Una proposta di legge per obbligare i ristoratori a consegnare la doggy bag: ma non è ancora chiaro se ci saranno multe e come si esprimerà l'obbligatorietà. Senza contare il problema dei contenitori, l cui uso potrebbe così aumentare a dismisura.
Una legge per obbligare i ristoratori a preparare e consegnare la "doggy bag" ai clienti che la richiedono: è la proposta di legge sottoscritta dal deputato di Forza Italia Giandiego Gatta insieme al capogruppo Paolo Barelli. Un modo per evitare di buttare troppo cibo e ridurre così gli sprechi, che però ha già sollevato polemiche delle associazioni di categoria e dei ristoratori.
"La proposta consiste nell'obbligatorietà a carico dell'esercente di un servizio di ristorazione di fornire al consumatore che ne faccia richiesta di un contenitore, una vaschetta, che sia riciclabile o riutilizzabile" ha spiegato Gatta. "Il consumatore avrà così il diritto di pretendere dal gestore di avere una vaschetta. Oggi capita in molti ristoranti ma è una sorta di concessione benevola del ristoratore. Con questa legge diventerebbe un obbligo come già è in Francia, Germania e Usa". Ma non tutti sono d'accordo con la proposta, criticandone l'efficacia: la doggy bag è consegnata dalla gran parte dei ristoratori, quando il cliente ne fa richiesta. Non è ancora chiaro però come si esprimerà l’obbligo, se il cliente sarà costretto a ritirare il cibo avanzato o potrà rifiutarsi (ad esempio nel caso in cui non stia tornando a casa, opppure non abbia la macchina e così via); altro grande punto interrogativo è quello su una eventuale una multa in caso di mancato rispetto della legge.
Molti dei protagonisti del settore non sono però così d'accordo, perché non vedono nella proposta una reale efficacia quanto piuttosto un aggravio economico e di lavoro. "La doggy bag? È già una realtà: non penso ci siano ristoratori che negano la possibilità di portarsi a casa eventuali avanzi – ha risposto Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet, l'associazione dei pubblici esercizi Confesercenti – La verità però è che pochi clienti chiedono di farlo: imporre multe a un ristoratore che ha finito le vaschette di alluminio non cambierà la situazione". Bisognerebbe, insomma, prima costruire la "cultura" della doggy bag.
"Ridurre gli sprechi è nell'interesse di tutti – ha spiegato Banchieri – dell'ambiente, dei consumatori e anche dei ristoratori. Per raggiungere questo obiettivo, però, bisogna lavorare sulla promozione di comportamenti e strategie anti spreco. Un impegno che ci prendiamo volentieri: proporremo ai nostri associati di esporre nei loro ristoranti cartelli che invitino i clienti a chiedere la doggy bag. Ma occorre chiarire in modo definitivo le responsabilità: una volta usciti dal ristorante, spetta ai clienti conservare correttamente gli alimenti".
I punti oscuri della proposta sono diversi: oltre all'eventuale multa e alle precisazioni dovute rispetto alla "obbligatorietà", sarà necessario strutturare norme e procedure anche, per esempio, per i contenitori da usare, così da evitarci di raddoppiare il packaging mentre riduciamo gli sprechi di cibo. La domanda che sorge spontanea: perché anziché introdurre un obbligo non si prova a incentivare i ristoratori a usare la doggy bag? Si potrebbe, ad esempio, intervenire con sgravi fiscali e agevolazioni, così da mettere la questione dello spreco del cibo in un'ottica positiva e non punitiva.