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9 Dicembre 2024 10:26

Di quanto è aumentata la spesa al supermercato nel 2024: in cima latte, riso e uova

Il rapporto Ismea 2024 disegna un quadro abbastanza tragico della situazione con un ulteriore aumento dell'8,1% rispetto all'anno precedente (già di per sé tragico). La cosa triste è che contestualmente aumentano anche i ricavi della gdo: gli italiani stanno quindi spendendo più soldi e acquistando meno prodotti.

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Non che servisse un rapporto perché ce ne accorgiamo benissimo da soli ma ora è anche ufficiale: il 2024 è stato un anno tremendo per le famiglie italiane con un aumento della spesa dell'8,1% rispetto al 2023 (che era già stato più caro del 2022, che era già stato più caro del 2021 etc). Il rapporto Ismea 2024 dipinge un quadro complesso e articolato dei consumi alimentari delle famiglie italiane, in cui gli aumenti dei prezzi giocano un ruolo centrale. La spesa per i consumi alimentari domestici ha registrato un aumento significativo ma questo incremento monetario non corrisponde a una crescita dei volumi: il carrello della spesa si è alleggerito, indicando che i consumatori acquistano meno ma spendono di più. Questo fenomeno riflette la pressione inflazionistica che ha colpito vari comparti del mercato alimentare.

Le famiglie alle prese con una crisi che non accenna a cessare

L'inflazione e gli stipendi troppo bassi sono il vero problema dell'economia italiana, non c'è dubbio. Il potere d'acquisto è ormai risicato al minimo e le persone sono allo stremo anche perché i fatturati delle aziende continuano ad aumentare. Prendiamo ad esempio i canali di distribuzione alimentare: il supermercato si conferma leader, con il 40% di quota di mercato e una crescita del fatturato del 9,5%. I discount, già noti per il loro appeal economico, mostrano una crescita simile, con un +9,3%. Anche gli ipermercati, che negli ultimi anni hanno vissuto una fase di difficoltà, stanno registrando una discreta ripresa (+7,8%). Sorprende positivamente il "libero servizio" (tutti quei minimarket di quartiere, solitamente a trazione familiare), un canale più tradizionale che ha visto un aumento del fatturato del 9,1%, mantenendo stabili i volumi. Piccolo passo indietro, perché la differenza tra un supermarket e un discount è abbastanza chiara ma con l'ipermercato parliamo semplicemente di un negozio molto più grande che ha vasta gamma di prodotti alimentari e non alimentari (praticamente, quelli dei centri commerciali); il supermercato ha invece un assortimento legato su prodotti alimentari e non ma di uso quotidiano.

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L'atteggiamento delle famiglie verso l’aumento dei prezzi è variabile e legato alle loro condizioni socioeconomiche. Le coppie e i single over 55, nonostante un aumento medio della spesa del 13%, mantengono volumi di acquisto superiori rispetto agli anni precedenti. Al contrario, le famiglie con figli adolescenti mostrano maggiore cautela, riducendo i volumi ma mantenendo una spesa complessiva superiore del 2,8% rispetto a un anno fa.

Gli aumenti di spesa si riflettono in tutti i comparti alimentari, con alcune categorie che emergono in modo particolare. Le uova segnano un incremento del 14,1%, seguite dal latte e dai suoi derivati (+11,7%) e dai prodotti a base di cereali (+11,7%). Anche le carni vedono un aumento del 6,7%, mentre tra i prodotti confezionati cresce il peso del "private label": secondo un'indagine NielsenIQ, a dicembre 2023 oltre il 33% dei prodotti di Largo Consumo Confezionato apparteneva ai marchi della distribuzione. Gli aumenti principali sono così divisi:

  • Derivati dei cereali: tra i cereali, il riso domina con un aumento della spesa del 20,9%, seguito dai prodotti per la colazione (+15,6%) e dal pane e sostituti (+13,9%). La pasta secca registra un incremento più contenuto del 7,5%, con volumi stabili rispetto al 2022. Le farine, invece, mostrano una crescita più modesta (+4,5%) con una flessione dei volumi dell’1,7%.
  • Prodotti proteici di origine animale: il comparto lattiero-caseario è trainato dal latte UHT (+14,9%) e dai formaggi, con aumenti compresi tra il 12% e il 13%. Anche le carni registrano incrementi significativi, soprattutto quelle avicole, che vedono una crescita dei volumi del 5,3% e della spesa del 7,4%. Tuttavia, le carni bovine e suine mostrano volumi più statici o in lieve flessione.
  • Ortofrutticoli: la spesa per gli ortaggi cresce dell'8,8%, grazie soprattutto ai rincari delle patate e dei prodotti trasformati a base di pomodoro. Tuttavia, l’aumento rimane inferiore alla media per il comparto.
  • Oli vegetali: l’olio extravergine di oliva vede un'impennata dei prezzi (+32%), che ha portato a una contrazione dei volumi del 11,7%. In controtendenza, l’olio di semi registra prezzi in calo e volumi stabili.

Questi dati mostrano come le famiglie italiane abbiano modificato le loro abitudini d’acquisto in risposta alle pressioni economiche. L’aumento della quota di prodotti a marchio della distribuzione e il rallentamento di alcuni volumi indicano una ricerca di equilibrio tra qualità e risparmio. Allo stesso tempo, alcuni segmenti come il riso o i prodotti per la colazione dimostrano una resilienza sorprendente, confermando la centralità di determinate categorie nella dieta italiana.

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