quanto possano essere complesse le culture lontane: "Un nostro dipendente fu arrestato per aver fumato uno spinello. Avrebbe dovuto restare in prigione quattro anni. Lo tirammo fuori grazie a qualche aggancio, ma capimmo che non era più un Paese dove volevamo lavorare". Tra gli agganci più noti dello chef c'è poi quello con la Royal Family tant'è che Carlo, quando era ancora principe, mangiava spesso da lui con Camilla, un rapporto che ha tutt'ora tant'è che ogni anno gli manda un tartufo bianco d'Alba ma "una volta non mi ha ringraziato. L’anno dopo mi ha spedito un tartufo nero, raccolto da lui a Sandringham. Un gesto straordinario, e quel tartufo era pure buonissimo".

Nonostante il successo, lo chef non dimentica gli inizi duri: "A Londra e Parigi ho subito umiliazioni tremende. Fosse oggi, non resisterei: me ne andrei. Nessuno merita quel tipo di trattamento. Ora cerco di dare l’esempio in cucina: si guida con il rispetto, non con la paura". Dice che ora il suo rifugio è nella famiglia e che con gli anni ha pensato spesso al concetto di lusso estremo perché "Una volta una coppia mi ha pagato 25 mila sterline per due piatti di tagliolini al tartufo bianco a Doha. Sono cose che ti fanno pensare a quanto può valere, per qualcuno, l’esperienza unica del gusto". Il lusso non deve fare rima con i riconoscimenti, tant'è che ammette che la Stella Michelin non gli manca e che non cucina "per i riconoscimenti, ma per la sala piena. Non ho mai amato quel mondo un po’ invasato delle cerimonie".

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