Il rapporto Ismea 2024 disegna un quadro abbastanza tragico della situazione con un ulteriore aumento dell'8,1% rispetto all'anno precedente (già di per sé tragico). La cosa triste è che contestualmente aumentano anche i ricavi della gdo: gli italiani stanno quindi spendendo più soldi e acquistando meno prodotti.
Non che servisse un rapporto perché ce ne accorgiamo benissimo da soli ma ora è anche ufficiale: il 2024 è stato un anno tremendo per le famiglie italiane con un aumento della spesa dell'8,1% rispetto al 2023 (che era già stato più caro del 2022, che era già stato più caro del 2021 etc). Il rapporto Ismea 2024 dipinge un quadro complesso e articolato dei consumi alimentari delle famiglie italiane, in cui gli aumenti dei prezzi giocano un ruolo centrale. La spesa per i consumi alimentari domestici ha registrato un aumento significativo ma questo incremento monetario non corrisponde a una crescita dei volumi: il carrello della spesa si è alleggerito, indicando che i consumatori acquistano meno ma spendono di più. Questo fenomeno riflette la pressione inflazionistica che ha colpito vari comparti del mercato alimentare.
L'inflazione e gli stipendi troppo bassi sono il vero problema dell'economia italiana, non c'è dubbio. Il potere d'acquisto è ormai risicato al minimo e le persone sono allo stremo anche perché i fatturati delle aziende continuano ad aumentare. Prendiamo ad esempio i canali di distribuzione alimentare: il supermercato si conferma leader, con il 40% di quota di mercato e una crescita del fatturato del 9,5%. I discount, già noti per il loro appeal economico, mostrano una crescita simile, con un +9,3%. Anche gli ipermercati, che negli ultimi anni hanno vissuto una fase di difficoltà, stanno registrando una discreta ripresa (+7,8%). Sorprende positivamente il "libero servizio" (tutti quei minimarket di quartiere, solitamente a trazione familiare), un canale più tradizionale che ha visto un aumento del fatturato del 9,1%, mantenendo stabili i volumi. Piccolo passo indietro, perché la differenza tra un supermarket e un discount è abbastanza chiara ma con l'ipermercato parliamo semplicemente di un negozio molto più grande che ha vasta gamma di prodotti alimentari e non alimentari (praticamente, quelli dei centri commerciali); il supermercato ha invece un assortimento legato su prodotti alimentari e non ma di uso quotidiano.
L'atteggiamento delle famiglie verso l’aumento dei prezzi è variabile e legato alle loro condizioni socioeconomiche. Le coppie e i single over 55, nonostante un aumento medio della spesa del 13%, mantengono volumi di acquisto superiori rispetto agli anni precedenti. Al contrario, le famiglie con figli adolescenti mostrano maggiore cautela, riducendo i volumi ma mantenendo una spesa complessiva superiore del 2,8% rispetto a un anno fa.
Gli aumenti di spesa si riflettono in tutti i comparti alimentari, con alcune categorie che emergono in modo particolare. Le uova segnano un incremento del 14,1%, seguite dal latte e dai suoi derivati (+11,7%) e dai prodotti a base di cereali (+11,7%). Anche le carni vedono un aumento del 6,7%, mentre tra i prodotti confezionati cresce il peso del "private label": secondo un'indagine NielsenIQ, a dicembre 2023 oltre il 33% dei prodotti di Largo Consumo Confezionato apparteneva ai marchi della distribuzione. Gli aumenti principali sono così divisi:
Questi dati mostrano come le famiglie italiane abbiano modificato le loro abitudini d’acquisto in risposta alle pressioni economiche. L’aumento della quota di prodotti a marchio della distribuzione e il rallentamento di alcuni volumi indicano una ricerca di equilibrio tra qualità e risparmio. Allo stesso tempo, alcuni segmenti come il riso o i prodotti per la colazione dimostrano una resilienza sorprendente, confermando la centralità di determinate categorie nella dieta italiana.