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10 Aprile 2025 9:00

Dalla cuddura siciliana al babka polacco: il pane benedetto di Pasqua

Un rito che unisce fede e tradizione, quello del pane pasquale. Dalle benedizioni nelle chiese ai gesti simbolici tramandati nel tempo, ecco quali sono i pani benedetti più celebri.

A cura di Monica Face
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Il pane ha sempre avuto un valore che va oltre il semplice nutrimento. È un alimento carico di simboli, legato alla sfera del sacro e della comunità, presente in riti e credenze che attraversano il tempo. Anche durante le festività, il suo ruolo resta centrale, e nel periodo pasquale assume un’importanza ancora più grande.

In molte culture, questo periodo dell’anno è segnato dalla preparazione di pani speciali, ciascuno con il proprio valore simbolico. Ancora oggi, in diverse regioni d’Italia e d’Europa, il pane benedetto segue usanze tramandate da generazioni, dove si intrecciano ritualità religiosa, superstizioni popolari e credenze legate ai cicli della natura.

Un cibo sacro, tra fede e superstizione

Il pane non è mai stato considerato un alimento qualunque: nelle famiglie di un tempo, la sua preparazione era carica di significati simbolici e il rispetto per questo alimento era assoluto. Si diceva che non dovesse mai essere buttato via: se avanzava, veniva ridotto in briciole e sparso nei campi per garantire fertilità alla terra o dato agli animali per proteggerli dalle malattie. Ancora oggi, in alcune regioni d’Italia, esiste l’usanza di baciarlo prima di gettarne un pezzo che non può più essere mangiato. Questo gesto, nato dal rispetto per il pane come dono divino, è un retaggio di una cultura contadina in cui lo spreco del cibo era impensabile e ogni boccone aveva un valore quasi sacro.

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Nel tempo, al pane sono stati attribuiti anche poteri propiziatori e magici: il confine tra religione e superstizione è sempre stato labile, e molte usanze affondano le radici in un passato in cui il cristianesimo si sovrapponeva a culti più antichi legati alla fertilità e alla natura.

Si racconta che, nei giorni di tempesta, i contadini gettassero una briciola del pane benedetto nel fuoco o nell’acqua per proteggere la casa dai fulmini. In alcune zone rurali, un tozzo di pane benedetto veniva sciolto nell’acqua e dato ai bambini malati, con la speranza che potesse aiutarli a guarire. Questa sacralità del pane si riflette anche in racconti tramandati nel tempo: si narra di una donna che, distratta, impastò il pane senza lievito. Accortasi dell’errore, pregò Dio e, quando aprì il forno, trovò le pagnotte gonfie e dorate. Da allora si dice che chi impasta il pane con devozione non resterà mai senza cibo. D’altronde, certe tradizioni nascevano anche dal bisogno di sentirsi al sicuro.

Cuddura cull'ova

Pane di Pasqua: tra leggende e antiche tradizioni

Se il pane è sempre stato avvolto da un’aura di sacralità, durante la Pasqua assume un significato ancora più profondo. In molte comunità cristiane, la tradizione vuole che venga benedetto durante le celebrazioni del Sabato Santo o della Domenica di Pasqua. Questo rito, ancora oggi praticato in alcune zone d’Italia e dell’Europa orientale, nasce dalla convinzione che un pane consacrato possa proteggere la casa e chi lo mangia. In passato, le famiglie conservavano un pezzo di questo pane per tutto l’anno, certi che potesse tenere lontane le malattie, i fulmini e le calamità naturali.

Nel Nord Italia, altre tradizioni legavano il pane pasquale alla protezione e alla fede. In Veneto e in Emilia-Romagna, prima di infornarlo, si incideva una croce sull’impasto per allontanare le influenze negative.

Come già accennato, in molte famiglie era considerato una protezione per la casa. Si diceva che quello preparato il Venerdì Santo non ammuffisse mai e che conservarne un pezzo potesse allontanare il pericolo di incendi. Sempre al settentrione, si preparava il pane di ramoscello, impastato con rami di ulivo e portato in chiesa la Domenica delle Palme, in segno di protezione e devozione.

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Se al Nord il pane pasquale era soprattutto un simbolo di protezione e fede, al Sud assumeva anche un valore legato alla famiglia e ai legami affettivi. Il pane intrecciato con uova sode incastonate, conosciuto con nomi diversi a seconda della regione – cuddura in Sicilia, pani cu l’ova in Calabria – era un dono di buon auspicio. Le madri lo preparavano per i figli come segno di protezione, mentre i fidanzati lo regalavano alle future spose. Il numero di uova nell’impasto non era casuale: spesso rappresentava un augurio di fertilità e prosperità per la futura famiglia. L’intreccio dell’impasto simboleggiava il legame familiare, mentre l’uovo rappresentava la vita e la rinascita.

Al di fuori dell’Italia, il pane pasquale ha assunto significati simili, ma con varianti locali affascinanti. In Grecia, la tsoureki, una treccia dolce decorata con uova rosse, richiama il sacrificio e la resurrezione di Cristo. In Polonia e Ungheria, il babka, un pane soffice e dorato, era considerato un dono di buon auspicio per le giovani spose. Sempre in queste regioni dell’Est Europa, si diceva che il primo pezzo di pane pasquale dovesse essere offerto a un viandante o a un povero: chi lo faceva avrebbe ricevuto benedizioni per tutto l’anno, mentre chi lo rifiutava rischiava di attirare la sfortuna sulla propria casa.

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Tsoureki, il pane pasquale greco

Tradizioni che resistono nel tempo

Se un tempo il pane pasquale era considerato sacro e la sua preparazione un vero e proprio rituale, oggi molte di queste credenze si sono affievolite, lasciando spazio alla convivialità e al desiderio di mantenere vive le tradizioni familiari. Alcuni gesti, come incidere la croce sull’impasto o conservare un pezzo di pane benedetto per tutto l’anno, sono meno diffusi, ma la consuetudine di prepararlo insieme e di offrirlo come dono pasquale è ancora forte.

La benedizione del pane in chiesa, pur meno praticata rispetto al passato, è una tradizione che resiste in alcune comunità. In molte famiglie, il Sabato Santo si porta in chiesa un cesto con pane, uova e altri cibi, che poi vengono condivisi durante il pranzo di Pasqua come segno di benedizione. Anche l’antica usanza di lasciare un pezzo di pane benedetto accanto a una candela accesa nella notte di Pasqua, un gesto simbolico per ricordare i defunti, è ancora presente in alcune zone del Sud Italia.

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Babka, il pane pasquale polacco

Ancora oggi, il pane pasquale continua a essere preparato e condiviso, magari con meno ritualità rispetto al passato, ma con lo stesso valore simbolico. Forse non molti credono che possa proteggere dalle tempeste o dalle sventure, ma avere il pane significa poter mangiare, sfamare la propria famiglia, non restare senza. E in fondo, non è anche questo una forma di benedizione?

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