Caffè e tè sono due bevande consumate quotidianamente da molte persone, entrambe hanno un effetto stimolante sull'organismo: sappiamo davvero a cosa è dovuto e come funziona?
Teina e caffeina sono due termini di uso comune che tendono a identificare il primo la sostanza eccitante che caratterizza il tè, mentre il secondo quella del caffè. Probabilmente, ciò che è poco o per niente noto, è che sono identiche. Teina e caffeina hanno la stessa composizione chimica, essendo la medesima molecola chiamata in modi differenti, questo perché scoperta da scienziati in tempi diversi, che l’hanno battezzata con nomi altrettanto diversi.
Per prima è stata isolata la caffeina, all’inizio ‘800, dal chicco di caffè, mentre un paio di decenni più tardi è stata la volta della teina, dalle foglie del tè. A dimostrare che entrambe hanno la stessa formula è stato nel 1837 (o 1838) il chimico olandese Gerardus Johannes Mulder. Curiosità: anche la guaranina, presente nel guaranà, è la stessa molecola. La differenza di terminologia, quindi, deriva dalla pianta da cui si estrae.
La caffeina – nome con cui è riconosciuta in chimica la molecola di cui ci stiamo riferendo – non si trova solo nel caffè, nel tè o nel guaranà, ma anche in altri vegetali, come l’erba mate e il cacao. Si tratta di una sostanza alcaloide naturale che nelle piante svolge varie funzioni, tra cui quella di insetticida. Mentre l’uomo, una volta estratta dai semi, dalle foglie, dalle radici o dalla corteccia, ne ha fatto un uso curativo e farmacologico, dato che si attiva sul sistema nervoso principale in qualità di stimolante ed eccitante, con vantaggi dal punto di vista della ricettività e della concentrazione, ma che può causare dipendenza.
La vera differenza tra teina e caffeina deriva proprio dagli effetti che queste provocano nell’organismo: il caffè è più eccitante (aroma compreso), mentre il tè lo è di meno, perché a cambiare è la quantità e la concentrazione del principio attivo all’interno delle due bevande. Vediamo come.
Un mito da sfatare? Quello delle bevande deteinate o decaffeinate. Questa classificazione non indica l’assenza completa di caffeina, ma che le percentuali devono essere molto basse: per legge non superiori allo 0,1%. Non esistono quindi alimenti che ne sono completamente privi.