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31 Gennaio 2025 10:28

Finalmente arriverà una legge contro la shrinkflation (forse)

In teoria ad aprile entrerà in vigore una legge contro shrinkflation approvata dal Senato ma l'Unione Europea potrebbe avviare una procedura d'infrazione.

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A partire da aprile entrerà in vigore la nuova normativa contro la shrinkflation, ovvero la riduzione della quantità di prodotto senza un corrispondente abbassamento del prezzo. Il Senato ha infatti approvato in via definitiva il nuovo articolo 15-bis del Codice del consumo intitolato “Disposizioni in materia di riporzionamento dei prodotti preconfezionati”, una misura pensata per tutelare consumatori e consumatrici dalla "sgrammatura". Tuttavia questa misura potrebbe presto scontrarsi con l’Unione Europea, rischiando una procedura d’infrazione simile a quelle già affrontate per il divieto sulla carne coltivata e per l’uso di denominazioni come burger o bistecca per prodotti a base vegetale.

Cos’è la shrinkflation?

Negli ultimi anni, sempre più prodotti alimentari hanno subito una riduzione di peso senza variazioni nel prezzo, generando malcontento tra i consumatori. Alcuni esempi concreti segnalati da Altroconsumo includono:

  • Pacchi di pasta ridotti da 500 a 450 grammi;
  • Colombe pasquali da 750 grammi vendute al prezzo di quelle da un chilo;
  • Formaggi spalmabili passati da 200 a 190 grammi;
  • Merendine  ridotte da 280 a 270 grammi;
  • Bibite diminuite da 1,5 a 1,15 litri.

In alcuni casi, la shrinkflation ha avuto un impatto economico significativo: ad esempio, una riduzione di 10 grammi in confezioni di Prosciutto di Parma DOP o di Bresaola della Valtellina IGP ha comportato un incremento del prezzo al chilo fino a 5-6 euro. Una vera e propria tassa sulla pelle dei consumatori.

La legge italiana contro la shrinkflation

Il 12 dicembre scorso, il Senato ha approvato il nuovo articolo 15-bis del Codice del consumo, che introduce l’obbligo di segnalare la riduzione del contenuto su un’etichetta ben visibile con la dicitura: “Questa confezione contiene un prodotto inferiore di X (unità di misura) rispetto alla precedente quantità”.

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Tale avviso dovrà rimanere sulla confezione per sei mesi dal lancio del nuovo formato. Nonostante le buone intenzioni, la normativa presenta alcune criticità evidenziate dalle associazioni dei consumatori:

  • Non è previsto l’obbligo di indicare l’aumento del prezzo al chilo;
  • La legge si applica solo se il packaging rimane identico, permettendo ai produttori di aggirarla con minime modifiche alla confezione;
  • Sconti temporanei potrebbero inizialmente mascherare la riduzione del prodotto, rendendo difficile per i consumatori percepire l’aumento di prezzo.

Nonostante l’impegno dell’Italia nel contrastare questa pratica, la legge potrebbe non entrare mai effettivamente in vigore a causa di problemi burocratici. Secondo Pagella Politica, il Governo non avrebbe rispettato la procedura Tris, un passaggio obbligatorio per modificare normative che incidono sul mercato unico europeo. Inoltre, la versione notificata alla Commissione Europea sarebbe diversa da quella approvata in Parlamento.

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che l’Italia, insieme alla Francia, è stata tra le prime nazioni europee a regolamentare la shrinkflation. Tuttavia, mentre la Francia ha seguito le procedure comunitarie, l’Italia rischia una sanzione. La normativa francese, infatti, impone ai distributori (e non ai produttori) di segnalare la riduzione di quantità, evitando così problemi con Bruxelles. In attesa di un eventuale intervento dell’UE, resta da vedere se la legge italiana riuscirà davvero a tutelare i consumatori o se finirà per essere un’arma spuntata nella lotta contro la shrinkflation.

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