In Molise, sull’altopiano del Matese, alla scoperta di piatti tipici e prodotti da gustare a ridosso di uno degli impianti sciistici più importanti del Sud Italia, quello di Campitello Matese. Cosa si mangia in questa terra di confine?
Dopo aver valicato le Alpi scendiamo nuovamente lungo il versante appenninico, alla scoperta di una delle principali mete turistiche invernali del Sud Italia. Siamo a Campitello Matese, a 1400 metri di altezza, tra le vette al confine tra Molise e Campania e le specialità di questa parte di Regione. Scopriremo, qualora ce ne fosse stato bisogno, che il Molise non solo esiste, ma a tavola è più vivo che mai.
In questa serie di articoli abbiamo capito come molte mete sciistiche dello Stivale siano anche degli scrigni gastronomici tutti da aprire. Il nostro inizia a essere un viaggio importante, partito dall’Abruzzo del Gran Sasso e di Ovindoli, passato anche per Campo Felice fino ad arrivare all'ombra delle Alpi. Dal Monte Bianco a Madonna di Campiglio, toccando Cervinia e Livigno. Il binomio sci-cibo non è, ovviamente, valido solamente per il Centro e Nord Italia, ma anche il (fin troppo spesso) poco considerato Sud riesce a difendersi con le sue armi quando si parla di neve, alte quote e food.
Dopo aver attraversato il varco alpino scendiamo quindi verso Meridione: arriviamo in auto fino a Milano, dopodiché rimaniamo sull’A1 fino a superare Roma, uscendo poi a Cassino oppure a San Vittore. Un’altra oretta e mezza di viaggio prima di raggiungere la nostra destinazione: Campitello Matese, frazione del comune di San Massimo in provincia di Campobasso (distante circa 50 minuti), alle pendici del Monte Miletto e poco lontano dal confine con la Campania. Tra le principali mete sciistiche dell’Appennino centro meridionale.
Ci troviamo in una delle principali destinazioni sciistiche del Sud Italia: 40 chilometri di piste tra i 1450 ai 1900 metri d’altezza, il tutto all’interno del Parco Regionale del Matese. La località sciistica è nata negli anni Settanta e, di fatto, di stagione in stagione l’afflusso di turisti è aumentato sempre di più, rendendo Campitello Matese una delle stazioni di riferimento di questo tratto appenninico. Piste per ogni livello di difficoltà, ma anche spazi per lo snowboard, lo sci di fondo oppure percorsi per le più classiche ciaspolate. Tutto quello, insomma, che si può chiedere a una meta turistica invernale.
Dall’alto delle piste, inoltre, nelle giornate di meteo favorevole si possono ammirare sia il mar Tirreno sia l’Adriatico, così come il Tavoliere pugliese o la cima del Vesuvio.
Se per un paio di giorni volete andare alla scoperta delle mete turistiche attorno a Campitello Matese, la varietà di luoghi da visitare è davvero ampia. A circa mezzora di distanza dal nostro campo base, nei pressi di Roccamandolfi, c’è un ponte tibetano tra i più alti del Centro Italia: 234 metri di lunghezza per un’altezza nel punto massimo di 140 metri, sospeso nel valico scavato dal fiume Callora. Roccamandolfi è famosa anche per il suo castello di origine longobarda, risalente all’incirca al 1100.
A meno di 40 chilometri da Campitello Matese sorge il sito archeologico di Sepino, antica città romana conquistata nel 293 avanti Cristo durante la terza guerra sannitica. Qui si possono ammirare i resti del teatro, del Foro, due mausolei, e ciò che rimane delle terme e del mercato.
Tra i comuni di San Gregorio Matese e Castello del Matese, in provincia di Caserta, sorge invece il Lago del Matese, appena oltre il confine campano e ai piedi dei monti Miletto e Gallinola. Con la sua posizione a poco più di 1000 metri d’altitudine si tratta del lago di origine carsica più alto d’Italia. La grotta chiamata Pozzo della Neve è un’altra meta naturale tutta da esplorare, sia per gli appassionati di speleologia sia per turisti curiosi di scendere nel cuore del Massiccio del Matese.
Sembra invece un castello uscito da qualche fiaba il santuario di Castelpetroso (in provincia di Isernia). Realizzato in stile neogotico, sorge a poca distanza da dove nel 1888 la Madonna sarebbe apparsa a due pastorelle della zona. Oggi è luogo di pellegrinaggio e devozione.
Cucina semplice, di estrazione rurale e contadina quella del Matese, con contaminazioni campane (non poteva essere altrimenti) ma anche calabresi. Sapori genuini e decisi, frutto di un retaggio pastorizio che ancora sopravvive e delizia i palati dei turisti qui presenti in inverno come in estate.
I formaggi la fanno da protagonisti, e non poteva essere altrimenti: caciotte caprine, pecorino, mozzarelle (di bufala campana, Dop) e caciocavalli (Denominazione di origine protetta per quello silano, originario della Calabria ma prodotto anche qui) popolano le tavole di case, locande e ristoranti. Particolarmente ricercato è il Pecorino del Matese, ottenuto da pecore di razza Pagliarosa e capre allevate al pascolo, prodotto tra aprile e settembre.
Figlia della tradizione pastorizia locale è anche la produzione di salumi. Dalla soppressata (realizzata con tagli magri come prosciutto e lonza) al culatello, passando per il caratteristico Quercello, salame spalmabile realizzato con un mix di carne e vino. Capocolli, lonze, guanciali e salsicce (sotto sugna, di polmone, fresca affumicata o a punta di coltello) tra gli altri must della produzione norcina della zona.
I cavatelli al ragù di agnello o di maiale sono una ricetta tipica molisana. La classica portata domenicale, quando le donne di casa realizzavano a mano la pasta fresca, in questo caso fatta con semola di grano duro. Sia con il condimento a base di carne di agnello o maiale (tra i più utilizzati, ma non manca anche quello ai porcini), si può completare il piatto con qualche scaglia di tartufo nero.
Il territorio dell’altopiano del Matese ospita al suo interno un’importante coltivazione di fagiolo del Letino (nome dal poco distante comune in provincia di Caserta). Buccia sottile, sapore delicato ed elevata digeribilità per questo piccolo legume di colore bianco utilizzato per lo più nella realizzazione di zuppe, minestre e polente.
In condivisione con le vicine aree dell’entroterra campano anche le polente a base di mais ricavato da una piccola pannocchia di color arancio, dal quale si produce il Granoturco di Gallo Matese. Si realizzano polente condite con salsicce locali, verdure e fagioli, tradizionale è il frattaccio, ottenuto dalla polenta prima stesa poi unita a sugna di maiale e legumi.
La zona meridionale della piana del Matese, tra il Molise e la provincia di Benevento, è particolarmente ricca di castagneti. Le piante trovano il loro habitat ideale tra i 400 e i 700 metri di altezza, regalando frutti i quali vengono cotti ora al forno, ora sulla brace, ma anche immersi in acqua e vino per aromatizzarli. Immancabile la realizzazione della farina di castagne.
Se vi aspettavate solo ricette di montagna o a base di selvaggina rimarrete certamente sorpresi. Tra le preparazioni tipiche del Molise c’è infatti anche il baccalà alla m’ntanara, dal nome dialettale del frantoio chiamato m’ntane. L’usanza, e l’accostamento, risalirebbe ai tempi in cui la lavorazione delle olive durava varie ore, in quanto per la frangitura venivano utilizzate grosse macine di pietra fatte girare dagli asini. Il periodo di attesa, insomma, era particolarmente lungo e quando la fame iniziava a farsi sentire gli uomini al frantoio erano soliti preparare del baccalà, tra i pesci al tempo più economici. Per condire il tutto, ovviamente, l’olio fresco.