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8 Febbraio 2025 11:00

Dalle frictilia dell’antica Roma a Margherita di Savoia: la storia delle chiacchiere di Carnevale

Il periodo di Carnevale vuol dire dolci, ma soprattutto vuol dire chiacchiere: sono i dolci simbolo della festa più colorata d’Italia, golosissime sfoglie di pasta fritte nell'olio bollente e ricoperte di zucchero a velo. Ma lo sai che le prime chiacchiere sono state inventate dai Romani? Ecco la storia dell’iconico dolce.

A cura di Martina De Angelis
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Le chiamiamo chiacchiere, ma potremmo elencare decine e decine di altri nomi per indentificarle: i dolci più iconici del Carnevale sono talmente diffusi che ogni regione ha il suo personalissimo modo di chiamarli (a volte varia anche da una città all’altra!) e la sua variante per prepararli. Ma tutte, non importa come le chiami o quale ricetta segui per cucinarle, hanno un’origine comune che risale all’Antica Roma. E poi, ti sei mai chiesto perché il nome più diffuso è proprio “chiacchiere”? Ti raccontiamo tutto quello che si sa sulla storia e le origini dei dolci più amati del Carnevale italiano, tra fotni storiche e leggende affascinanti.

In principio c’erano le “frictilia”: le origini romane delle chiacchiere

Come per tantissime ricette e tradizioni che caratterizzano la nostra cultura gastronomica, anche l’origine delle chiacchiere può essere rintracciata in un’usanza dell’antica Roma relativa alla festa dei Saturnali, una celebrazione molto simile al nostro Carnevale. Era infatti un’occasione in cui i canoni sociali venivano ribaltati, celebrata con banchetti e feste popolari in cui non mancavano mai le frictilia, dolci fritti nel grasso di maiale e distribuiti alla folla fra le strade della città.

Come sappiamo che erano le antenate delle chiacchiere moderne? Tutto merito del romano Marco Gavio Apicio che, nel suo ricettario De re coquinaria del I secolo d.C., parla delle frictilia e le descrive come “frittelle a base di uova e farina di farro tagliate a bocconcini, fritte nello strutto e poi tuffate nel miele”. Con il tempo l’olio ha sostituito lo strutto, ma è evidente che i dolci romani abbiano molto in comune con quelli che gustiamo noi oggi.

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Storia moderna delle chiacchiere tra realtà e leggenda

Della storia moderna delle chiacchiere si conosce di meno: è probabile che nel passaggio all’epoca medioevale e all’imposizione del cristianesimo sia rimasta la tradizione dei dolci che oggi chiamiamo chiacchiere, variando leggermente nella ricetta. Sembra che le frittelle venissero comunque preparate in grandissima quantità e distribuite nelle feste di strada che precedevano la Quaresima, ovvero le “feste dei folli” antenate del nostro Carnevale.

La prima ricetta ufficiale dell’epoca moderna risale al Rinascimento ed è riportata ne La singolare dottrina, l’enciclopedia gastronomica del 1560, scritta del fiorentino Domenico Romoli detto Panonto. Qui le chiacchiere sono chiamate frappe (termine ancora oggi usato nel Lazio per indicare i dolci) e sono descritti come dolci di Carnevale preparati con una sfoglia di farina, uova e zucchero da tagliare a pezzi, friggere nello strutto e cospargere di miele.

E il nome chiacchiere, allora, da dove è uscito fuori? La risposta a questa domanda si perde nella leggenda, di cui la più famosa è quella napoletana secondo cui non solo il nome, ma anche le chiacchiere stesse, almeno quelle che intendiamo oggi, siano nate alla corte della regina Margherita di Savoia, moglie di Umberto I e per mano di Raffaele Esposito. Sì, proprio gli stessi protagonisti di un’altra celebre leggenda di Napoli, l’invenzione della pizza margherita. In questo caso ci troviamo alla corte della regina che, in vena di intrattenersi con i suoi ospiti, chiese al suo cuoco di corte Raffaele Esposito un dolce che potesse allietare e accompagnare le loro "chiacchiere": ecco che quindi inventò le chiacchiere e gli diede questo nome in onore della richiesta della regina.

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La storia è molto affascinante, proprio come quella legata alla pizza margherita (ampiamente smentita nel corso degli anni), ma di questo si tratta: solo di una storia. In realtà non sappiamo nulla sull'origine del nome delle chiacchiere e anzi è probabile che il Raffaele Esposito delle leggende non sia nemmeno esistito ma rappresenti un archetipo del monzù partenopeo e che molte cose siano state "firmate" da quest'uomo dal cognome così diffuso a Napoli.

Quello che è certo però è che l’antico dolce romano si è imposto nella tradizione culinaria italiana resistendo al passare del tempo e che si è diffuso così tanto da assumere un nome diverso in base alla regione e alla città in cui ci si trova. Qualche esempio? In Piemonte e Liguria si chiamano bugie, nel Lazio frappe, a Bologna sfrappole, in Veneto galani e in Sardegna “is meraviglias”.

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