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21 Giugno 2021 13:00

Euro 2020 arriva a Copenaghen: i piatti tipici locali da mangiare durante la partita

Nella città della Sirenetta non mancano di certo le specialità gastronomiche da gustarsi durante le partite dell'Europeo. La Danimarca prosegue il suo torneo, e i tifosi biancorossi possono contare su un ampio ventaglio di possibilità per uno degli abbinamenti più ghiotti: quello tra il calcio e il cibo. Cosa si mangia a Copenaghen? Alla scoperta dei piatti tipici locali.

A cura di Alessandro Creta
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Con un ritardo di un anno sulla tabella di marcia, anche Copenaghen sta vivendo il suo Europeo. La Capitale della Danimarca è tra le città scelte per ospitare la competizione calcistica che, per la prima volta nella storia, si svolge in modalità itinerante.

Il Parken è lo stadio selezionato dalla Uefa come sede di quattro gare del torneo: la formazione danese gioca qui tutte le sue tre partite del girone di qualificazione, in più nell'impianto cittadino si svolgerà anche un ottavo di finale. Con una capienza da poco meno di 40 mila spettatori totali, saranno ammessi nello stadio che ospita gli impegni casalinghi del Copenaghen circa 11 mila persone.

In questa ideale trasferta in terra danese andremo alla scoperta dei piatti tipici locali che, siamo sicuri, durante le gare della nazionale (ma non solo) saranno consumati in grandi quantità.

Il Parken di Copenaghen: la sua storia

I lavori di costruzione del Parken iniziarono nel 1990 e terminarono due anni più tardi. Appena in tempo per poter festeggiare una delle prime uscite della Danimarca neo campione d'Europa, in un remake della finale con la Germania che si era svolta solo due mesi prima. Sul prato verde dell'impianto capitolino inoltre si sono esibiti, nel corso degli anni, grandi artisti come i Pink Floyd, i Rolling Stones e Michael Jackson, e una delle particolarità dello stadio è la presenza del tetto retrattile.

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Lo stadio Parken di Copenaghen

L'impianto si trova nel quartiere di Østerbro e le partite in programma qui, oltre a Danimarca-Finlandia, sono Belgio-Danimarca (giocata lo scorso 17 giugno), Russia-Danimarca (oggi alle ore 21:00) e un ottavo di finale che andrà in scena il 28 del mese nuovamente alle 21:00.

Le premesse per assistere a un grande spettacolo ci sono tutte, ora non ci resta che andare alla scoperta dei piatti tipici locali per il classico abbinamento calcio-cibo. Quali specialità danesi per accompagnare le partite della nazionale biancorossa? Quali sono le pietanze migliori che si sposano con le gare di Euro 2020?

Street food, pallone e (tante) calorie: viaggio tra i piatti tipici

Ci troviamo in una delle capitali della gastronomia contemporanea. Nell'ultima decade Copenaghen ha ingranato la quinta e, grazie anche alle sperimentazioni e alle innovazioni di ristoranti come il Noma o il Geranium, la città è diventata un polo internazionale anche per appassionati gourmet attratti dal richiamo della nuova frontiera dell'alta cucina locale. Copenaghen comunque mantiene viva la sua identità gastronomica tradizionale e anche a livello di street food ha molto da offrire a locali e turisti.

Lasciamo da una parte le fermentazioni di René Redzepi, rimaniamo tra le strade e nelle case cittadine alla ricerca di qualche ricetta da poterci gustare durante i 90 minuti della gara. L'importante è mettersi l'anima in pace ed essere consapevoli che il cibo del posto è decisamente pesante, grasso e ricco di calorie. Accompagnare il tutto con qualche buona birra locale, inoltre, è quasi un must. Mantenere la silhouette della Sirenetta, che dagli scogli del porto osserva il mare di Copenaghen, non sarà quindi impresa semplice. Qui, insomma, non si gioca certo in difesa…

 1. Stegt flæsk

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Stegt Flaesk, eletto piatto nazionale danese nel 2014

Usando una metafora calcistica, lo stegt flæsk è forse il bomber, l'ariete, della formazione "food" che la Danimarca può schierare in un campo ideale. Si tratta di una preparazione che nel 2014 è stata votata (con oltre il 40% delle preferenze) come la più rappresentativa della nazione; colei che incarna la vera essenza della cucina locale. Lo stegt flæsk lo immaginiamo come il numero 9, il cannoniere grosso e pesante della gastronomia danese a base di fette fritte di lombo di maiale con tanto di cotenna, accompagnate da patate lesse nappate con una salsa al prezzemolo riccio. Un piatto della tradizione nazionale che abbina gusto, quantità e calorie. Inevitabile, dopo tutto, considerate le rigide temperature alle quali la popolazione locale è sottoposta per lunghi periodi dell'anno.

In Italia lo stegt flæsk sarebbe considerato un secondo, ma qui viene proposto come primo piatto. Per avvicinarsi alla cucina locale forse è la scelta migliore: costo tutto sommato contenuto (considerando che Copenaghen non è certo una città economica) per una pietanza che, in alcuni ristoranti, viene anche inserita nella formula all you can eat.

 2. Smørrebrød

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Smørrebrød, il "toast aperto" danese

Se il sopra citato stegt flæsk possiamo considerarlo il numero 9 della gastronomia tradizionale danese, lo smørrebrød potrebbe vestire tranquillamente la maglia numero 10 in questa fantasiosa formazione. Per un soffio non è diventato, nel sondaggio del 2014, il piatto simbolo della Danimarca, battuto per una manciata di voti dal lombo di maiale fritto. Rappresenta però un'altra ricetta tipica del luogo anche se, il popolo ha parlato, è "solo" la seconda in fatto di identità nazionale.

Meno quantità rispetto allo stegt ma più imprevedibilità, estro, fantasia negli abbinamenti. Con quel tocco di classe, tipico del fantasista dai piedi buoni, ideale per i palati più esigenti e curiosi. Stavolta ci troviamo davanti a una sorta di toast aperto, la cui base è una fetta di pane di segale imburrata (la traduzione letterale del nome è appunto pane e burro) e farcita con formaggio, salumi, carne, pesce o gamberetti. La scelta per quanto riguarda la farcitura non manca di certo: ne esistono oltre 150 varianti codificate dalla tradizione.

Cosa lo differenzia dal sandwich classico? Il fatto che abbia solamente una fetta di pane sulla quale vengono sistemati tutti gli altri ingredienti, tra i quali i favoriti dai danesi sono aringa, salmone, uova, gamberetti, platessa, pomodoro, paté di fegato di maiale, carne di manzo e cipolla, solo per citarne alcuni. Una ricetta che risale al XIX secolo, ma che con il dilagare dello street food sta godendo di un nuovo lustro.

 3. Røde Pølser

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Uno stand che vende Rode Polser per le vie della città

Ogni grande formazione che si rispetti ha tra le sue fila il classico mediano eclettico, tuttofare e di corsa, che sul terreno da gioco lo si può trovare praticamente ovunque, a caccia di qualsiasi pallone. Il røde pølser è il tipico hot dog nazionale ma di ispirazione statunitense, re dello street food locale (lo si trova quasi in ogni via di Copenaghen) e particolarmente apprezzato per la sua capacità di riempire la pancia pur senza svuotare il portafoglio.

Ne esistono svariate versioni e nella Capitale danese, così come nel resto del Paese, sono diffusissimi i chioschi che vendono ai turisti o ai cittadini il panino con salsiccia rossa o grigliata (sistemata nel foro centrale del pane cilindrico) accompagnata con cipolle crude, cipolle fritte, sottaceti, senape, ketchup e remoulade danese, una tipica salsa a base di tuorlo, olio di semi, capperi, cetrioli e limone. Ce ne sono rivenditori già all'interno dell'aeroporto di Copenaghen e le strade della città sono praticamente invase da stand che vendono questo hot dog caratteristico, economico e stuzzicante. Presenti oltre 100 chioschi, alcuni dei quali propongono anche salsicce a base di carne vegetale per vegetariani e vegani.

 4. Frikadeller

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Frikadeller, le classiche polpette nazionali

Ogni squadra ha il suo capitano, e quello di questa ideale formazione fatta di piatti a base di carne, pesce, salse e tante calorie è sicuramente il frikadeller. Il leader dello schieramento gastronomico danese, colui che abbina "esperienza" (la prima testimonianza risale alla fine del 1200) e tanta, tanta quantità. Piatto tipico locale e di origini antichissime, composto da corpose polpette di carne di maiale (o vitello) e cipolle successivamente cotte nella birra, nell’olio o, come vuole la tradizione, in padella nel grasso animale. Molto diffuse tra la cittadinanza locale vengono consumate sia a pranzo sia a cena e, negli ultimi anni, sono entrate anche nella proposta street food della città. Si capisce come ne bastino appena due o tre per saziare anche il più affamato dei commensali o, in questo caso, dei tifosi.

 5. Ristet hot dog

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Ristet hot dog, ha da poco celebrato I 100 anni in città

Ecco qui un'altra variante dell'hot dog, che ha recentemente festeggiato i suoi 100 anni di "presenza" sul territorio danese. Il ristet hot dog lo immaginiamo come il panchinaro della formazione danese, prima alternativa e pronto a subentrare in caso di necessità o, in questo caso specifico, di fame improvvisa da soddisfare velocemente. Anche lui ambasciatore dello street food della Capitale, questo panino rappresenta forse il primo esempio di fast food locale, con i "nonni" degli attuali chioschi in strada che nel gennaio del 1921 iniziarono a vendere queste salsicce accompagnate da pane e senape, con chiara ispirazione alla versione tedesca.

Al tempo come oggi, approfittando del fatto che qui i ristoranti alle 21 abbiano già tirato giù le serrande (si cena molto presto se consideriamo le nostre abitudini) in molti trovano conforto nel mangiare il ristet anche in orario più tardo e a un prezzo decisamente contenuto. Caratteristiche che gli permettono di poter essere "decisivo" quando c'è più bisogno, anche a pochi minuti dal suo ingresso in campo. Capace di riempire lo stomaco di chiunque in modo rapido e soddisfacente.

 6. Le birre

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L'accostamento fantozziano cibo, birra e calcio a Copenaghen conosce forse una delle sue massime espressioni. La Danimarca pur non essendo tra i primi grandi produttori europei della bevanda al luppolo ha una grande tradizione legata a questo prodotto. Carlsberg (fu il figlio del fondatore a regalare la Sirenetta alla città) e Tuborg sono i colossi nazionali della birra, ma Copenaghen è così ricco di microbirrifici che oggi se ne contano circa 200. Impossibile il contrario dopotutto: in Danimarca la birra affonda le sue radici in quasi 5000 anni di storia e il cittadino medio ne beve circa 80 litri all'anno. Tra le birre più particolari c'è quella prodotta dal microbirrificio Bryggeriet Apollo, fondato nel 1990 da un ex dipendente della Carlsberg (dove lavorò per circa 16 anni) e che rispetta la cosiddetta “legge della purezza” che consiste nell’uso di solo luppolo, malto e acqua.

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Quello che i piatti non dicono
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