Per far fronte al problema delle specie aliene nel Mar Mediterraneo proviamo a mangiarle: ecco il ricettario realizzato da Confcooperative-Fedagripesca, con il Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste e i biologi della cooperativa Euroacque.
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Oltre mille specie aliene sono presenti oggi nel Mar Mediterraneo, un dato che è destinato ad aumentare: tra 30 anni 1 specie ittica su 3 potrebbe essere straniera. A dirlo sono le stime di Confcooperative-Fedagripesca, che ha realizzato, con il contributo del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, oltre alla collaborazione dei biologi della cooperativa Euroacque, il "Ricettario extraterrestre per cucine terrestri".
Il Mar Mediterraneo sta vivendo una significativa trasformazione a causa dell'introduzione di numerose specie aliene: si tratta di specie che, pur provenendo da altri mari e oceani, spesso si adattano rapidamente ai nuovi ambienti, competono con le specie native e alterano gli ecosistemi. Parliamo di specie che in alcuni casi sono già conosciute, come il granchio blu, in altri meno, come il granchio corridore, il pesce palla maculato, il pesce scorpione, il pesce coniglio scuro, il pesce flauto, senza citare alghe e meduse. Le principali vie di introduzione delle specie aliene nel Mediterraneo sono il Canale di Suez, l'acquacoltura, con la fuga accidentale o intenzionale dagli allevamenti ittici, il trasporto marittimo, i canali e opere costiere, che modificano gli habitat e facilitano la dispersione delle specie.
Cosa fare per rispondere, da consumatori, al problema? Mangiarle. "Crediamo che il contenimento di specie aliene più o meno invasive passi anche dal consumo e da una giusta informazione – ha spiegato Paolo Tiozzo vicepresidente Confcooperative Fedagripesca – che aiuti i consumatori a capire cosa si sta acquistando e poi come esaltarlo in cucina. Un modo anche per valorizzare il lavoro dei pescatori che loro malgrado si trovano nelle reti sempre più spesso esemplari originari di altre latitudini".
Già successo con il granchio blu, che è stato inserito nei menu dei ristoranti ed è presente nei mercati, anche la diffusione delle altre specie potrebbero essere quantomeno contenuta grazie al consumo. Gli italiani, poi, sarebbero favorevoli a provare nuove specie: secondo un sondaggio dell'associazione 5 su 6 vorrebbero un'offerta più variegata di prodotti ittici, ma a frenare gli acquisti è proprio la mancanza di informazioni su come impiegare in cucina queste varietà sconosciute. Da qui l'idea di un ricettario che le valorizzi e le porti dentro le case dei consumatori: e chi lo dice che, fra una centinaio di anni, il granchio blu, non possa essere il protagonista di "ricette tradizionali italiane".