Questa sera si giocherà l'ottavo di finale di Euro 2020 tra Francia e Svizzera a Bucarest, in Romania: una partita molto sentita perché nella stessa parte di tabellone dell'Italia. La cucina rumena è spesso sottovalutata ma è antichissima e ricca di gusto: vediamo quali sono i migliori piatti da gustare durante il match.
La fase a eliminazione diretta di Euro 2020 procede e questa sera a Bucarest si sfideranno per gli ottavi di finale la Francia di Mbappè e Benzema, contro la Svizzera dell'ex tecnico della Lazio Vladimir Petkovic. Teatro della sfida sarà l'Arena Națională, lo stadio di Bucarest, attorno al quale sono sorti tantissimi pub che accolgono ogni settimana i tifosi della Dinamo e della Steaua Bucarest, le squadre della Capitale che giocano nello stadio nazionale. La bellissima struttura capitolina è pronta per accogliere francesi e svizzeri per questa speciale occasione, tra carne, zuppe e cibo da strada.
Lo stadio è nato tra mille polemiche: sarebbe dovuto costare 116 milioni di euro, è arrivato a sfiorare i 250 milioni che per le casse della Romania sono una cifra astronomica. L'arena è moderna, polifunzionale, davvero affascinante. Tralasciando i tanti parchi di Bucarest, è probabilmente il miglior posto per rilassarsi in città. L'impianto si raggiunge facilmente con i mezzi pubblici ed è attorniato da un mare di campi accessori liberamente aperti al pubblico: se passate dalla Capitale rumena fateci un giro, ne vale la pena. Imponente la struttura da quasi 70 mila posti, con tetto retraibile che si apre e si chiude in pochissimi minuti, è circondata da tanto verde e possibilità di sano divertimento.
Ai ridossi dell'ingresso ci sono le rampe per gli skater, poco distanti dei campi da calcetto e pallamano (sport nazionale in Romania), poche centinaia di metri alla sinistra della fotografia c'è un'ampia sezione verde in cui poter fare atletica. Ci sono diversi parcheggi multipiano sulla cui sommità svettano campi da basket. A ogni ora del giorno trovate famiglie, bambini, anziani, che praticano queste attività in armonia: è davvero la summa di cosa dovrebbe rappresentare una struttura così imponente per un Paese in via di sviluppo. Una bella cosa.
Come abbiamo fatto nelle altre occasioni ci concentriamo su piatti sfiziosi, quasi tutti da street food, quindi in questa mini guida non troverete la famosa ciorbă, la zuppa con carne, ortaggi vari o funghi dal forte sapore acidulo. Siamo però fortunati perché, sebbene fino a qualche anno fa lo street food per i rumeni fosse confuso tra le varie feste di città, oggi non è più così.
Questo concetto in Romania è piuttosto nuovo e non è molto sperimentato, ma l'influenza dell'Europa mediterranea ha creato un modello di cibo da strada che negli ultimi 5-6 anni sta esplodendo sul mercato. La forte diffusione di questo modo di mangiare è iniziata nel 2016 con l'organizzazione dello Street Food Festival di Cluj, il primo dedicato al cibo da strada in Romania. Il successo è stato così straripante che dall'anno successivo si è propagato per tutta la nazione, creando un festival itinerante che ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone. Bucarest ha assorbito tutto questo creando dei "parchi tematici" permanenti sparsi per la città in cui assaggiare le migliori pietanze da street food (rumeno e non solo) che possiate trovare in giro per la Romania.
Sono degli spiedini di pollo che per un motivo meramente commerciale i rumeni chiamano "kebab rumeno". In realtà in Romania la cultura del kebab è molto sviluppata e trovate degli esempi ottimi di questo piatto in giro per la città. Tornando al frigărui si tratta appunto di pezzi grossi di petto di pollo lasciati marinare per una notte e grigliati da soli o insieme alle verdure. Potete trovare chioschetti che li preparano anche con il maiale, il manzo, il prosciutto o la pancetta ma solitamente si usa il pollo. Insieme alla carne sugli spiedini troverete peperoni, pomodori e funghi e sono accompagnati da una tradizionale salsa all'aglio chiamata mujdei de usturoi.
Sì, il "cașcaval pane" è proprio quello che sembra: caciocavallo impanato. Questo prodotto è nato in Bulgaria ed è davvero buonissimo. La consistenza è simile a quella del caciocavallo impiccato, tipico delle sagre al Sud Italia, il sapore invece è molto diverso. Il cașcaval è un formaggio di pecora a pasta semidura, impanato e fritto come una mozzarella in carrozza. Ideale come street food, è anche un tipico antipasto che si trova nei pub, accompagnato dalle patatine fritte, dall'immancabile purè di patate o alla mamaliga, un porridge a base di farina di mais simile alla polenta.
Soprannominati "pretzel rumeni" effettivamente nella loro versione standard sembrano un'appropriazione indebita della cultura bavarese. Preparati esattamente allo stesso modo degli snack tedeschi: una pasta lievitata e attorcigliata, conditi con semi di papavero, semi di sesamo o grossi grani di sale. In realtà se parlate con i rumeni di questa cosa vi diranno che, al massimo, i covrigi sono "fratelli" dei pretzel, non una copia. Effettivamente hanno motivi storici a sostegno di questa tesi: ci sono molte lingue slave che fanno riferimento al "kovriga", il "pane rotondo". Il prodotto è addirittura citato nella Cronaca di Nestore, una raccolta di scritti risalente al 1074, fondamentale per la storia dell'Europa dell'Est.
Tralasciando la parentesi storica e le rivendicazioni c'è da dire che i rumeni non sono rimasti con le mani in mano e oggi i covrigi sono molto più che dei semplici snack salati: si trovano in tantissime forme, con numerosissime varianti sia dolci sia salate. Potete trovare formaggi, salumi, marmellate, frutta, cioccolato, noci. Tutto buonissimo e a bassissimo costo (circa 25 centesimi a pezzo).
I mititei sono il piatto più vicino all'idea di street food americana che possiate trovare in questo articolo perché sono simili agli hot dog. Praticamente si tratta di involtini di carne macinata alla griglia realizzati con una combinazione di agnello, maiale e manzo, più i condimenti come timo, anice, pepe nero e aglio. Sono i re dello street food rumeno, si preparano solitamente alla brace nei chioschetti lungo le strade, ma non è difficile trovare delle bancarelle che li propongano fritti. I mititei sono nati per caso, a Bucarest, all'inizio del 1900, in un noto ristorante della città che, a sera inoltrata, non sapeva come sfamare dei clienti ritardatari: lo chef prese i rimasugli delle avanzate, li impastò e li offrì ai commensali. Un successone, grazie al sapore fortissimo e goloso che hanno questi sfiziosissimi appetizer.
Le sermale, chiamate anche sarma, sono tipiche di tutta l'area balcanica, in particolare dell'Albania, oltre che della Romania. Si tratta di involtini di foglie di cavolo o di verza in salamoia e sono uno dei piatti nazionali della cucina rumena. Nelle città dalla spiccata cultura vitivinicola potete trovare questi involtini anche con le foglie di vite lessate in acqua salata. Ad ogni modo, tutte le versioni contengono un misto di carni macinate, riso e cipolla leggermente soffritta. Il tutto è bollito con un po' d'olio e un pizzico di sale.
Le dimensioni delle sermale variano di zona in zona: in Romania occidentale sono molto grandi, nella zona confinante con la Moldavia invece sono piccole polpettine, dalla grandezza di una noce. Esiste anche una versione vegetariana, in cui la carne è sostituita dalle verdure, nata per motivi religiosi: la quaresima ortodossa è molto rigida e non permette il consumo della carne, per questo i rumeni si sono adeguati senza rinunciare alla golosità.
La produzione di salumi in Romania è molto avanzata, il più importante tra questi è però il salame di Sibiu, una Igp che copre buona parte della Transilvania fino a Bucarest. Questo salume è meraviglioso perché presenta delle caratteristiche organolettiche uniche dovute alla lavorazione: è ricoperto di muffa nobile ottenuta con un processo di asciugatura e stagionatura molto prolungato, un po' come avviene con i formaggi erborinati.
A Sibiu le cose si fanno con un certo criterio, c'è una cultura del dettaglio davvero sviluppata: si tratta della famosa città in cui le case hanno gli occhi. Ogni antico edificio dal tetto a spiovente vanta una serie di minuscole finestrelle costruite per ricordare appositamente un occhio inquisitore dalle palpebre pesanti, che ti scruta e giudica dall’alto della soffitta locale. L'amore per il particolare ha fatto specializzare i macellai di Sibiu in questo salame unico dal gusto molto intenso.
In Italia praticamente è sconosciuta, forse perché il nostro Paese ha una tradizione gastronomica così vasta e completa da guardare con sospetto le salse delle altre nazioni: eppure la zacuscă è squisita ed è uno dei prodotti spalmabili più venduti nell'Europa dell'Est, in Medio Oriente e negli Stati Uniti grazie alla grande distribuzione.
Si tratta di una salsa ottenuta da melanzane, cipolle, passata di pomodori, peperoni arrostiti, olio, sale e pepe. Le ricette artigianali variano e c'è chi aggiunge funghi, carote, sedano, alloro, ma sono per lo più varianti che si trovano nei ristoranti in Romania. Tradizionalmente la zacuscă si cucina in grandi quantità in autunno per essere consumata in inverno, spalmata sul pane o come contorno. Importante è la stagionatura: più passa il tempo più è buona; ma, fate attenzione, deve essere ben sigillata: una volta aperta va consumata in pochissimi giorni. Negli Stati Uniti è diventata un accompagnamento amatissimo durante i barbecue, in particolare nel Texas centrale.
Dolce che risale ai tempi dell'antica Roma, il suo nome deriva proprio dal latino e significa "cibo per bambini". Si tratta di un dolcino fritto (o bollito per i salutisti) molto in voga in Romania e Moldavia. Hanno la forma di una ciambellina con una piccola sfera in cima, come se fossero delle brioches siciliane, ma piccole e fritte. Se in Sicilia mettete il gelato, in Romania le riempite di formaggio come se fossero delle mini cheesecake al contrario. Per completare il piatto si cospargono di panna acida e marmellata.
Questo dolce è onnipresente tra le vie di tutte le città della Romania anche se la paternità è contesa con l'Ungheria (il nome originale è proprio kürtőskalács, chiaramente ungherese). Ha davvero tanti nomi, ma è uguale in tutta la nazione ed è squisito. Si tratta di una sottile sfoglia lievitata e zuccherata, arrotolata attorno a un cilindro di legno che la fa diventare una spirale. Si cuoce sopra un fuoco vivo e si serve calda, anche per tenere al caldo le mani mentre si passeggia nei rigidi inverni. Non a caso uno dei tanti nomi è "camino dolce".
Dopo la cottura, se lo desiderate, gli ambulanti e i pasticcieri possono cospargere il cozonac di cacao, cioccolato, cannella, noci, vaniglia o mandorle, qualcuno lo riempie di panna, soprattutto d'estate per dare un tocco di freschezza. Lo zucchero in superfice è caramellato quindi il "topping" si attacca facilmente. Vi assicuriamo che pure preso "al naturale" è molto buono e, anche in questo caso, si tratta di un prodotto venduto a un costo irrisorio, che varia dai 50 centesimi all'euro a seconda della città. Il "kurto" sta vivendo una stagione molto positiva: dopo l'anno forzato di stop lo si intravede in qualche fiera di paese perché è semplice da preparare, si vende facilmente ed è comodo da mangiare passeggiando.
Si dice che la țuică sia la seconda bevanda più amata dal Conte Dracula, la prima potete immaginare quale sia. I rumeni sono ossessionati da questo distillato di prugne e, a differenza delle nazioni vicine, la bevono prima dei pasti, per aprire lo stomaco. Un po' come accade in Russia con la vodka durante le festività. Secondo la tradizione si prepara in autunno e l'imbottigliamento deve essere tassativamente ultimato prima di Natale. La frutta, infatti, deve macerare un paio di mesi in capienti botti di legno prima di passare a stagionatura e invecchiamento nelle botti di gelso. Il modo migliore per degustare questo distillato è con un pizzico di zucchero e di pepe nero immersi nella bevanda bollente.
La țuică è così venduta in Romania da togliere ai rumeni il piacere delle prugne come frutto: il 70% del raccolto nazionale viene impiegato nella produzione del distillato, il restante 30% viene venduto, soprattutto ai ristoranti, e i pochi fruttivendoli in grado di accaparrarsi le prugne se le fanno pagare molto care.