In molti lidi in giro per l'Italia ogni estate scatta questo assurdo divieto di mangiare sotto l'ombrellone. Ovviamente la norma dà ragione ai clienti.
Viviamo da anni estati davvero roventi, non solo per le temperature: il generale aumento dei prezzi è un deciso campanello d'allarme. La domanda che più preme gli italiani negli ultimi giorni è però un'altra: ma è vietato portare cibo e bevande negli stabilimenti balneari? Lo diciamo fin da subito: questa domanda è paradossale perché agli stabilimenti balneari è stata data solo una concessione del suolo pubblico che, per l'appunto, resta pubblico. Ogni anno alcuni stabilimenti balneari arrivano perfino a perquisire le borse da spiaggia dei clienti alla ricerca di alimenti e bevande portati da casa, cosa vietata a loro dire. Secondo i gestori, l'introduzione dei beni alimentari è rigettata e, in caso di necessità, i clienti possono rifocillarsi al bar dello stabilimento (guarda caso). Inutile dire che i prezzi dei suddetti bar sono molto al di sopra della comune decenza, con bottiglie d'acqua o caffè oltre i 3 euro, per non parlare del cibo. L'Unione Nazionale Consumatori, attraverso il presidente, ha fatto chiarezza dicendo che è piena facoltà del cittadino introdurre cibo e bevande nello stabilimento, nel rispetto del decoro della spiaggia: quindi sì a panini, bibite e frittate di maccheroni o ricette sfiziose da spiaggia; no a tavole imbandite o barbecue come se fossimo nel giardino di casa. Vediamo nel dettaglio la questione.
Ciò che succede su molti lidi italiani è un chiaro abuso: perquisire la borsa di una persona è una violazione davvero grave, che le stesse forze dell'ordine devono giustificare il più delle volte (infatti, se ci pensi, succede molto raramente). C'è da dire, però, che il "divieto" di introdurre cibo e bevande negli stabilimenti è pratica comune un po' ovunque nei posti turistici. Molti lidi privati in giro per l'Italia hanno fatto leva su un articolo del Sindacato Italiano Balneari che sostiene questo divieto. L'Unione Nazionale Consumatori ha diffidato il sindacato chiedendo l'immediata rimozione dell'articolo, sottolineando la gravità della cosa: "Ci piacerebbe ci dicessero l’articolo di legge che prevede questa assurdità. Evidentemente aver prolungato per troppi anni le concessioni, in barba a quanto consentito dall’Ue, li ha portati a ritenere di essere i proprietari delle spiagge, i padroni e non semplicemente i concessionari di un bene demaniale. Siamo pronti a ogni azione legale per garantire i diritti dei bagnanti. È piena facoltà del cittadino introdurre cibo e bevande nello stabilimento, nel rispetto del decoro della spiaggia. Insomma, non si può fare un picnic con tavola imbandita o un barbecue come se fossimo nel nostro giardino, ma certo non possono impedire di portare un panino, una bibita o un gelato".
Chi gestisce uno stabilimento balneare non ne è il padrone. Non è proprietario di nulla. È il concessionario di un bene demaniale. La spiaggia è di tutti, il mare è di tutti.