Un racconto straordinario che intreccia carità, speranza e un semplice frutto della terra: il simbolismo del legame fra Don Bosco e le castagne.
La moltiplicazione dei pani e dei pesci è uno dei miracoli più celebri della tradizione cristiana, ma non è l’unico episodio straordinario legato al cibo. Tra le tante, ce n’è una meno conosciuta, ma altrettanto sorprendente: quella del miracolo delle castagne e legata a San Giovanni Bosco, il santo dei giovani, che si festeggia il 31 gennaio.
Nel 1849, un semplice sacco di castagne, all’apparenza del tutto insufficiente, divenne il protagonista di un evento che segnò la vita del sacerdote salesiano. Un gesto che, secondo la tradizione, non solo sfamò centinaia di ragazzi affamati, ma lasciò un insegnamento profondo che ancora oggi continua a ispirare. Ecco la storia del miracolo delle castagne.
Don Bosco era noto per il suo impegno nell’accogliere ragazzi orfani o provenienti da famiglie in grave difficoltà economica, offrendo loro non solo un tetto e un’educazione, ma anche i pasti quotidiani. Il suo oratorio a Valdocco, nella Torino del XIX secolo, ospitava regolarmente tanti giovani, ma spesso a questi se ne aggiungevano altri che vi trovavano rifugio temporaneo o che si univano durante le attività.
Una domenica di novembre del 1849, poco dopo la festa di Ognissanti, Don Bosco organizzò una visita al Camposanto per pregare per i defunti. Come gesto di conforto e premio per tutti i ragazzi, il sacerdote aveva promesso di distribuire loro delle castagne al ritorno in Valdocco.
Mamma Margherita, la madre di don Bosco, che lo aiutava nella gestione dei fanciulli, aveva acquistato tre sacchi di castagne. Tuttavia, pensando che una piccola quantità sarebbe bastata per soddisfare i giovani, ne aveva fatto cuocere solo alcuni coppi. Non sapeva, infatti, che al gruppo si erano aggiunti anche altri ragazzi, portando il totale a oltre 650 persone. Giuseppe Buzzetti, uno dei ragazzi più vicini a Don Bosco, si accorse subito che il quantitativo preparato era insufficiente. “Non ce ne sono abbastanza per tutti,” disse con preoccupazione. Ma ormai non c’era più tempo per rimediare: eppure Don Bosco, fedele al suo stile, non si lasciò scoraggiare.
Quando i giovani si accalcarono all’ingresso della cappella, pronti a ricevere la loro parte, Don Bosco prese in mano il cesto con le castagne cotte e cominciò a distribuirle. Con calma e fiducia, riempiva il berretto che ogni ragazzo gli porgeva. Buzzetti, però, lo avvisò: “Don Bosco, non ne abbiamo per tutti.” Al che il santo, sereno, rispose: “Continuiamo a dare a ciascuno la parte sua, finché ce ne sarà.”
La situazione sembrava senza speranza: dopo aver sfamato una parte dei ragazzi, nel cesto rimanevano solo due o tre razioni. Tuttavia, accadde qualcosa di straordinario. Ogni volta che Don Bosco immergeva il mestolo nel cesto, ne usciva una quantità sufficiente per servire altri ragazzi. Nonostante il numero elevato di giovani, il cesto non si svuotò mai completamente. Alla fine, tutti i presenti ricevettero la loro porzione, e persino Don Bosco poté mangiarne alcune, come se la Madonna avesse riservato anche a lui una parte speciale.
In un periodo storico segnato dalla povertà, le castagne erano simbolo di sopravvivenza e speranza. Nella tradizione cristiana, richiamano la moltiplicazione dei pani e dei pesci, diventando un emblema di fede e resilienza: un dono capace di sostenere l’uomo nei momenti più difficili. Questo simbolismo si intreccia profondamente con l’insegnamento che Don Bosco voleva trasmettere ai suoi giovani: ciò che sembra insufficiente può diventare abbondante, se condiviso con amore e fiducia nella provvidenza.
Questo episodio, semplice e straordinario, resta un simbolo della sua missione: prendersi cura dei giovani, nutrirli non solo nel corpo ma anche nello spirito e offrire loro speranza nei momenti più difficili. Ancora oggi, il 31 gennaio, giorno in cui si celebra la memoria di Don Bosco, molte parrocchie salesiane in Italia e nel mondo ripetono il gesto simbolico della distribuzione delle castagne ai ragazzi dell’oratorio. Questo semplice dono ricorda non solo il miracolo del 1849, ma anche l’attenzione paterna e l’amore incondizionato che il santo riservava ai giovani, valori che continuano a ispirare la missione salesiana.