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12 Gennaio 2025 16:00

Dove si buttano i filtri di tisane, tè, camomille e come riutilizzarli in modo creativo

Rispetto a quello che si immagina, non tutte le bustine sono biodegradabili, quindi l'umido è vietato. Senza contare che anche le parti che le compongono hanno destinazioni finali diverse, dalla carta all'indifferenziato. Vediamo tutto nel dettaglio.

A cura di Federica Palladini
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Il gesto, per molti quotidiano, di buttare i filtri di tè, tisane e camomille spesso si compie in modo automatico: finiscono nell’umido. Eppure, qualcosa che sembra semplicissimo, in realtà apre a molte domande quando si scopre che le bustine non sono tutte uguali. Ti sei mai accorto che certe hanno una parte metallica? E che non c’è un materiale univoco con cui si realizzano? Alcune tipologie, infatti, sono di plastica. Saper smaltire i filtri, quindi, diventa importante per rispettare la raccolta differenziata: ad aiutare nel compito, la maggior parte delle confezioni sono munite di istruzioni a riguardo, in cui si illustra dove gettare i diversi elementi, dal contenuto all’etichetta di carta. Di seguito, ecco una mini guida per orientarti al meglio.

Dove si smaltiscono i filtri: come fare la raccolta differenziata

Il tè è pronto, così come la tisana o la camomilla: dopo aver lasciato il filtro in ammollo il tempo necessario va buttato. Dove? In base ai materiali che lo compongono, ecco le corrette destinazioni.

  • Umido: nel cestino destinato ai rifiuti organici vanno gettati i filtri realizzati in canapa naturale, cellulosa e garza di seta che sono biodegradabili e compostabili. Medesimo destino per il cordoncino che usiamo per immergere la bustina nella tazza.
  • Carta: certi filtri sono racchiusi all’interno di un involucro di carta, che va messo nell’apposito contenitore, in quanto può essere riciclato. Anche l’etichetta che si trova all’apice del filo legato al filtro è di carta e va smaltita nello stesso modo: a riguardo, però, alcuni brand consigliano di gettarla nell’organico.
  • Indifferenziato: esistono in commercio alcuni filtri in plastica, in particolare in nylon, un tessuto che resiste bene al calore. Si riconoscono dalla forma, solitamente piramidale e si trovano in commercio anche vuoti, per le infusioni realizzate home made. Si tratta generalmente di materiali non riciclabili, che vanno gettati nell’indifferenziato. Per un lavoro fatto bene, le erbe all’interno dovrebbero essere separate e andare nell’umido. Da fare attenzione anche all’uso di graffette: cartoncini e bustine possono essere pinzati al fine di chiudere e tenere insieme tutti gli elementi. Le parti metalliche si buttano nel secco.
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Come riutilizzare i filtri in cucina: qualche idea

Prima di gettare nel – giusto – cestino il filtro per realizzare queste bevande, è utile sapere che può avere una seconda vita direttamente tra le mura domestiche, comprese quelle della cucina. Un merito che viene riconosciuto urbi et orbi alle bustine usate è quello di essere delle ottime alleate contro i cattivi odori: per esempio, lasciata seccare nuovamente e messa in bicchiere, la bustina può essere infilata nel ripiano del frigo più basso per due o tre giorni, catturando gli olezzi di pesce o formaggi. Altrimenti, si rivela utile strofinata sulle mani quando toccano aglio e cipolla. Inoltre, se hai stoviglie troppo unte, messa in ammollo nell'acqua calda favorisce lo sgrassamento.

Chi ha il pollice verde sa che le sostanze nutritive contenute nelle foglie delle piante possono essere un fertilizzante naturale per le piante, svuotando il filtro o inserendo direttamente tutto nella terra quando biodegradabile. Infine, a seconda del contenuto, questo può essere usato a livello cosmetico per fare impacchi ai capelli, o per lenire bruciori causati da tagli, irritazioni cutanee e per dare sollievo agli occhi (tipo con la camomilla) gonfi e stanchi dopo una giornata davanti al computer.

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