Il classico abbinamento del primo maggio fra fave e pecorino quest'anno sarà più conveniente: fra i tanti aumenti del periodo, infatti, il duo storico segna invece cali importanti di prezzo.
Si parla spesso di aumenti ma non si dà mai visibilità alle riduzioni di prezzo: dopo tanti allarmi a causa del clima, questo 2024 una buona notizia, per quanto circoscritta nel tempo, la offre. L'abbinamento fave e pecorino, tradizione del 1 maggio in tutto il Centro Italia, non è solo uno "snack" saporito da consumare durante i pic nic, ma è anche il simbolo dell'avvio della bella stagione: e quest'anno potremo gustarlo a prezzi più contenuti. Come riporta l'Ansa, la produzione di fave presenta quotazioni all'ingrosso più basse di quasi il 20% rispetto al 2023, attestandosi in questa settimana sui 1,45 euro al chilo, contro gli 1,80 euro al chilo di un anno fa. Anche il pecorino rispetto al 2023 ha subito un calo del 13,3%.
L'abbinamento delle fave con il pecorino risale all'antica Roma: quando era in uso celebrare l'arrivo della primavera con un pranzo ricco di leccornie ma anche piuttosto semplice negli abbinamenti, all'aperto, in quella che oggi considereremmo una gita fuori porta, assieme a parenti e amici, per augurare loro felicità e prosperità. Ma anche nell'antica Roma, non si trattava di una tradizione che affondava le radici nella cultura degli antenati: le fave, in particolare, retaggio della tradizione greca, erano considerate simbolo di sventura e morte. Grazie all'usanza sempre più in voga di abbinarle al pecorino durante i pasti all'aria aperta le fave acquistarono nuova notorietà e sovvertirono la loro cattiva fama.
Grazie al loro potere nutritivo, iniziarono a diventare simbolo di fertilità, furono consacrate alla dea Flora, protettrice della natura in fiore e della rinascita, e consumate con maggiore frequenza. Inoltre il pecorino, la cui creazione risale proprio all'antica Roma, divenne uno degli ingredienti base del pasto dei legionari. I Romani, ammaliati da questo abbinamento, non lo abbandonarono più, tramandandolo di generazione in generazione.
Fra i tanti aumenti di quest'anno, per una serie di elementi congiunturali, non si ravvisano quelli di fave e pecorino, che al contrario hanno subito una contrazione dei prezzi. Per quanto riguarda le fave, si riscontra un'abbondanza maggiore in termini di produzione, soprattutto di quelle lucane e laziali, partite entrambe con anticipo a causa delle temperature alte: le quotazioni all'ingrosso parlano di un – 20% circa rispetto al 2023. Il pecorino presenta un dato altrettanto interessante anche se meno importante: se è vero infatti che rispetto al 2023 ha subito un calo del 13,3%, è altrettanto vero che segna comunque una crescita del +65,8% rispetto al 2020.