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10 Febbraio 2022 11:00

“Dàme ‘n’ ombra de vin”, la curiosa espressione veneziana legata al campanile di San Marco

La curiosa espressione veneziana per chiedere un bicchiere di vino è strettamente legata ai campanili di Piazza San Marco ma le ipotesi sono tante e tutte suggestive.

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Se un veneto vi dice "dàme ‘n' ombra" non vi sta dicendo di dargli qualcosa di losco, anzi, vi sta chiedendo un bicchiere di vino. I modi di dire italiani legati alla cucina sono molteplici ma "l'ombra di vino" veneziana è tra le espressioni più curiose che ci siano nella nostra nazione, e anche tra quelle su cui è più difficile far luce. La cultura del cicchetto, dell'aperitivo, del vivere insieme una piazza è tipica della città di Venezia, la Serenissima che tanto ha dato alla gastronomia italiana grazie alla sua storia e alla privilegiata posizione geografica. Se oggi in Italia abbiamo una varietà vegetale e di spezie così importante lo dobbiamo alla nostra posizione geografica e agli scambi commerciali avvenuti in particolare fra Venezia e l'Oriente tra l'anno 1000 e il 1800. Andiamo a scoprire nel dettaglio gli albori dell'ombra de vin veneziana e perché si dice così.

Un'espressione, tante storie diverse

A Venezia ognuno ha una propria versione sulla storia di questo modo di dire, sulle origini "dell'ombra" e questo rende il risalire agli albori della vicenda un esercizio abbastanza difficile, forse impossibile. Le spiegazioni variano da enoteca a enoteca: i bar storici veneziani sono tantissimi e tutti hanno la personale versione della vicenda. Per qualcuno l'espressione ha un significato molto semplice ma per altri non è affatto così:

  • Tra le spiegazioni più probabili c'è quella che vede "l'ombra di vino" effettivamente come un'ombra. Nei bar veneziani hanno sempre trovato un rifugio felice tantissimi pittori: qualcuno si sarebbe divertito a ricalcare su un tavolino l'ombra fatta dal bicchiere pieno di vino. Non è detto sia andata così ma secondo molti potrebbe essere proprio questa la spiegazione al modo di dire;
  • due delle ipotesi sono invece "offensive" per il vino: in una l'ombra rappresenterebbe il potere del vino di offuscare la vista e quindi di "creare" un'ombra davanti agli occhi; nell'altra il riferimento è al periodo in cui il vino era considerato volgare e disdicevole e quindi vedrebbe questo proverbio come una sorta di codice per richiedere una bevuta senza essere giudicati dagli impiccioni;
  • altra ipotesi riguarda una sorta di migrazione: nella seconda metà dell'Ottocento in Italia è arrivata la fillossera, un insetto dell'emisfero boreale che ha distrutto la maggior parte dei vigneti. Le cantine del Nord non hanno abbastanza scorte e così cominciano a importare vini dal Sud, dalla Puglia in particolare. "L'ombra" sarebbe quella proiettata sul tavolo dai duri vini meridionali, quindi chiedere "l'ombra" portava a una categoria ben precisa di bevuta;
  • l'ultima ipotesi è quella che raccontano tutti i veneziani, quella più affascinante, divertente, piacevole. Secondo questa storia "l'ombra de vin" sarebbe nientemeno che l'ombra del campanile di San Marco proiettata sulla piazza: il detto andrebbe visto come la ricerca dell'ombra necessaria a godersi un bicchiere di vino con gli amici. Secondo le versioni più fantasiose, le mescite di vino delle osterie/bancarelle che animano Piazza San Marco avrebbero seguito proprio l'ombra dei campanili durante la giornata e che "andiamo a bere qualcosa" sarebbe stato sostituito proprio da "andiamo a prendere un po' di ombra" e poi da "dàme ‘n' ombra". Questa ipotesi è la più probabile perché effettivamente le osterie veneziane che servono all'aperto sistemano i tavolini proprio all'ombra dei campanili.
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