Venezia è famosa per essere bellissima, romantica e molto costosa. In realtà esistono ristoranti per ogni fascia di prezzo: dagli stellati costosissimi alle trattorie più economiche, senza dimenticare la tradizione dei bacari. Si può mangiare a Venezia spendendo poco o tantissimo a seconda di ciò che si cerca.
La storia della cucina veneziana è affascinante, unica per certi versi. La gastronomia della Serenissima è infatti ricca di sapori decisi, con spezie e pesce in quantità. È una delle città più romantiche del mondo ed è unica sia dal punto di vista culinario sia dal punto di vista paesaggistico. Le persone arrivano da tutto il mondo per vedere il ponte di Rialto e la Basilica di San Marco, per sedersi in un caratteristico bacaro e gustarsi uno Spritz, piluccando i cicchetti. Vediamo insieme i piatti tipici di Venezia da non perdere e dove mangiare nella città dei canali suggerendo posti per tutte le tasche.
La storia delle Repubbliche Marinare ha avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la ricca e varia cucina tipica della città. Venezia, grazie alla sua posizione strategica e al suo ruolo di potenza commerciale per secoli, è stata un crocevia di culture e popoli provenienti da tutto il Mediterraneo e oltre. Questo millenario scambio ha portato in città una vastissima gamma di ingredienti, spezie e ricette, che hanno influenzato profondamente la cucina locale.
Pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano e altre spezie esotiche, importate dall'Oriente, hanno aggiunto un tocco aromatico e distintivo a molti piatti veneziani, come il baccalà mantecato e le sarde in saor. Il riso, la frutta secca e alcune tradizioni di mercato sono stati introdotti a Venezia grazie ai commerci con l'Oriente, diventando ingredienti chiave della cucina locale. C'è poi tutta l'influenza continentale con la cucina francese e quella tedesca hanno avuto il loro influsso, portando a Venezia piatti come il fegato alla veneziana e le ricette con le patate.
Oltre agli scambi commerciali, anche la coesistenza di diverse culture all'interno della stessa città ha contribuito alla varietà della cucina veneziana. Ebrei, turchi, greci e slavi hanno portato con sé le loro tradizioni culinarie, arricchendo ulteriormente il panorama gastronomico cittadino.
Tutto questo ci ha fatto arrivare dei piatti straordinari. Se vai a Venezia non puoi perderti i risi e bisi, un primo tipico di tutto il Veneto, a base di riso e piselli freschi, che si distingue per il suo sapore delicato, con la perfetta armonia tra la dolcezza dei piselli e la sapidità della pancetta. La vera unicità del piatto sta però nella sua consistenza: liquida e cremosa, a metà tra un risotto e una minestra. Altro piatto tipico col riso è il risotto di gò (dove "gò" sta per ghiozzo, un pesce tipico della laguna). Qui la cremosità la fa da padrona però anche qui ci troviamo di fronte ad un piatto molto equilibrato e delicato, dai forti sentori marini.
Discorso diverso per la castradina, un piatto tutt'altro che delicato e tra le più antiche ricette settentrionali arrivate fino a noi: risale addirittura al 1173 ma forse è anche più antico. Si tratta di un cosciotto di montone salato, affumicato e poi stagionato, usato per fare una gustosa zuppa con l'aggiunta di foglie di verza, cipolle e vino. Altro piatto tipico veneto che a Venezia ha trovato terreno fertile (anche perché da qui è partito) è il baccalà mantecato: un piatto cremoso e saporito, dalla consistenza simile a una mousse. Immancabili sono le sarde in saor, delle sardine fritte e poi marinate in una salsa a base di cipolle, aceto, pinoli e uvetta che combinano un gusto dolce e acido davvero unico. Ultimo piatto di mare che segnaliamo sono le moeche: chiamate anche masanete, sono piccoli granchioletti in fase di muta tipici della laguna veneta e del Mar Adriatico settentrionale. Le moeche sono considerate un vero e proprio tesoro gastronomico. La loro pesca è soggetta a rigidi controlli per tutelare la specie e la loro rarità e il gusto particolare ne fanno un prodotto pregiato con un prezzo elevato. Il gusto delle moeche è difficile da descrivere in quanto unico e complesso. Spesso viene paragonato a quello di altri crostacei, come le canocchie o gli scampi, ma con una consistenza più morbida e un sapore più intenso e burroso. Si percepiscono note di mare, di sale, di alghe e una leggera dolcezza.
Un piatto di carne che devi provare assolutamente è forse il più famoso secondo della cucina veneta: il fegato alla veneziana. Si tratta di un fegato di vitello cotto con cipolle bianche, olio extravergine d'oliva e un goccio di vino bianco verso fine cottura. Ha un gusto deciso e intenso, con un piacevole contrasto tra la dolcezza delle cipolle e il sapore leggermente amarognolo del fegato. La consistenza è morbida e cremosa, con un leggero tocco di croccantezza dato dalle cipolle rosolate. È un piatto che non lascia indifferenti e che conquista con il suo gusto autentico e la sua semplicità.
Infine andiamo sui dolci: i baicoli e le fritole. I primi sono dei biscotti secchi, si caratterizzano per la loro forma allungata e sottile, simile a quella di un piccolo pesce, da cui deriva il loro nome (baicolo, in dialetto veneziano, significa "pesciolino"). La loro pasta è friabile e croccante, con un gusto leggermente dolce e burroso. Le fritole invece sono tipiche di Carnevale e si preparano con un impasto a base di farina, uova, zucchero, uvetta e pinoli, che viene poi fritto in olio bollente e ricoperto di zucchero semolato. Sono dolci semplici ma molto gustosi, con una consistenza soffice e un sapore dolce e leggermente brioso. L'uvetta e i pinoli donano loro un tocco di aroma e fragranza in più.
La ristorazione rappresenta un settore economico fondamentale per Venezia, con migliaia di ristoranti, bar e osterie che impiegano migliaia di persone. Il turismo rappresenta la principale fonte di clienti per la ristorazione veneziana, con milioni di visitatori che ogni anno affluiscono in città per gustare la sua cucina tipica. I ristoranti sono un valore aggiunto all'economia locale e all'esperienza di viaggio, generando entrate dirette e indirette attraverso l'acquisto di prodotti alimentari, bevande e altri servizi. Ci sono locali per tutte le tasche, nonostante la brutta fama di città cara che si porta dietro la Serenissima. È ben riposta questa fama, non ci nascondiamo dietro a un dito, ma se cerchi bene puoi mangiare anche senza spendere un capitale.
L'alta cucina di Venezia ha prezzi mediamente superiori al resto d'Italia perché si fa forte di un turismo di lusso che, soprattutto durante la Biennale, attira clienti altospendenti. Attori di fama internazionale, registi, produttori, artisti di vario tipo e semplici industriali pronti a spendere cifre importanti per una cena indimenticabile.
Partiamo dal 2 Stelle Michelin veneziano di Enrico Bartolini: sua è la firma ma ti assicuriamo che Donato Ascani, resident del Glam, ha un'importante autonomia e infatti è riconosciuto dalla critica internazionale come fosse un "‘indipendente". Il posto è meraviglioso, un aranceto in giardino, seminascosto nel Palazzo Venart, che vale da solo il prezzo del "biglietto": due menu degustazione, uno da 250 euro e uno da 280 euro. Il primo omaggia Venezia e tutta la sua ricchezza gastronomica, il secondo è un "classic" e ripropone i piatti più iconici della carriera di Ascani.
Indirizzo: Calle Tron, 1961
La Stella Michelin non è ancora arrivata ma non tarderà visto che a guidare questo locale c'è Luigi Lionetti, uno chef che la Michelin conosce molto bene. Il ristorante è molto elegante e alla moda, d'altronde si trova nell'esclusivo Hotel Ca' di Dio, nel quartiere dell'Arsenale dove si svolge la Biennale di Venezia. La cucina che propone lo chef campano è territoriale con la scelta di puntare molto sugli ingredienti veneziani, pur non disdegnando incursioni dal resto d'Italia, soprattutto dalla Campania, terra natia di Lionetti. Nonostante l'arredamento e la location, è uno dei ristoranti gourmet più economici della Serenissima: i prezzi vanno da 110 a 180 euro per i degustazione, con la possibilità di mangiare anche solo due piatti a scelta al prezzo di 85 euro.
Indirizzo: Riva Ca' di Dio
Questa volta ci allontaniamo dalla Venezia più glamour per dedicarci alla pace che si trova sull'isoletta di Mazzorbo, casa del ristorante in cui giganteggia Chiara Pavan con Francesco Brutto. Il locale si trova in un'atmosfera fiabesca: è all'interno di una vigna medievale murata, con campanile del 1300 a fare da "guardia". I menu hanno tanti vegetali, tanto pesce, nessuna tipologia di carne. I piatti sono tutti a sorpresa e si basano sul raccolto del giorno e sulla cucina di mercato: loro definiscono la propria idea di cucina come "un’esperienza di cucina ambientale: una cucina che descrive l’ambiente circostante e, allo stesso tempo, fa una riflessione sull’impronta che lascia sul territorio". Il Venissa ha sia la Stella Michelin sia la Stella Verde, assegnata ai locali più attenti all'etica ambientale. I menu degustazione sono due, da 7 e 10 portate, a 150 euro o 170 euro. La cucina del Venissa è unica grazie a un livello di ricerca e di originalità che difficilmente si riscontra altrove. Il rapporto con la natura è realmente simbiotico, non è usato come uno slogan di marketing e questo si percepisce nei piatti che presentano a clienti estasiati, provenienti da ogni parte del mondo.
Indirizzo: Fondamenta di Santa Caterina, 3
È il più rustico dei gourmet veneziani e forse è quello più aperto al resto del mondo: sia chiaro, la matrice resta a trazione veneta ma la presenza di uno chef napoletano che ha girato il mondo come Salvatore Sodano, si sente eccome. Ritroviamo così incursioni in Campania ma anche sveltine a Londra o sulla costa Ovest degli Stati Uniti, due terre che hanno accolto ed esaltato la cucina di Sodano. Tutto il locale si regge su questa internazionalità e sulla convivialità di una squadra giovane, a partire dalla titolare Benedetta Fullin (in sala). Dall'esperienza al Faro di Capo d'Orso in Penisola Sorrentina, Sodano si è portato dietro soprattutto due cose: il pane, uno dei migliori mai assaggiati, e il wow effect dei "cicchetti". In Campania arrivava al momento del dolce, con una sequela lunghissima di piccola pasticceria unita dallo storytelling sulla città di Napoli; a Venezia questo momento arriva subito, nell'antipasto, tutto a trazione lagunare per esaltare la tradizione dei bacari.
Indirizzo: Salizzada dei Greci, 3303
Non tutti i ristoranti di Venezia sono proibitivi, anzi. La maggior parte dei ristoranti fa del legame col territorio il proprio mantra. Troviamo così trattorie tipiche e ristoranti ambiziosi a prezzi onestissimi e con un servizio più informale, in grado di mettere a proprio agio tutti.
È un ristorante unico: ha il soffitto a cassettoni, tavoli e sedie in legno bruno, i mattoni a vista e un bel bancone di rame proprio come una vecchia trattoria ma in realtà non è per nulla "vecchia". Il "Masa" del nome è il diminutivo di Masahiro Homma, chef giapponese originario di Yokayama e cresciuto a Kobe, che da circa 20 anni abita a Venezia. Qui ha lavorato nelle migliori trattorie della città, dopo aver lavorato per anni in grandi ristoranti italiani in Giappone. Ha concluso il proprio percorso creando un'osteria "giappo-veneziana" e il risultato è straordinario. A volte i clienti si siedono e si rialzano dopo aver visto il menu, delusi dal coraggio della proposta, ma fidati di noi, ne vale la pena. Non puoi non provare i "cicheti giapponesi", come li chiama lui: il Nikujaga, uno stufato di pollo, patate e carote (9 euro) è da assaggiare ma ti consigliamo la degustazione da 7 cicchetti per 28 euro. Ci sono poi i piatti unici, come le animelle di vitello grigliate e glassate con salsa di soia concentrata e shichimi, ovvero un mix di 7 spezie leggermente piccante (22 €) o gli udon con katsuobushi, alga nori, cipollotto in brodo mentsuy, che può essere freddo o caldo a 17 euro.
Indirizzo: Calle Larga dei Proverbi, 4582/A
Nata da una storica enoteca, oggi è un ristorante a conduzione familiare molto piccolo ma in grado di offrire un'esperienza piacevolissima ai clienti. Anche qui consigliamo di partire dai cicchetti per poi abbandonarsi alle prelibatezze che arrivano dalla cucina: qui la proposta è molto moderna, slegata dall'ossessività della tradizione, ma pur sempre legata alla cucina delle Serenissima. Ti consigliamo gli gnocchi con granchio al rosmarino e pomodorini confit, molto freschi e gustosi e le seppie in tecia alla veneziana col nero di seppia e la polenta. Molto buona anche la capasanta gratinata al profumo di arance di Sicilia. Tre piatti ben eseguiti e piacevolissimi. La cena costa circa 50 euro.
Indirizzo: Sestiere Cannaregio, 1828
Proposta un po' turistica (c'è perfino la carbonara) ma comunque ben fatta e di buon livello. Il ristorante accoglie influenze da tutta Italia e non si fa spaventare dai giudizi che possono arrivare facendo fede al gusto. Ben venga la carbonara quindi, così come la tartare di scottona o la tagliata con rucola e grana che fa tanto anni '80 se questi piatti sono fatti bene. Ti consigliamo comunque prodotti più identitari, come gli spaghetti alla ciosotta con 7 pesci, lo spaghettone di grano duro alle sarde e finocchietto o il pescato del giorno ai ferri. Occhio comunque alle paste, tutte fatte in casa, quindi lasciati tentare. Il costo del pasto può variare molto a causa del menu complesso ma più o meno puoi cavartela con 40 euro.
Indirizzo: Riva degli Schiavoni, 3990
Questa volta andiamo sulla tradizione dura e pura con un ristorante storico che fa ricette preparate con cura, seguendo rigorosamente la stagionalità. È uno di quei ristoranti che vale la pena visitare a prescindere dai gusti: si respira la storia ed è un peccato che non sia così famoso fuori dai canali che circondano la città. È un locale molto amato dai locals che merita di essere conosciuto così da "ripulire" Venezia dalla diceria che la vede sprovvista di trattorie. Premettiamo che la proposta gastronomica è di livello ma il plus di questo posto è senza dubbio il servizio: come ogni buona trattoria italiana, è la sala a fare la differenza. A tavola comincia con gli antipasti, una spanna sopra gli altri: insalata di scampi e carciofo veneziano eccellente, imperdibili le moeche fritte. Bene anche i primi, abbondanti ed equilibrati. Qui il pasto costa circa 30 euro a persona.
Indirizzo: Salizada del Pistor, 4550
Posto incantevole, in una piccola corte veneziana, la cucina abbina molto bene i piatti di terra e mare concendendosi molte licenze sulla tradizione e sulla cucina locale. Per cominciare non ti consigliamo però un piatto cucinato: in menu sono infatti disponibili le ostriche krystal a 5,50 euro l'una, quasi prezzo di costo, sono da assaggiare. Per cose che mettano alla prova la chef Nadia Locatello ti suggeriamo di provare l'uovo "all'apparenza croccante" con spuma di patate e alici. Molto interessante anche il baccalà con zuppetta piccante al cocco e lemongrass. Il prezzo è di circa 40 euro a persona.
Indirizzo: Corte Coppo, 4346/a
Locale tradizionale molto conosciuto in città, si trova lontano dalle folle oceaniche di turisti, in una zona tranquilla, a San Giobbe. La proposta è molto classica e va dalle sarde in saor al baccalà, dai moscardini alla frittura di pesce ma il piatto iconico è il pasticcio di pesce, una tradizione veneziana quasi scomparsa. È uno dei simboli della laguna: aperto a metà degli anni ’60, è frequentato da tantissimi veneziani e altrettanti turisti che ormai hanno scoperto questa perla della Serenissima. Il prezzo della cena è di circa 40 euro a persona (menu fisso di pesce).
Indirizzo: Fondamenta S. Giobbe, 652
I bacari sono piccoli locali tipici di Venezia, simili a osterie o wine bar, dove è possibile gustare cicchetti accompagnati da un bicchiere di vino, noto come "ombra", o altre bevande tipiche come lo spritz. Vediamo dove gustare i migliori cicchetti della città con una piccola incursione di un pub che merita.
Vista mozzafiato sul Ponte di Rialto, si trova sotto i portici ed ha le volte con i mattoni. Da un lato c'è la chiesa di San Giacometto, considerata la prima chiesa medievale di Venezia, dall’altra il Canal Grande. Questo posto è qui dal 1600 ma prima era un recupero crediti. È tra i bacari più costosi ma non possiamo dire che è caro: molto semplicemente i suoi cicchetti sono particolarmente ricchi e ricercati. Ci sono le melanzane con la piovra, la mousse di ombrina coi peperoni o i classici baccalà mantecato e sarde in saor. L'aperitivo qui costa circa 40 euro.
Indirizzo: Campo San Giacometto, Ponte di Rialto, 122
Qui la scelta dei cicchetti è veramente ampia, a partire da quelli più tipici con il pesce, come il baccalà mantecato e sarde in saor per poi rivolgere una speciale attenzione alla linea di cicchetti vegani e vegetariani, così da soddisfare tutte le possibili esigenze. Da provare la porchetta trevigiana, protagonista di alcuni cicchetti. Il posto è davvero interessante, si trova sotto al Ponte Loredan e più per l'aperitivo è diventato famoso in città per le pause pranzo veloci e carine, soprattutto perché ha una proposta davvero ampia di piatti vegani. Ben fatta la carta dei vini, sono tutti naturali, una scelta precisa e voluta dalla nuova proprietà subentrata da qualche annetto. Puoi mangiare con circa 20 euro.
Indirizzo: Fondamenta dei Ormesini, 2684
Un bacaro per veri veneziani anche se è sempre più frequentato da turisti, complice la zona centrale in cui si trova. Qui puoi assaggiare alcuni tra i migliori cicheti della città: classici o fantasiosi, adatti a tutti i gusti. Da provare quelli con sopressa e fichi o gorgonzola e acciughe. Ottima la cottura del polpo, se gradisci le interiora prova i nervetti con cipolla. I prezzi del cibo sono onestissimi, un po' più alti quelli del vino anche perché non è disponibile alla mescita ma solo sfuso. Con circa 35 euro puoi fare una bella serata.
Indirizzo: S. Polo, 436
Sita appena dopo il ponte Nuovo, questo bacaro ha un invidiabile rapporto qualità/prezzo e un'atmosfera che invita a tornare. Estremamente informale e rilassante, offre la possibilità a tutti di poter mangiare cose buone e interessanti, per nulla scontate. I cicchetti di pesce costano 5/10 euro l'uno, quelli di carne 3/5 euro e vanno da un classicissimo prosciutto, mozzarella e pomodoro fresco a un azzardato pancetta, frutta secca, miele e misticanza. Tra i cicchetti di pesce segnaliamo la mozzarella in carrozza con le acciughe o le tradizionali sarde in saor. Buona carta dei vini che spazia in tutte le regioni italiane, con qualche incursione dalla Champagne ma è impossibile ignorare il servizio del tè perché da Oficina è un vero e proprio rito che attira tanti veneziani durante l'anno.
Indirizzo: Cannaregio, 2689
Posto perfetto per un pit stop nelle giornate calde: si trova nei dintorni di Piazza San Marco ed è uno dei pochi posti in zona così centrale amato dai veneziani. La location è minuscola, sono circa 6 mq esagerando, quindi è letteralmente un posto in cui fermarsi in piedi e mangiucchiare qualcosa alla stregua dei tradizionali street food. I prezzi dei cicheti sono in media pur essendo così vicini al centro nevralgico della Serenissima, leggermente più alti quelli della carta beverage.
Indirizzo: Campo S. Provolo, 4700
Tra i più interessanti bacari di Venezia c'è Vino Vero, che se fossimo in un'altra città chiameremmo più semplicemente "wine bar" perché è sul vino che si punta maggiormente. È il primo locale ad aver proposto alla Serenissima un ventaglio di opzioni esclusivamente naturali, diventando un riferimento internazionale per questa tipologia di bevuta. Alcune delle migliori etichette del mondo del vino naturale sono disponibili qui che si fa forte anche di un locale gemello a Lisbona, in Portogallo. Ha uno shop online, un team affiatato ed affianca La Vetrina, un progetto artistico e culturale che attira tantissimi artisti di rilievo internazionale ed ha portato alla creazione di una rivista. La proposta "tapas" (le possiamo chiamare così?) è in linea con la location che punta maggiormente sul vino ma ci sono alcune cose davvero squisite come la rivisitazione del riso e bisi fatta con spaghetti di riso con piselli freschi, latte di riso e tè macha (20 euro) o i carciofi crudi serviti con beurre blanc all’aceto e scalogno marinato a 15 euro.
Indirizzo:Fondamenta de la Misericordia, 2497
Venezia è poggiata sul mare, si gira in barca e con le gondole, ha canali e ponti ma ha anche una via, un'unica via percorribile: via Garibaldi. Proprio qui c'è quest'enoteca (anche qui, bacaro sembra riduttivo) che in un ambiente giocoso e con un servizio informale riesce ad unire l'anima della città con la continua ondata di turismo selvaggio. I cicchetti qui sono dei panini, molto piccoli per assaggiarne tanti, farciti (abbondantemente) con prodotti di prima scelta. Il tutto a prezzi ridottissimi (circa 3 euro a paninetto) con un'ampia scelta di versioni vegetariane oltre che di salumi di altissima qualità. Molto buona la carta dei vini: ci si può divertire.
Indirizzo: C. Giazzo, 1580
Il nome è tutto un programma: si trova a San Polo ed è letteralmente sospeso sull'acqua. Il clima è piacevole e informale con un'offerta di vino invidiabile: bollicine, bianchi, rossi, molti vini naturali a prezzi imbattibili (ci sono calici perfino a 3,50 euro). L'opzione food potrebbe essere più fantasiosa ma i titolari giocano sulla semplicità e su una materia prima davvero di livello, soprattutto di mare: fanno cucina del Mediterraneo, che sia veneziana, pugliese o greca poco importa. Non mancano le proposte vegane, sempre più apprezzate anche da chi non abbraccia questa filosofia di vita. Il menu varia tra i 5 e i 25 euro.
Indirizzo: C. Crosera, 3771
È tra i bacari più eleganti di Venezia tant'è che propone due menu degustazione di cicchetti (45 o 60 euro). In cantina ci sono oltre 700 etichette, molte delle quali naturali. L'atmosfera è più formale e posata, siamo all'interno di una location più simile a un ristorante altolocato che ai bacari che ci immaginiamo. Ha anche la possibilità di un menu alla carta, i piatti costano circa 20 euro l'uno.
Indirizzo: Dorsoduro 3778 Crosera, Calle S. Pantalon
Tra i locali segnalati questo è l'unico che offre anche un'ottima colazione con cornetti all'italiana ben fatti e, soprattutto, un gran caffè. Si trova nei pressi della Scuola Grande di San Marco ed infatti la clientela è molto turistica. Non a caso il menu si fa forza di una tradizione più italiana che strettamente legata alla Serenissima ma i cicchetti sono ben fatti e con ottimi ingredienti. Il servizio è accogliente, familiare, è il classico bar della provincia italiana ma sorto al centro di una delle città più belle e visitate al mondo. Ti suggeriamo di assaggiare la mozzarella in carrozza col gorgonzola, le polpette davvero ottima e i toast. Cosa non scontata: puoi assaggiare prima il vino che ordini al calice per vedere se ti piace. La cantina non è fornitissima per quella sana filosofia del poco ma buono.
Indirizzo: Calle Larga Giacinto Gallina, 6381/A
Concludiamo con un pub: niente cicchetti ma paninoni con gli hamburger e birra a fiumi nella più classica delle idee che possiamo avere di un ristorante così. È uno dei migliori indirizzi del Veneto e si fa forte su un concetto forse un po' respingente per chi viene da fuori ma ammirevole per una città che sta combattendo da anni contro la gentrificazione: il Marciano si rivolge alla comunità residente, alla cittadinanza, rispondendo alle sue esigenze con l’offerta di un prodotto internazionale con le radici nelle fondamenta veneziane. Il nome è un omaggio a San Marco Evangelista, l’arredamento è realizzato con legni di artigiani locali, le esposizioni alle pareti sono di artisti veneziani, i lampadari, i vini sono naturali e del territorio. In realtà questo approccio è stato così apprezzato ed è così ben fatto che i turisti arrivano comunque e, una volta accomodati, si ritrovano circondati da locals il che è sempre un bene per chi non si accontenta dei ristoranti turistici. L'offerta gastronomica è di buon livello: il pulled pork di Marciano è tra i migliori della città, da provare poi "Il Marciano", loro panino simbolo, con un burger misto manzo e maiale, jalapeno con bacon, cipolla, pomodoro, insalata uovo all’occhio di bue, cheddar e salsa barbecue. Molto buoni anche gli smashed burger ed è ampia l'offerta vegana, cosa non scontata in un pub. La cena si assesta sui 30 euro a persona.
Indirizzo: Calle Loredan, 1863