Uno studio condotto in Cile ha dimostrato che possiamo usare una sorta di "maglione" per immagazzinare tutta l'acqua presente nella nebbia che si forma nelle zone aride e sfruttarla per combattere la siccità. La ricerca è applicabile a tutto il mondo, è a impatto zero e totalmente sostenibile.
La siccità è un problema sempre più globale e purtroppo negli ultimi due anni lo abbiamo subito moltissimo anche noi in Italia. Ne fanno le spese le persone che sono alle prese con lunghi periodi senza acqua, ma ne fa le spese anche la catena del sistema alimentare. In Cile stanno però studiando un metodo per sfruttare la nebbia e "immagazzinarla", così da trasformarla in una risorsa vitale. Non è fantascienza, ma una realtà che sta prendendo forma grazie alla "raccolta della nebbia", una tecnica ingegnosa che promette di rivoluzionare la gestione delle risorse idriche, soprattutto in aree colpite da siccità e desertificazione.
La raccolta della nebbia è un metodo con il quale si può catturare acqua dalla nebbia e stoccarla per usi futuri. La tecnica è stata messa a punto dall’Universidad Mayor, Cile, e pubblicato su Frontiers. Per capire perché la "raccolta della nebbia" può funzionare, è essenziale comprendere cos'è la nebbia: si tratta fondamentalmente di una nube che si forma a livello del suolo. È composta da minuscole goccioline d'acqua sospese nell'aria, risultanti dalla condensazione del vapore acqueo.Questo fenomeno si verifica quando l'aria umida si raffredda, raggiungendo il punto di rugiada, e il vapore acqueo si trasforma in goccioline liquide.In sostanza, è un fenomeno di condensazione simile a quello che forma le nuvole, ma avviene a livello del terreno.
Come scrive Agi "Questa ricerca rappresenta un notevole cambiamento nella percezione dell’uso dell’acqua estratta dalla nebbia, da una soluzione rurale piuttosto su piccola scala a una risorsa idrica utile per intere città. I risultati dimostrano che la nebbia può fungere da fornitura idrica urbana complementare nelle zone aride dove il cambiamento climatico esacerba la carenza dell’acqua". I sistemi di raccolta della nebbia utilizzano reti a maglia fine che agiscono come barriere per intercettare le goccioline d'acqua. Quando la nebbia passa attraverso la rete, le goccioline si depositano sulle fibre e si uniscono, formando gocce più grandi che poi scivolano per gravità in contenitori di raccolta. Il processo è passivo, quindi non richiede energia elettrica o combustibili fossili. Questo la rende una soluzione sostenibile e a basso impatto ambientale, particolarmente adatta a regioni con risorse limitate come quella del deserto di Atacama in Cile, dove hanno effettuato l'esperimento.
Il sistema di raccolta di nebbia può essere posizionato in molteplici posti, ed è sopratutto adatto a luoghi dove la formazione di nebbia è comune, o dove la siccità presenta un grande problema per gli abitanti del luogo, facendo beneficiare tutte le zone aride di questa tecnologia e permettendo di immagazzinare acqua e usarla per l'irrigazione. Lo studio è davvero futuristico perché sfrutta un fenomeno naturale per ottenere acqua in modo sostenibile, offrendo una soluzione preziosa per le comunità che affrontano la scarsità idrica.