Si chiama geoduck il mollusco più grande del mondo. È una vongola gigante, ha la proboscide e può superare i 160 anni di età. Il suo prezzo? Circa 80 euro al chilo. Catturarlo però non è così semplice.
Il suo nome sembra quello di un Pokemon d'acqua: si tratta però di una creatura realmente esistente, piuttosto longeva e anche abbastanza cara. È probabilmente uno degli animali più strani del mondo e rappresenta sicuramente la varietà di mollusco più grande che ci sia. Si chiama geoduck, è una vongola gigante capace di vivere anche più di 150 anni (l'esemplare detentore del record pare avesse superato 168 primavere) la cui raccolta è piuttosto elaborata. Anche per questo in fase di acquisto il suo prezzo può superare gli 80 euro al chilo. Chi pensava che il percebes fosse la creatura marina più strana, probabilmente dovrà ricredersi.
Chiamato pure panopea, il geoduck è conosciuto volgarmente anche come vongola con la proboscide. Capire il perché non è di certo complicato, considerata l'estetica e la conformazione di questo mollusco bivalve da record. Il suo nome deriverebbe da un'antica lingua nativa statunitense, e significherebbe ‘colui che scava in profondità'.
L'animale infatti vive sotto la sabbia, con il solo sifone (vale a dire quella sorta di proboscide) a spuntare dal terreno. Già la conchiglia del mollusco può arrivare a 40 centimetri di lunghezza e da questa esce una protuberanza capace in tanti casi di raggiungere il metro. Come detto si tratta del mollusco più grande del mondo: se da una parte infatti supera facilmente il metro, dall'altra alcuni esemplari possono arrivare anche a sette di lunghezza complessiva. Il peso si aggira attorno al chilo per gli esemplari standard, ma ne sono stati trovati alcuni anche di oltre cinque. Sono, inoltre, animali particolarmente longevi: superano con facilità i 100 anni di età, con l'esemplare più vecchio mai rinvenuto (sulle coste del Canada) capace di sfiorare i 170. Tempo per crescere, insomma, ne ha a disposizione. E a giudicare dal suo stile di vita la sua non sembra proprio un'esistenza di fatiche e stress.
Il geoduck vive per lo più sulle coste canadesi e dell'Alaska, ma si trova anche nella parte Nord degli Stati Uniti. Il suo habitat naturale è sotto la sabbia, predilige quella argillosa, laddove le acque non sono particolarmente profonde potendo quindi facilmente estrarre il sifone dal terreno. Vive solitamente tra i 20 centimetri e i 3 metri nel sottosuolo (a seconda della sua grandezza) e non si può dire come sia un animale amante degli spostamenti: la vongola con la proboscide infatti può passare tutta la vita nel punto in cui è nata, cibandosi sfruttando la proboscide aspirante in grado di risucchiare eventuali microrganismi planctonici convogliati poi verso le branchie, dove sono filtrati e digeriti.
Considerato come viva parecchi centimetri sotto terra, catturarlo è un'impresa non facile. Chi ne va in cerca è praticamente costretto a scavare a mani nude o con l’ausilio di una pala. Alcuni usano anche una pompa a getto d’acqua per smuovere la sabbia rendendo più semplice il raggiungimento del mitile.
Per di più la sua pesca è fortemente regolamentata, al punto da essere prevista una quota massima annuale di cattura, per di più distante dai periodi riproduttivi e solamente di esemplari che soddisfano un determinato standard di dimensioni, non eccessive. Va detto come, per preservare la specie, da una cinquantina di anni ne siano nati allevamenti appositi dove vengono, praticamente, coltivati: lasciati crescere nella sabbia per vari anni prima di essere raccolti.
Il prezzo? Può raggiungere gli 80 euro al chilo e il mercato a loro legato (prevalentemente concentrato in Oriente) si aggira sugli ottanta milioni di dollari l'anno.
Come si mangia il geoduck? In Corea per lo più crudi a mo' di ostriche, in Cina così come in Giappone ne viene realizzato del sashimi accompagnato da wasabi e salsa di soia. Se ne realizzano comunque diverse ricette, tra cui anche carpacci, ceviche o insalate a base di sifone di geoduck. Per quanto riguarda consistenza e sapore questo vongolone gigante si presenta piuttosto fibroso, con la proboscide particolarmente dolce ma con un'inevitabile punta di sapidità marina. Per chi non ama il crudo è consigliabile invece una veloce cottura del sifone, per non rovinare troppo la materia prima e preservarne per quanto possibile il sapore originale. Per quanto riguarda il corpo, invece, pare venga particolarmente bene grigliato.